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Le materie prime volano sui mercati: ferro e rame superstar

L’indice delle materie prime segna oggi un balzo del 2,7%, che anticipa la ripresa economica ma anche il risveglio dell’inflazione

Le materie prime volano sui mercati: ferro e rame superstar

L’inflazione? Per ora non ci tocca. O quasi, perché il rialzo, se ci sarà, avrà breve durata. Dai verbali della riunione di gennaio della Fed emerge un ottimismo sospetto dei banchieri centrali, preoccupati più di non disturbare la prossima manovra del Tesoro che non di mettere le briglie ai prezzi. A pensare male, viene il sospetto che i membri del board (tre in scadenza a fine anno) già pensino al rinnovo. I mercati, al contrario, si stanno rapidamente adeguando ad uno scenario di prezzi in salita. Vale per i beni di consumo e ancor di più per le “materie di base”, ovvero il complesso delle materie prime che, sotto la spinta del grande freddo che ha sconvolto il mercato petrolifero, si è ormai messo in movimento con immediati riflessi per le quotazioni. Il risultato?

L’indice Stoxx delle Materie di Base fa stamane un balzo del 2,7%, mentre lo Stoxx globale si muove intorno alla parità. È anche il migliore da inizio anno in Europa con un guadagno del 18%, che si confronta con il +4,2% registrato dallo Stoxx globale nello stesso periodo.

Il petrolio guadagna il +25% da inizio anno. Il settore europeo delle Materie di Base (oggi 588 punti) è riuscito a più che raddoppiare di valore dai minimi di marzo (+130%).

Il rally ha permesso alla Borsa inglese di avviare un ciclo di robusti rialzi, ai massimi dall’aprile 2012, cancellando i timori post Brexit e consolidando la ripresa della sterlina. Il volo, in realtà, c’entra ben poco con l’addio all’Unione Europea. La City però ospita ben cinque tra i primi sei titoli dell’indice Stoxx delle Materie di Base: Glencore (+27% da inizio anno), Antofagasta +22%, BHP +20%, Rio Tinto +18% e Anglo American +17%.

A favorire la marcia del Toro non è solo la prospettiva dell’aumento della domanda. Il settore, infatti, ha già anticipato la ripresa, come dimostrano le trimestrali di lusso. Bhp Billiton, il più importante gruppo minerario del mondo, ha annunciato il pagamento di un dividendo complessivo di 5,1 miliardi di dollari dopo aver realizzato i migliori profitti degli ultimi sette anni. Glencore, in netta ripresa dopo le difficoltà dello scorso anno, ha annunciato la ripresa della cedola già in primavera. Oggi si è unito al ritorno della cedola anche Rio Tinto, il leader dei materiali ferrosi (+85% le quotazioni dallo scorso dicembre).

Presto completerà il quadro della ripresa il rame, trascinato al rialzo dalla domanda della Cina. I prezzi sono saliti dell’80% dai minimi di undici mesi fa, durante il lockdown dei consumi cinesi e oggi oscillano attorno ai massimi da nove anni a quota 8.400 dollari a tonnellata.

Non è solo questione di congiuntura. A spingere l’aumento del rame è anche il suo valore strategico nell’ottica della politica ambientale. Non a caso Bhp ha sorpassato Shell e Unilever per valori di Borsa, superando quota 170 miliardi di dollari.

Ancor più importante agli occhi dei soci, Rio Tinto e Bhp (che versa in dividendi circa la metà degli utili) si avviano secondo JP Morgan ad essere le due società che versano più dividendi in Europa.

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