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Le dieci tappe che realizzeranno il miglioramento ambientale della economia italiana

Sono dieci i miglioramenti che dovrebbero essere effettuati per ottimizzare la posizione dell’Italia nel settore economico-ambientale in Europa. Verrà promossa la mobilità dolce e si farà del tutto per diminuire le emissioni di CO2: l’Italia ne produce un quarto del totale.

Le dieci tappe che realizzeranno il miglioramento ambientale della economia italiana

Sono state elaborate dalla Conferenza programmatica sulla mobilità sostenibile dieci tappe che serviranno a migliorare la prospettiva economica italiana da un punto di vista ambientale, in vista degli Stati generali della green economy. Questi punti, se conseguiti, contribuiranno all’evoluzione del trasporto verde e la mobilità sostenibile in Italia. Oggi, l’influsso del trasporto pubblico urbano e la mobilità ciclo-pedonale nel Paese è molto basso, e decisamente sotto la media europea. Inoltre l’Italia è registrata come il paese con il maggior numero di autoveicoli privati/abitante, e i trasporti producono circa un quarto delle emissioni totali di CO2. 

Per questo, le tappe determineranno un percorso importante nella storia della “green economy” italiana. Includono mobilità dolce e tecnologicamente avanzata, veicoli e trasporti marittimi a basse emissioni e biocarburanti di seconda generazione. In dettaglio ecco le dieci tappe:

1. Una propagazione dei nuovi veicoli stradali a basse emissioni tramite l’avvanzamento dei motori tradizionali sui veicoli a combustione (anche quelli ibridi). Questo permetterebbe un miglioramento delle emissioni di CO2 del 30% in Italia, che si verificherà anche perchè i veicoli elettrici potrebbero  essere implementati, raggiungendo tra due decenni quasi il 18% del parco auto nazionale.
2. Il progresso dei biocarburanti a quelli di seconda generazione, contribuendo alla riduzione delle emissioni di gas dei trasporti. Il target è quello di arrivare al 20% nel 2030, e in questo l’Italia sta avendo molto successo.
3. Una diminuizione del consumo energetico nel settore marittimo merci. Si vuole arrivare a una riduzione del 35% dei consumi al 2030, schiacciando la seconda posizione dell’Italia nelle emissioni di CO2 e consumi finali di energia.
4. La realizzazione di un “Information technology system” (ITS) al servizio dei trasporti che secondo studi internazionali permettono riduzioni fino al 40% delle code, del 25% dei tempi totali di viaggio, del 10% nei consumi di carburanti, del 22% nell’emissione di inquinanti. 
5. Un’incidenza nella quota modale del trasporto pubblico e condiviso nelle aree urbane. Questo include il car-sharing, il bike-sharing e il carpooling. 
6. La mobilità dolce dev’essere incoraggiata, dando al modo ciclo-pedonale un ruolo essenziale nella vita dei cittadini. Questo si verificherà quando verrà dato rilievo alle aree pedonali e ciclabili nella pianificazione urbana, in modo che lo spostamento in bici arriva al 15% del totale.  
7. L’incitamento all’uso del trasporto metropolitano e regionale su ferro, perchè questi sono capaci di trasportare grandi volumi di traffico. Questo verrà effetuato anche tramite la pianificazione di un sistema di stazioni ferroviarie che diventerà essenziale per la mobilita’ pubblica, condivisa e ciclo-pedonale.
8. Un’incremento del trasporto di merci ferroviario, dato che in Italia è presente un predominio del trasporto stradale che si può facilmente eliminare. È importante sfruttare tutte le possibili situazioni in cui il trasporto ferroviario possa essere messo in atto, dato che questo svantaggio è dovuto alle modificazioni strutturali delle catene logistiche, produttive e distributive. Questo aumento dovrebbe raggiungere quota 50% entro il 2030.
9. Politiche insediative passive, ovvero “the right business at the right place”. La mobilità aumenta il suo raggio perché le città, dove avviene il gran numero degli spostamenti, aumentano il loro perimetro e viceversa. E’ necessario intervenire agendo non solo sulla componente trasporti del problema (dopo) ma anche sulla componente territoriale (prima).
10. L’incoraggiamento del telelavoro. In Europa, l’Italia è l’ultima in classifica per il numero degli occupati in telelavoro. Solamente il 3,9% della popolazione italiana è occupato nel settore, in confronto alla media europea del 8,4%. Il target sarebbe quello di diminuire del 5% il numero medio di spostamenti al giorno per il 2020, e eventualmente del 20% per il 2030. 

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