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Lula, via al terzo mandato in Brasile: subito manovra contro la povertà e incontro con Biden

Il primo dell’anno comincia in Brasile il terzo mandato presidenziale di Lula che vuole subito dare il segno del cambiamento con la lotta alla fame e alla povertà e la centralità del clima e dell’Amazzonia nella sua agenda

Lula, via al terzo mandato in Brasile: subito manovra contro la povertà e incontro con Biden

Lula torna in sella al Brasile, esattamente 20 anni dopo la prima volta. Il presidente, al terzo mandato, entra in carica il 1° gennaio, all’età di 77 anni: guida di nuovo una delle prime 12 economie al mondo (già stata tra le prime 8 per Pil), con diverse sfide cruciali da affrontare. Il Brasile esce a pezzi dall’esperienza Bolsonaro, soprattutto dal punto di vista dei rapporti internazionali: già a novembre, da presidente eletto ma non ancora in carica, Luis Inácio Lula da Silva, questo il suo nome completo, è stato protagonista alla COP27 di Sharm el-Sheikh, accolto quasi come una star dal consesso. Il messaggio lanciato era chiaro: i temi del clima e dell’Amazzonia saranno al centro dell’agenda, dopo che il suo predecessore li aveva ampiamente sacrificati, isolando il Paese dal dibattito internazionale.

Lula e Biden: il prossimo incontro a Washington

Sempre per questo motivo, ma non solo, uno dei primi viaggi previsti da Lula a gennaio è a Washington, dove andrà a trovare Joe Biden per parlare di ambiente ma anche di politiche migratorie. L’incontro è molto atteso, tra due presidenti non più giovanissimi ma la cui stretta di mano chiuderà la stagione del sodalizio Trump-Bolsonaro. Vent’anni fa il primo viaggio all’estero di Lula fu l’insediamento del presidente ecuadoregno Gutierrez, ma oggi l’ex presidente-sindacalista ha un altro status.

Lula al terzo mandato in Brasile: in primo piano l’economia e la lotta alla povertà

Uno status che gli consente ad esempio di affrontare l’altra grande sfida, quella dell’economia, col favore dei pronostici. La Borsa di San Paolo nel 2022 sta chiudendo in sostanziale pareggio rispetto a un anno fa, ma è proprio nelle settimane precedenti all’elezione di Lula, quando i mercati cavalcavano i sondaggi che lo davano per favorito, che ha vissuto il suo momento migliore, toccando i 120.000 punti. Dopodiché l’indice Bovespa ha di nuovo ceduto qualcosa, chiudendo l’anno poco sopra i 100.000. Il motivo che ha raffreddato i mercati è che Lula ha subito dichiarato che la priorità è la lotta alla fame (secondo la Mappa della Fao, la percentuale di popolazione che soffre cronicamente la fame è salita oltre il 4% nel 2021, crescendo più della media globale e toccando 15 milioni di persone), facendo intendere che non esiterà ad aumentare la spesa pubblica per finanziare e anzi rafforzare il programma di aiuti Auxilio Brasil, che tornerà a chiamarsi Bolsa Familia. Nell’ultima ipotesi di bilancio 2023, Bolsonaro aveva tagliato il sussidio da 600 a 400 reais, una cifra impensabile considerata l’inflazione (400 reais sono meno di 100 euro). Garantire i 600 reais mensili, come vuole fare il nuovo presidente, costa 52 miliardi di reais, quasi il 20% del valore totale della manovra.

Lula, il Bovespa e le- aspettative delle finanza

Proprio per questo i mercati hanno esultato, poco prima di Natale, quando Lula ha ottenuto che questa voce di spesa fosse estromessa dal deficit. Ma già da prima la comunità finanziaria aveva espresso aspettative positive per il 2023, scommettendo su un ritorno dell’indice Ibovespa oltre i 130.000 punti entro l’anno solare. A tenere d’occhio la Borsa brasiliana sono soprattutto i grandi investitori istituzionali, ad incominciare dagli Usa: la più ottimista è Bank of America, che prevede un indice Bovespa a 135.000 punti quest’anno, sulla stessa linea Jp Morgan, mentre più caute sono le analisi degli investitori locali, come Banco Inter e Genial Investimentos. L’esposizione del mercato brasiliano ai fondi stranieri è cresciuta parecchio nel 2022, con un saldo positivo di 110 miliardi di reais, pari a oltre 20 miliardi di euro. Le analisi più ottimistiche puntano molto su una consistente riduzione della tassa Selic, la tassa sulla rendite finanziarie introdotta in Brasile nel 1978 per contenere l’iperinflazione e che oggi vale il 13,75%, applicata su titoli del Tesoro, libretti di risparmio e investimenti a rendimento fisso. BofA prevede che questa tassa scenda addirittura di oltre 3 punti intorno al 10%, il che significherebbe tassi d’interesse più bassi, maggior accesso al credito ma anche aumento dell’inflazione.

Lula al terzo mandato: stop alle privatizzazioni di Bolsonaro

Nel mirino del mercato globale non c’è solo la finanza, ma anche la politica industriale del Brasile. Bolsonaro aveva dato il via ad una serie di maxi privatizzazioni, spesso a vantaggio di grandi gruppi cinesi (come già scritto su FIRSTonline). Queste operazioni, alcune in settori molto strategici, avrebbero alleggerito i conti pubblici dagli oneri dei debiti, delle eventuali ricapitalizzazioni e dalla remunerazione dei dipendenti, che solo quest’ultima stando al bilancio 2021 pesa per 21 miliardi di reais (circa 4 miliardi di euro).

Lula ha già fatto intendere che tutto verrà fermato o quanto meno rivalutato, soprattutto le due operazioni più grosse: la privatizzazione delle Poste (Correios) e del porto di Santos, il maggior sbocco commerciale del Paese, per il quale Bolsonaro aveva lanciato un’asta per 30 miliardi di reais di investimenti. Rinunciare a questi soldi potrebbe essere per Lula non solo un problema di conti pubblici ma anche di rapporti internazionali: il Brasile nel 2021 è stato il Paese nel mondo che più ha beneficiato di investimenti dalla Cina, quasi 6 miliardi di dollari per acquisire società o finanziare progetti in tutti i settori, dal petrolio al fintech, dalle infrastrutture alle automobili. Il presidente rieletto non potrà non tenerne conto.

Lula prende un Brasile diviso e le grane interne non mancano

Infine, a Lula non mancano le grane interne. Il tessuto sociale è interamente da ricostruire, intossicato da quattro anni di presidenza Bolsonaro, le cui scorie sono ancora ben presenti, visto che il risultato elettorale è stato di fatto un pareggio: oltre il 49% dei brasiliani voleva ridare fiducia al presidente uscente e ancora in questi giorni fatica a farsene una ragione. Ancora a dicembre si sono registrati scontri e tumulti, per motivi sempre pretestuosi. Per non parlare di quelli che, in aperta polemica col resto del Paese, hanno tifato contro il Brasile agli ultimi Mondiali di calcio.

Tuttavia Lula deve guardarsi anche dal fuoco amico: la presenza di donne e soprattutto delle minoranze nel nuovo governo è considerata da molti insufficiente. Soprattutto non sembra abbastanza rappresentato l’elettorato nero, che pure è stato decisivo per l’elezione dell’ex leader sindacalista. E’ vero che è stato re-istituito il Ministero per l’Uguaglianza Razziale (Igualidade Racial), ma l’impostazione non convince. E sul fatto di re-istituire e creare nuovi ministeri, Lula si è fatto un po’ prendere la mano: saranno ben 37, come nel suo secondo mandato (il record è 39 con Dilma Rousseff), mentre con Bolsonaro erano scesi a 22.

1 thoughts on “Lula, via al terzo mandato in Brasile: subito manovra contro la povertà e incontro con Biden

  1. un’altro criminale fuori uscito dalla galera si unisce al tavolo di un vecchio criminale giunto al potere perche non vi c’era nessuno negli usa a sedersi su quel trono, biden lula e la pelosa, questo si che e un bel gruppo dirigente del nostro pianeta. Dimenticavo la nostra gallina ruspante, tanto generosa, (coi nostri soldi) verso un travestito drogato capo di uno stato (diciamo cosi) il piu corrotto del mondo, ormai quasi completamente distrutto, e gia pensano di contare i dividendi. Nel fratempo gli italiani non sanno come pagare le bollette, perche questa guerra fatta da gente che per noi ha il sangue verde, la paghiamo noi. Gli unici a guadagnarci sono gli americani. Basta pagare armi alla spectre.

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