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Le insidie del viaggio lampo di Berlusconi in Europa

Barroso spiega che è stata l’Italia a chiedere i colloqui e il presidente dell’Europarlamento parla di visita privata e preannuncia un incontro brevissimo. A Bruxelles si ipotizzano interventi aggiuntivi per l’Italia mentre la Camera darà il suo sì definitivo alla manovra soltanto giovedì. Intanto sullo sfondo resta ancora il caso Tarantini.

Le insidie del viaggio lampo di Berlusconi in Europa

Non sarà certo un giro d’onore la visita del presidente del Consiglio che oggi tra Bruxelles e Strasburgo incontrerà i nostri maggiori interlocutori europei, dal presidente della Commissione al presidente dell’Europarlamento. Il primo ha tenuto a far sapere subito che il colloquio è stato chiesto dall’Italia; il secondo che si tratta di una visita privata e che quindi non potrà dedicare che pochi minuti al nostro premier. Spiegazioni queste che in Italia sono state accolte come la conferma del fatto che la programmazione del blitz europeo abbia avuto per Berlusconi soprattutto lo scopo di evitare l’interrogatorio da parte dei Pm napoletani sul caso Tarantini. Tesi questa respinta con sdegno dal presidente del Consiglio che ha anche preannunciato, con i suoi avvocati, l’invio a Napoli di un proprio memoriale. Insomma, le vicende europee si intrecciano con quelle nazionali.

Ed è sulle nostre vicende nazionali e, in particolare, proprio sulla manovra che Berlusconi vuole illustrare negli incontri di oggi che restano tutte le perplessità dell’Europa. La manovra sarà approvata definitivamente dalla Camera giovedì prossimo, ma da Bruxelles ci fanno fin da ora sapere che le misure in essa contenute potrebbero non bastare. Ufficialmente Berlusconi si dichiara convinto che la manovra è efficace, anzi ha salvato l’Italia, ma intanto quasi tutti gli osservatori sottolineano la totale assenza di misure per la crescita e si dice che di eventuali nuovi interventi si sia parlato in un incontro tra il ministro dell’Economia Tremonti e lo stato maggiore della Lega, Bossi compreso, avvenuto nell’inusuale sede della reggia di Monza, quella dei ministeri al Nord.

E così, al netto della diffidenza dell’Europa, i problemi maggiori per Berlusconi e il Governo restano in Italia. Abbiamo detto del caso Tarantini a Napoli, con i Pm che, memoriale o meno, ritengono fondamentale interrogare il premier; oggi poi entra nel vivo la questione Milanese (il parlamentare del Pdl, già collaboratore di Tremonti, per il quale è stato chiesto l’arresto). Ma è soprattutto dall’interno della maggioranza che vengono segnali preoccupanti, con un Pdl nel quale non mancano i dissensi (governatori e sindaci in testa) e qualcuno, come Pisanu e non solo, ha già chiesto un passo indietro al premier, per aprire la strada ad un governo di unità nazionale.

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