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Libra è davvero l’oro di Facebook?

Ecco l’opinione dell’autore del libro “Libra,l’oro di Facebook. Come la valute cambieranno la nostra vita” edito da Guerini e goWare

Libra è davvero l’oro di Facebook?

In Zuck we trust? 

Con l’audizione di Mark Zuckerberg davanti alla Commissione per l’energia e il commercio del Senato degli Stati Uniti, il progetto Libra è tornato sotto i riflettori dell’opinione pubblica. Riuscire a instaurare un buon rapporto con le istituzioni è oggi vitale per Facebook, perché il successo di Libra non può prescindere dal sostegno o dalla neutralità dei regolatori che hanno in mano la politica monetaria a livello nazionale e internazionale. 

Il giovane Mark ha superato piuttosto bene la prova dei senatori che l’hanno torchiato su tutte le questioni spinose relative all’attività di Facebook. 

Ma sul progetto Libra, la domanda che incombe è veramente esistenziale: “Ci possiamo fidare di Mark Elliot Zuckerberg?”. Ci possiamo fidare, tanto da aprirgli le porte di un aspetto così vitale, strategico e di interesse generale come quello della moneta? 

I regolatori e le banche centrali hanno già fornito una prima e forse frettolosa risposta a questo interrogativo. Allora sorge un nuovo interrogativo sui regolatori stessi. Questo: “La difesa dello status quo è una risposta soddisfacente ai cambiamenti che vengono dalla società civile e va nella direzione dell’interesse generale?”. 

Abbiamo rivolto questi interrogativi a Nicola Attico, autore del volume di recente pubblicazione, Libra, l’oro di Facebook. Come le valute cambieranno la nostra vita (edito da Guerini e in ebook in coedizione con goWare). Nel 2018 Attico ha pubblicato, con GueriniNext, anche un saggio sulla Blockchain, Blockchain. Guida all’ecosistema (disponibile anche in ebook). 

Ecco, qui di seguito, l’opinione di Attico al riguardo. Buona lettura! 

Una breve storia di Libra 

Libra è la nuova moneta digitale di Facebook, basata sull’omonima blockchain. È stata annunciata a giugno 2019 da parte di uno schieramento iniziale di 28 organizzazioni, tra le quali Calibra, un’azienda del gruppo Facebook capitanata da David Marcus, e fortemente sponsorizzata da Mark Zuckerberg. 

In particolare Libra è uno stable coin, ovvero una valuta supportata da asset tradizionali fiat come dollaro, euro, sterlina, yen, progettata per mantenere — a differenze di Bitcoin e molte altre criptovalute — un valore stabile nel tempo. 

L’annuncio è stato seguito da una sequenza di reazioni a livello globale da parte delle banche centrali, e talvolta anche dei capi di stato, volte a mettere in evidenza la supremazia delle valute nazionali e i molteplici rischi che Libra comporta per il sistema finanziario. 

L’11 ottobre 2019, a seguito dell’udienza di Marcus davanti al Senato e pochi giorni prima della nomina del consiglio di amministrazione dell’Associazione, è stato il “venerdì nero” di Libra. Preannunciato dal disingaggio di PayPal, in vista della formalizzazione dell’ingaggio nel progetto, ha visto la dipartita di Visa, Mastercard, Stripe, Ebay, MercadoPago ed è stato seguito la settimana successiva da Booking.com. 

Martedì 15 ottobre, a valle della bufera — e pochi giorni prima di un’ulteriore udienza di Zuckerberg al Congresso — la Libra Association, di diritto svizzero, ha nominato il consiglio di amministrazione tra i rimanenti 21 membri membri fondatori. Si è trattato di una transizione molto critica, tuttavia necessaria per dare all’Associazione una forma più vera e stabile, sulla base della quale dare vita al progetto e iniziare ad imbarcare nuove aziende. 

Il ruolo dei regolatori 

Qual è il motivo che sta dietro a queste defezioni? Perché avvengono principalmente nel settore finanziario? Il motivo è ovviamente legato alle reazioni dei regolatori, tra cui le banche centrali di molti Stati nel mondo, e alla minaccia implicita di “ritorsioni normative” verso le aziende che ne fanno parte. 

Le preoccupazioni dei regolatori riguardano le leggi antiriciclaggio e la stabilità finanziaria. Se però queste fossero le effettive motivazioni, tutto indirizzerebbe verso un approccio più graduale, in cui l’adozione della tecnologia possa essere progressivamente sviluppata, rilasciata e analizzata.

Per esempio, i processi antiriciclaggio sono ancora oggi estremamente inefficaci, basati sulle segnalazioni delle banche e il controllo manuale dei dati. Si stima che intercettino una frazione relativamente piccola degli illeciti. La blockchain in genere, e Libra nello specifico, invece di ridurre potrebbe migliorare la visibilità sulle transazioni, più facilmente investigabili, anche da parte di algoritmi. 

È invece lecito affermare che la preoccupazione sostanziale dei regolatori, sotto l’influenza politica degli Stati, sia quella di proteggere uno status quo. Di questo sono in controllo, rispetto ad una evoluzione della quale però non sono altrettanto in grado di controllare il percorso. Protezione, o forse dovremmo dire protezionismo, verso un sistema finanziario tradizionale sempre più restio all’innovazione, che spesso la subisce piuttosto che promuoverla. 

Ulteriormente, il panorama dei regolatori è estremamente frastagliato, geograficamente nazionalizzato, talvolta collusivo con i governi preoccupati della propria sovranità e autorità piuttosto che del miglioramente oggettivo dei servizi ai cittadini. 

I regolatori stanno effettivamente agendo nell’interesse della collettività? 

Anche senza avere nessuna particolare simpatia per Facebook (e chi più ne ha?) si può considerare il modo di ragionare e di intervenire sui mercati dei regolatori — oltre che sempre più antiquato — sostanzialmente sbagliato dal punto di vista del benessere comune. 

È veramente questo il modo con cui pensiamo abbia senso governare l’innovazione su scala globale? A chi giovano i veto dei regolatori? Non sarebbe opportuno che i regolatori avessero un ruolo di guida dell’innovazione, piuttosto che di conservazione dello status quo? 

Facendo un’analogia, è come osteggiare in tutti i modi possibili le riforme necessarie per la riduzione del riscaldamento globale — scientificamente ormai riconosciuto. Perché tali riforme avrebbero un impatto sullo status quo del settore produttivo, per esempio quello industriale e automobilistico, portando alla perdita di posti di lavoro e a maggiore instabilità. 

La perdita dei posti di lavoro e l’instabilità comunque ci sarà, e contemporaneamente avremo perso opportunità di agire proattivamente sulla soluzione più efficace e razionale. Avremmo bloccato lo sviluppo per anni e perso l’opportunità di costruire nuove competenze e posti di lavoro. 

Sulla base di questa linea di ragionamento non si illuda chi appoggia Bitcoin e condanna Libra, il passo è piuttosto breve nel ritenere che tutti i progetti cripto siano illegittimi, soprattutto quelli totalmente decentralizzati come Bitcoin. 

Inoltre, molti casi hanno dimostrato che i progetti più decentralizzati abbiano una maggiore resistenza all’attacco diretto (grazie alle caratteristiche di rete aperta peer-to-peer, rispetto ai distributed ledger come Libra). L’attacco dei regolatori può facilmente rallentare in modo drastico l’adozione della tecnologia da parte degli utenti e il valore degli asset in questione. 

Urge un cambiamento di paradigma 

Nutriamo tutti rispetto per il ruolo dei regolatori, protesi a minimizzare i rischi per tutti noi e a minimizzare la deregolamentazione spregiudicata e il Far West delle grandi corporation. Tuttavia, è legittimo pensare che si possa fare di meglio e che un cambio di marcia sia necessario anche nel mondo intrinsecamente conservativo dei regolatori. È necessario però un maggior livello di coordinazione su scala globale. 

Alla pura chiusura rispetto al nuovo, dovrebbe prevalere la volontà di apprendimento e di sperimentazione delle nuove tecnologie, in particolare quelle ormai ampiamente riconosciute come la blockchain, specialmente nel settore finanziario. 

Si può per esempio: 

● sperimentare le nuove tecnologie in contesti controllati; 
● aprirle progressivamente ad alcuni mercati, dove il beneficio può essere più immediato e misurabile; 
● capirne benefici e funzionamento; 
● dare indicazioni lungo il cammino per le aziende che intendano intraprendere un percorso di innovazione; 
● fornire tempi chiari e comunicazioni costruttive, piuttosto che basate su proclami e esternazioni (come nel caso onestamente poco edificante di Libra). 

Il tentativo di proteggere gli istituti bancari rispetto all’invasione barbarica delle aziende TechFin è comunque destinato a fallire, perché — così come in tutti i mercati — alla fine è il cliente che decide e il cliente sta chiedendo servizi più semplici e ripensati alla base. Nessuno vuole più andare in filiale per aprire un conto corrente, apporre firme sui documenti o ritirare un libretto degli assegni, e non si tratta solo le persone più giovani. 

La Cina è avanti 

Le economie globali sono ormai dominate da piattaforme che includono l’esperienza finanziaria degli utenti. In oriente, all’avanguardia nella tecnologia applicata alla finanza, Alibaba e Tencent dominano il panorama finanziario e sono oramai praticamente assenti i contanti e le carte di credito, avendo popolarizzato i wallet e le valute digitali. 

Queste aziende saranno presto pronte ad un processo di colonizzazione dell’occidente, dominato da atteggiamenti protezionistici, mentre la banca centrale della Cina — la potente People’s Bank of China (PBOC) — è prossima a rilasciare la sua Central Bank Digital Currency, una criptovaluta seppur centralizzata, chiamata DC/EP, per Digitial Currency Electronic Payment. 

Facebook, in nome della Libra Association, ha dichiarato più volte l’intenzione di voler lavorare con i regolatori per identificare un corretto approccio normativo che in un modo o nell’altro dovrà essere individuato. Le reazioni di apertura alla discussione sono però state ancora molto poche. 

Gestire l’innovazione 

Ritengo che Libra oggi meriti l’attenzione di tutti noi, per evitare che un tema fondamentale come la gestione dell’innovazione venga “usato” per difendere interessi e punti di vista unilaterali di Stati e lobby finanziarie, spesso disallineati dall’interesse dei cittadini e consumatori. A supportare questo approccio dovrebbe essere la stessa comunità cripto, sulla scia della partecipazione di aziende come Anchorage, Bison Trails, Coinbase e Xapo. 

Anche i Social Impact Partner, come Kiva, Mercy Corps, Women’s World Banking, che lavorano a stretto contatto con le popolazioni finanziariamente sotto-servite dei paesi a basso reddito, che maggiormente potrebbero beneficiare da un progetto come Libra nel breve termine, possono esprimere in modo efficace e comprensibile all’opinione pubblica il valore di una valuta indipendente dal controllo degli stati. 

L’appello è quindi a ragionare con la propria testa sul tema di Libra e definire una vostra opinione motivata sul progetto. Chiedetevi se siete d’accordo sul modo in cui Stati e regolatori stanno gestendo l’innovazione e se siete pronti ad accettare che tecnologie logicamente consistenti con i nostri problemi vengano ostracizzate per difendere lo status quo, lasciando vivere i progetti più piccoli, ma cercando di sabotare quelli che possono avere un impatto più concreto e sostanziale. 

Per scoprire di più su Libra, potete leggere Libra, l’oro di Facebook. Come le valute alternative cambieranno la nostra vita di Nicola Attico, 2019, ed. GueriniNext (in collaborazione con goWare per l’edizione digitale). 

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