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Libia, prove di guerra: francesi già in campo

Fallito l’ennesimo tentativo di creare un Parlamento di unità nazionale, Usa, Gran Bretagna, Francia e Italia starebbero elaborando un piano alternativo per contrastare l’avanzata dell’Isis nel Paese – Le Monde: Parigi sta già conducendo in Libia delle operazioni militari “non ufficiali” contro l’Isis.

Libia, prove di guerra: francesi già in campo

Dopo la diplomazia, gli eserciti. In Libia la mediazione dell’Onu sembra non bastare: il voto per il nuovo Parlamento di unità nazionale è stato rinviato ancora una volta e a questo punto Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Italia starebbero elaborando un piano alternativo per contrastare l’avanzata dell’Isis nel Paese. Un’ipotesi non confermata parla anche di una possibile spartizione del Paese in tre: Tripolitania, Cirenaica e Fezzan.

In questo contesto, la Francia sembra aver compiuto un passo avanti. Secondo Le Monde, Parigi sta già conducendo in Libia delle operazioni militari “non ufficiali” contro l’Isis. Si tratterebbe di operazioni segrete condotte da reparti di truppe speciali, in particolare da 180 militari già operativi in Cirenaica. La Francia sarebbe attiva anche con raid aerei.

Diverse fonti – aggiunge Le Monde – parlano anche di “operazioni clandestine” condotte dalla Direzione generale per la sicurezza estera, ovvero dall’intelligence. “L’ultima cosa da fare sarebbe intervenire in Libia. Bisogna evitare qualsiasi impegno militare aperto, e invece agire discretamente”, confida al giornale un responsabile della difesa.

In Libia, scrive sempre il quotidiano, l’obbiettivo francese non è vincere la guerra ma colpire i quadri dirigenti dell’Isis. Un’operazione che Parigi sta realizzando di concerto con Washington e Londra, come dimostra il raid americano del 19 febbraio scorso a Sabrata.

Il ministro della difesa francese Jean-Yves Le Drian ha reagito duramente contro Le Monde, affermando che il quotidiano “compromette la difesa nazionale”. Il ministro ha chiesto l’apertura di un’inchiesta alla Direzione per la Protezione della sicurezza della Difesa, una procedura che implica la possibilità di pene fino a tre anni di reclusione per le fonti del quotidiano e una multa sino a 45mila euro.

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