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Le Borse appese al voto sulla Brexit

L’incognita di Westminster pesa sui mercati finanziari che devono fare i conti anche con la brusca frenata della Cina – Atlantia vola con Lufthansa

Le Borse appese al voto sulla Brexit

Brexit, ma non solo. Nell’attesa del nuovo e (forse) decisivo duello parlamentare a Westminster sull’accordo siglato in extremis tra Londra e l’Unione Europea, i mercati fanno i conti con la frenata, più brusca del previsto, della Cina. Il Pil di Pechino è salito nel terzo trimestre del 6%, il dato più debole dal 1992. Non è il solo segnale d’allarme in arrivo dall’Asia: torna a scendere l’inflazione in Giappone, scivolata ai minimi da quasi tre anni, a conferma della frenata della congiuntura. La frenata delle economie d’Oriente, però, non spaventa i mercati, convinti al contrario che le autorità monetarie risponderanno con una nuova pioggia di stimoli per sostenere la congiuntura. L’ottimismo è in linea con gli umori di Wall Street, ben impressionata dalle trimestrali in arrivo e dell’Europa, che spera di poter archiviare nel weekend la grande paura della Brexit. Insomma, si respira aria di record sui listini, nonostante la frenata della seconda economia del pianeta e l’avvio stamane, dei nuovi dazi Usa sull’Europa. La neo-direttrice dell’Fmi Kristalina Georgieva ha ammonito sulle conseguenze della guerra commerciale internazionale, che rischia di far recedere l’economia mondiale dello 0,8% nel 2020. Cara Fed, pensaci tu.

SI SPEGNE L’INFLAZIONE IN GIAPPONE, MIGLIORA L’INDUSTRIA CINESE

  • In flessione ma non troppo le Borse d’Oriente.  L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen perde lo 0,6%. L’Hang Seng di Hong Kong segna una flessione dello 0,2% alla vigilia dell’ennesimo week end di proteste. Indice Kospi di Seul -0,5%.
  • Lieve rialzo per la Borsa del Giappone (Nikkei +0,2%), dove l’inflazione è scesa in settembre dello 0,3%.
  • A compensare la portata negativa, della frenata del Pil al 6% (contro +6,6% di un anno fa) è il buon andamento settembre della produzione industriale (+5,8% da +4,4% di agosto) ed i consumi.
  • Lo yuan si apprezza leggermente a 7,07 su dollaro.

A WALL STREET BRILLA MORGAN STANLEY, CROLLA IBM

  • Chiusura positiva ieri sera per i mercati Usa: Dow Jones +0,09%, S&P 500 +0,28%. Nasdaq +0,40%.
  • In grande evidenza dopo i conti Morgan Stanley (+1,5%) e Netflix (+2,5%). Pesante calo invece per Ibm (-5,52%=.
  • Petrolio Brent in ribasso dello 0,5% a 59,6 dollari il barile, dopo due giorni filati di rialzo. La scorsa settimana c’è stato un forte incremento delle scorte statunitensi di greggio, ma anche un pesante calo dei prodotti raffinati. Deboli ieri Eni (-0,5%= e Tenaris (-1,23%). 

STERLINA OGGI GIU’. PER I BOOKMAKERS WESTMINSTER DIRA’ NO 

  • Sterlina in calo stamane a 1,2860 sul dollaro. L’euro sterlina è in rialzo dello 0,3% a 0,865: i bookmaker danno per probabile un No del Parlamento all’accordo su Brexit annunciato ieri da Boris Johnson, il voto è sabato. Il partito unionista dell’Irlanda del Nord dovrebbe respingere l’accordo.
  • L’euro consolida i guadagni anche sul dollaro a 1,126. 
  • I future sulle borse europee sono in leggero calo prima dell’apertura. 

IL PROFUMO DI LONDRA ILLUDE LE BORSE POI SVANISCE

Mezzogiorno di fuoco ai Comuni. È il film verità che andrà in scena sabato in riva al Tamigi quando Boris Johnson cercherà di ottenere il via libera all’accordo sulla Brexit negoziato in extremis con Bruxelles che non è poi così diverso da quelli già stipulato da Theresa May. Anche per questo l’esito del voto non è scontato vista l’opposizione degli unionisti del Dup ed il no laburista. Jeremy Corbyn sibila: “da quello che abbiamo saputo, sembra che il primo ministro britannico, Boris Johnson, sia stato in grado di negoziare un accordo ancora peggiore di quello realizzato dall’ex premier”. E così l’euforia, con il passare dei minuti. Ha lasciato spazio all’incertezza: non resta che attendere. Di qui la frenata nel pomeriggio accompagnata dal brusco rialzo dell’euro, schizzato oltre 1,11 sul dollaro.

ANCHE PIAZZA AFFARI SULLE MONTAGNE RUSSE

Piazza Affari ha partecipato all’incertezza generale: l’indice Ftse Mib ha accelerato al rialzo subito dopo la notizia dell’accordo fra Unione europea e Gran Bretagna sulla Brexit, per poi rallentare la corsa. La seduta si è chiusa con un calo dello 0,23% a quota 22.375 punti, dopo aver toccato un picco a 22.663 punti.

LA GERMANIA FRENA MA NON SPENDE

Perdono colpi anche gli altri listini. Parigi -0,42%; Madrid -0,45%; Francoforte -0,1%. La Germania crescerà solo dell’1% nel 2020. E questa la previsione rivista al ribasso del ministro dell’Economia Peter Altmaier che però ha ribadito che Berlino non allenterà i vincoli di bilancio. Zurigo -0,35%. Nestlé ha lasciato sul terreno l’1,98% dopo aver deliberato un buy back di 20 milioni di franchi.

 IL TESORO RICOMPRA TITOLI PER 3 MILIARDI 

La notizia dell’accordo sulla Brexit ha spinto all’ingiù lo spread fino ad un minimo di 127,9 punti, vicino ai minimi del maggio 2018.

In chiusura la forbice si è riportata attorno ai 130 punti. Il tasso del decennale alle 17,20 è a 0,90%.

Il Tesoro ha riacquistato 3 miliardi di euro in quattro titoli di Stato con scadenza 2020, con offerte da parte degli specialisti pari a circa 8,97 miliardi.

Sono proseguite le vendite sul Bund tedesco, il rendimento decennale è risalito a -0,37%, massimo da fine luglio.

FERRETTI YACHTING RINUNCIA ALL’IPO

Piazza Affari incassa una delusione sul fronte delle matricole: l’atteso ritorno sul listino di Ferretti yachting per quest’anno non ci sarà. A decidere per il rinvio è stato il socio di riferimento Weichai, forte dell’86%, che ha ritenuto che il prezzo di collocamento di 2 euro per azione suggerito dal consorzio bancario non rifletta il valore del gruppo.

L’AUTO ELETTRICA CINESE VESTE PININFARINA +7%  

Il listino italiano riscopre però una multinazionale tascabile di prestigio seppur un po’ appannato. Pininfarina avanza del 7% dopo la firma dell’accordo strategico per lo sviluppo del design di una nuova gamma di veicoli elettrici siglato con la cinese Evergrande.

MEDIOBANCA, DEL VECCHIO ARRUOLA JP MORGAN

La seduta è stata dominata dall’interesse per le banche, pur in frenata dai massimi. Mediobanca sale dell’1%: il socio Leonardo Del Vecchio ha assunto JP Morgan come consulente per la sua partecipazione nella banca. Chiudono in lieve calo Banco Bpm e Ubi, candidate ad un merger. Unicredit in crescita dello 0,21%, ma l’altra big Intesa cede lo 0,31%.

Sugli scudi il gestito. Banca Generali +2,32%; Mediobanca Securitiesnella preview sui risultati del trimestre, in programma a fine mese, prevede una forte crescita di ricavi e utile operativo. Bene anche Anima Holding +2,3% dopo che Berenberg ha avviato la copertura con ‘buy’ e un target a 4,5 euro. Poste italiane +1,6%. Nel comparto assicurativo UnipolSai +1%. 

CATTOLICA CONFERMA I TARGET “AMBIZIOSI”

Vola Cattolica +5% dopo la conferma dei target “ambiziosi al 2020 anche se i mercati diventano sempre più difficili per lo schiacciamento dei tassi e il mercato auto che non dà cenni di miglioramento” ha detto a margine dell’Insurance Day il Ceo Alberto Minali. Il manager ha poi confermato che la compagnia ha 12,5 miliardi di Btp in portafoglio e che non intende ridurre questo ammontare anche perché “non esistono grandi alternative di investimento”.

ATLANTIA VOLA CON LUFTHANSA, DECOLLA LEONARDO

Acquisti su Atlantia +1,2% sull’onda dell’interesse di Lufthansa dicono ad entrare nel capitale di Alitalia, ma con una maggioranza privata.  

Gedi guadagna l’1,6%, con volumi in crescita, ma si è sgonfiata nel finale di seduta dopo avere raggiunto un massimo a 0,33 euro nel durante.

Contrastati gli industriali: avanza Leonardo + 2,12%, tonfo di Pirelli -2,53%.

Nel resto del listino:

  • Fiera Milano +5,3%. 
  • Gamenet -6%. Nella bozza di bilancio c’è un incremento delle tasse sulle videolotterie.  Kepler Cheuvreux ha ridotto la raccomandazione da buy a hold, con prezzo obiettivo che passa da 14 a 12,5 euro.

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