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Lavoro: robot e intelligenza artificiale non sostituiranno l’uomo

Secondo il primo rapporto AIDP-LABLAW 2018 a cura di DOXA il 61% delle aziende italiane intende usare robot e intelligenza artificiale allo scopo di aiutare i lavoratori e aumentare l’efficienza – I rischici sono ma riguardano solo chi è meno scolarizzato e qualificato.

Lavoro: robot e intelligenza artificiale non sostituiranno l’uomo

La maggior parte delle aziende italiane è pronta a usare intelligenza artificiale e robot, non per sostituire i propri dipendenti, ma per affiancarli al fine di raggiungere una maggiore efficienza e produttività.

Questi alcuni dei dati contenuti nel primo rapporto AIDP-LABLAW 2018 a cura di DOXA su Robot, Intelligenza artificiale e lavoro in Italia, presentato a Roma il 23 ottobre 2018 presso il CNEL.

Scendendo nei dettagli, secondo l’analisi il 61% delle aziende italiane è pronto a introdurre robot e intelligenza artificiale nel lavoro quotidiano a fronte dell’11% che invece ritiene di essere totalmente contrario.

Perché dire sì a questi strumenti? Il primo motivo è quello di “aiutare” i lavoratori. Tra gli interpellati infatti, il 93% ha espresso la convinzione che con robot e IA il lavoro delle persone diventi meno faticoso e più sicuro. Non solo, è opinione (quasi) unanimemente condivisa (9 su 10) che le nuove tecnologie facciano aumentare l’efficienza e la produttività portino a scoperte e risultati un tempo impensabili (85%).

Il apporto AIDP-LABLAW 2018 sottolinea come l’89% delle aziende e dei manager siano convinti però che le macchine non prenderanno mai il posto degli esseri umani. Tradotto in parole povere: i robot e l’IA non potranno mai sostituire del tutto il lavoro delle persone, nonostante sia previsto un forte impatto sui lavori a più basso contenuto professionale. Secondo il rapporto, robot e intelligenza artificiale favoriranno la sostituzione dei lavori manuali con attività di concetto (per l’81% del campione) e avranno effetti negativi solo su chi è meno scolarizzato e qualificato. In quest’ottica va letto il dato negativo sulle conseguenze in termini di perdita di posti di lavoro indicata dal 75% dei rispondenti.

Altro dato interessante riguarda poi il modo in cui le nuove tecnologie si siano integrate e si stiano integrando in azienda. Per il 56% delle aziende l’impiego di queste tecnologie è stato a supporto delle persone, a riprova che queste sono da considerarsi principalmente un’estensione delle attività umane e non una loro sostituzione. Per il 33%, inoltre, tali sistemi sono stati impiegati per svolgere attività nuove mai realizzate in precedenza. Per il 42% delle aziende, invece, l’IA e i robot hanno sostituito mansioni prima svolte da dipendenti.

“Questi dati – si legge nel report – confermano la rivoluzione in atto nelle organizzazioni del lavoro e nelle attività di guida di tali processi che i direttori del personale saranno chiamati a svolgere ed è questa una delle ragioni principali che ha spinto l’AIDP ad investire nella realizzazione annuale di un rapporto che fornisca dati e informazione utili a capire meglio il futuro del lavoro nell’era dei robot e dell’intelligenza artificiale”.

“I risultati della ricerca, fanno capire che la digitalizzazione non è mai solo una questione tecnologica ma strategica – spiega Isabella Covili Faggioli, Presidente AIDP -. C’è sempre più la consapevolezza che a nulla serviranno le tecnologie se non ci riappropriamo del pensiero che nulla succede se le persone non lo fanno accadere e che sono le persone che fanno la differenza, sempre e comunque, ottimizzando le innovazioni e dando loro il ruolo che hanno, un ruolo di supporto e di miglioramento della qualità della vita. Sono tre secoli che il rapporto uomo macchina è complicato perché basato sulla paura. Paura che le macchine, in questo caso i robot, sostituiranno le persone mentre si è poi sempre verificato che è solo migliorata la qualità della vita e che si sono venute a creare nuove professionalità.”

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