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Legge elettorale, odore di Porcellum

Si allontana sempre di più l’accordo fra i partiti sulla legge elettorale – Bersani: “Il Pdl ci dica cosa intende fare” – Ma dal Partito di Berlusconi arriva l’ennesima proposta: stavolta di parla di un “premietto” fisso di 50 seggi al partito che raggiunga il 30% – Finocchiaro: “Siamo alle sabbie mobili” – Calderoli: “Non rianimo i morti”.

Legge elettorale, odore di Porcellum

Il fantasma del Porcellum aleggia sulle politiche di primavera. I partiti continuano a litigare sulla nuova legge elettorale e le speranze che si arrivi a un accordo in tempo utile per il voto sono ormai ridotte al minimo. Dalla Libia il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, incalza gli avversari: “Il Pdl, per favore, ci faccia sapere cosa pensa esattamente sul piano politico della legge elettorale, perché non lo capiamo più. Siamo di fronte alla ventesima proposta, ma non sappiamo di cosa parlano”.

In effetti dalle fila dei pidiellini è spuntata nelle ultime ore un’idea del tutto nuova. L’ennesima bozza rimette in discussione il testo prodotto dal leghista Roberto Calderoli (lo stesso autore del Porcellum), il documento allo studio della  commissione Affari costituzionali del Senato e su cui la scorsa settimana sembrava potesse arrivare l’intesa. 

L’ultima proposta, su cui stanno ragionando Gaetano Quagliariello e il relatore Lucio Malan, abbassa al 40% la soglia da raggiungere per accedere al premio di maggioranza (contro il 42,5% di cui si è parlato finora). Ma se nessuno dovesse raggiungere la fatidica quota, allora scatterebbe un “premietto” fisso di 50 seggi (l’8,2% circa) per il primo partito che ottenesse il 30% dei voti.

La capogruppo Pd in Senato, Anna Finocchiaro, non è affatto convinta: “La bozza Quagliariello non ci piace proprio, dobbiamo cambiarla. Ormai siamo in una condizione di sabbie mobili. Il Pdl cambia continuamente le carte in tavola. Se non facciamo un accordo come andiamo in aula? Ormai il metodo Calderoli dell’ascensore è saltato, ora noi rilanciamo e chiediamo di tornare all’accordo che avevamo fatto molto prima. Almeno mettiamoci d’accordo sull’entità del premietto senza più discutere del testo Calderoli. Noi lavoriamo per un premio che consenta al primo partito un timone saldo per governare il Paese. E per farlo occorre fare i conti con in numeri”.

Ma a tracciare il quadro più efficace della situazione è proprio il demiurgo elettorale degli ultimi anni, Roberto Calderoli: “Posso salvare un ferito, non resuscitare un morto. Rinuncio all’accanimento terapeutico”. 

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