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Lo spread fa paura: l’effetto Salvini costa caro all’Italia

Le aggressive sparate anti Ue del leader leghista e in particolare l’insofferenza verso il tetto del 3% del deficit accentuano la sfiducia dei mercati verso l’Italia – Tregua sull’auto nella guerra dei dazi ma Trump caccia Huawei – Brexit: verso un nuovo no al piano May

Lo spread fa paura: l’effetto Salvini costa caro all’Italia

Si abbassano i toni, ma la guerra commerciale prosegue. I mercati ne prendono atto e fanno rotta verso i titoli di Stato, con l’eccezione dei Btp, vittime delle convulsioni elettorali nostrane. La corsa ai mercati obbligazionari, in ossequio alla minor propensione al rischio, ha avuto l’effetto di spingere al ribasso i rendimenti di Bond e Bund. Il decennale Usa è sceso al 2,3715% ai minimi dal dicembre 1017. Il titolo a due anni, il più importante ai fini delle scelte della Fed, è caduto al 2,1534%. Stesso andamento in Europa: il rendimento del Bund decennale è scivolato a -0,1%, come non accadeva dal 2016. Preoccupa ancor più, in questa cornice, l’eccezione italiana, anche perché il malessere dei titoli dl Bel Paese non può esser attribuita solo alla turbolenza politica, bensì all’incertezza che domina le prospettive della finanza pubblica.

IN RIPRESA WALL STREET, SALE ANCHE LA CINA

In questa cornice i listini azionari vivono una precaria normalità, in attesa degli eventi. Gli Usa, dopo aver concesso ad Europa e Giappone una tregua di sei mesi sui dazi per l’auto, hanno lanciato un nuovo siluro in direzione di Pechino. Da oggi Huawei è entrata nella black list: le aziende Usa non potranno né comprare apparati del colosso delle tlc cinesi né vendergli componenti o i chip di Qualcomm. Intanto, dai dati del Tesoro emerge la conferma che la Cina da settembre è venditori netto di T bond. Non resta che navigare a vista, nella speranza di non incrociare nuovi iceberg.

Stamane sono in lieve ascesa le Borse della Cina (CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen +0,2%) e dell’India (BSE Sensex di Mumbai +0,2%), rallentano il Nikkei di Tokyo (-0,5%) ed il Kospi di Seul (-0,75%), nonostante Hiunday e Kia abbiano scongiurato i dazi Usa.

Si muovono poco anche le valute principali dell’area Asia Pacifico. Lo yuan cinese è da tre giorni a quota 6,87, segno che per il momento le grandi manovre sono ferme.

FRENANO I CONSUMI A PECHINO, RALLENTANO ANCHE GLI USA

Perdono colpi i consumi, che registrano la frenata più robusta dal 2003. Si cominciano così a vedere gli effetti della guerra commerciale che si fa sentire anche presso il rivale Usa: a sorpresa in aprile sono scese le vendite di auto e di altri beni mentre la prodizione industriale è scesa dello 0,5%.

In rialzo ieri i mercati Usa: Dow Jones +0,45%, S&P500 +0,58%, Nasdaq +1,13% grazie ai progressi di Alphabet e Facebook.

PETROLIO IN ASCESA NONOSTANTE L’AUMENTO DELLE SCORTE

Il petrolio Brent è in rialzo dello 0,5%, brent a 72,10 dollari il barile anche se negli Stati Uniti le scorte di greggio sono salite di 5,4 milioni di barili a quota 472 milioni, massimo dal settembre del 2017.

L’EUROPA ACCELERA, MILANO RESTA INDIETRO

Solo Piazza Affari non ha festeggiato con il segno più la notizia del rinvio di sei mesi dell’ultimatum Usa sulle auto europee, già fissato per il 18 maggio. Donald Trump ha così scelto di non aprire un altro fronte con Europa e Giappone, proprio mentre sale di tono il confronto con la Cina. A sollecitare la tregua è stato lo stesso capo dei negoziatori con la Cina, Robert Lighthizer, evidentemente preoccupato di mantenere alta la pressione su Pechino. 

Milano, in ribasso di un punto percentuale abbondante fino a un’ora dalla chiusura, ha archiviato la seduta a -0,14%, a quota 22.781. Il controvalore degli scambi è stato pari a 2,84 miliardi di euro, con un incremento di ben 488 milioni di euro (+20,79%).

Nel tardo pomeriggio una nota di Prometeia aggiornava il quadro previsivo sulla crescita, portando la stima sul 2019 da 0,1% a 0,2% ma quella sul 2020 da 0,7% a 0,6%.

STERLINA AI MINIMI, VERSO UN NUOVO NO AL PIANO MAY

Guida la ripresa Francoforte (+0,92%), il mercato più legato alle sorti dell’industria a quattro ruote. Daimler +2,5% da -1% in mattinata. Parigi +0,44%; Madrid +0,55%. Fuori dall’Eurozona Londra +0,8%, spinta dalla discesa della sterlina, ai minimi del 2019 a quota 1,2838 sul dollaro: i laburisti hanno detto che non voteranno a favore del piano sulla Brexit che Theresa May intende sottoporre al voto dei Comuni (per la quarta volta).

SALVINI SPINGE LO SPREAD VERSO QUOTA 300

Finale di seduta contrastato ma negativo per i Btp al termine di una sessione di perdite pesanti in cui lo spread rispetto al Bund è volato al nuovo record da oltre tre mesi.

Il clima è di forte nervosismo segnato da toni sempre più accesi da parte di Matteo Salvini che, alla ricerca di consenso, ha sposato la linea dura nel confronto con Bruxelles sui conti pubblici.

Ieri il leader leghista ha rilanciato dichiarazioni sempre più aggressive verso l’Unione europea che “affama un continente”.

Dopo una fiammata a 292 punti base, ai massimi dall’8 febbraio, il premio al rischio tra decennale italiano ed il Bund ha chiuso a 285 centesimi da 281 ieri sera in chiusura. Il tasso del decennale agosto 2029 è indicato in chiusura a 2,75% dopo una punta a 2,808%, contro 2,74% della vigilia.

Il Bund tedesco a dieci anni si porta a -0,12%, livello mai visto dall’ottobre del 2016. 

TRIA: I NOSTRI OBIETTIVI NON SONO CAMBIATI

Il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha definito il nervosismo dei mercati “ingiustificato ma comprensibile” alla vigilia del voto europeo, ma assicura che gli obiettivi di finanza pubblica del governo restano quelli “proposti dal governo stesso e approvati dal parlamento con il Documento di economia e finanza. Il governo è al lavoro perché questi obiettivi siano raggiunti nel quadro di una politica di sostegno alla crescita e all’occupazione.”

Bloomberg riporta che anche Sergio Mattarella è preoccupato, il presidente della Repubblica vede a rischio i conti pubblici, soprattutto teme non sarà possibile trovare un’intesa sulla prossima legge di Bilancio.

IN BORSA BRILLANO FERRAGAMO, L’AUTO E STM

Vola nel mercato azionario Salvatore Ferragamo (+9%), tornata a rivedere la crescita, a livello di ricavi, dopo un lungo periodo di stagnazione. Sul titolo sia Kepler Cheuvreux che Société Générale hanno alzato il rating a hold. 

Tutto il settore Automotive europeo ha invertito la tendenza ribassista dopo la decisione di Trump: il comparto chiude a +2%.

Fiat Chrysler (+1,50%) ha immediatamente girato in rialzo di oltre un punto passando da un minimo di 12,61 euro a 13,10 euro. Pirelli +2%.

Sale Stm (+3%) sull’onda dell’incontro con gli analisti della vigilia. Kepler Cheuvreux e Oddo BHF (target a 22 euro da 20) hanno alzato il giudizio a Buy.

ITALGAS AL MASSIMO STORICO, BANCHE SOTTO PRESSIONE

In terreno positivo A2A (+2%), che ha chiuso il trimestre con profitti netti pari a 104 milioni, in flessione rispetto al dato dello scorso anno (173 milioni), ma 10 milioni sopra le stime del trimestre. 

Snam -1%. Leggermente meglio del previsto il risultato netto, a 283 milioni di euro, meglio del previsto grazie al contributo delle partecipazioni. Il titolo tratta a premio del 13% sull’indicatore EV/RAB. 

Italgas +0,3%, nuovo massimo storico. Banca Akros ha alzato il target price a 5,4 euro da 5,2, confermando a neutral il rating, dopo i positivi risultati trimestrali.

Unicredit (-1%) ha diffuso un comunicato di smentita, su richiesta Consob, su una presunta offerta su Commerzbank. Deboli il settore sotto la pressione dello spread. Ubi Banca -2%, Intesa Sanpaolo -1%.

I CONTI PREMIANO DATALOGIC E GIMA

Giornata dominata dalle trimestrali anche fuori dal paniere principale.

Vola Datalogic (+6%). La società dei lettori ottici chiude il primo trimestre con 115 milioni di euro (+1%) e utile in rialzo del 12%, meglio delle attese. Banca Akros alza il giudizio da hold a buy, prezzo obiettivo confermato a 25 euro.

Gima TT +5% all’indomani della pubblicazione dei risultati del trimestre.

Mediaset (+2,2%) chiude il primo trimestre con 12 milioni di euro di utile operativo, in forte miglioramento dalla perdita di 35 milioni di un anno prima. \lsdl

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