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Lavoro e Intelligenza artificiale: come cambierà il mercato del lavoro nei prossimi dieci anni

Il mercato del lavoro nei prossimi dieci anni subirà forti cambiamenti anche in Italia. Aumenteranno le richieste di lavoratori con competenze tecniche e altamente qualificate mentre diminuiranno per i gruppi professionali a qualifica più bassa. Il ruolo dell’IA e l’importanza della formazione. Ecco cosa emerge dallo studio realizzato da EY, ManpowerGroup e Sanoma Italia

Lavoro e Intelligenza artificiale: come cambierà il mercato del lavoro nei prossimi dieci anni

Entro il 2030 il mercato del lavoro subirà forti cambiamenti. La richiesta di lavoratori con competenze tecniche e altamente qualificate crescerà in modo costante. Questa domanda non riguarderà solo le professioni legate all’informatica e alla tecnologia, ma anche quelle legate alla cura delle persone e ai servizi a esse collegati, come l’orientamento, la formazione e l’inserimento socio-lavorativo. Diminuirà, invece, la richiesta per i gruppi professionali a qualifica più bassa, nonché per le professioni qualificate e quelle imprenditoriali collegate ai settori a bassa crescita (es. settore primario, industrie tradizionali). In linea generale la domanda di lavoro in Italia resterà in crescita per tutto l’arco 2023-2030.

È questo il risultato della nuova edizione dello studio “Il futuro delle competenze nell’era dell’Intelligenza Artificiale”, realizzato da EY, ManpowerGroup e Sanoma Italia.

Studio realizzato grazie all’IA

Lo studio, realizzato con l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico (machine learning), ha lo scopo di creare un modello predittivo della domanda di professioni e competenze in Italia entro il 2030. Il modello fornirà a decisori pubblici, aziende e operatori dell’istruzione e della formazione gli strumenti necessari per affrontare al meglio le opportunità e i rischi che si presenteranno nei prossimi dieci anni.

L’impatto dell’IA nel mercato del lavoro

Secondo lo studio l’intelligenza artificiale non sostituirà il lavoro umano almeno inizialmente. La domanda di lavoro in Italia continuerà a crescerà ma ad un ritmo più lento nei prossimi anni, in particolare a partire dal 2027, quando l’adozione di soluzioni di IA generativa e robotica avanzata saranno più diffuse.

L’IA avrà un impatto negativo sulla domanda, in particolare, sui profili professionali a livello di qualifica media: tecnici, conduttori d’impianti, lavoratori della logistica, chi svolge mansioni d’ufficio che hanno a che fare con la gestione dei dati.

L’intelligenza artificiale avrà un impatto diverso su alcuni settori economici. In Italia, l’IA creerà nuove opportunità di lavoro in 9 settori su 23, tra cui telecomunicazioni, public utilities, chimica, servizi di cura, educazione, formazione e lavoro. Tuttavia, l’IA potrebbe portare a una riduzione della domanda di lavoro in alcuni settori, come banche e assicurazioni, che hanno già iniziato un processo di ristrutturazione basato sull’uso delle tecnologie dei dati.

Le nuove opportunità di lavoro grazie all’IA

L’intelligenza artificiale creerà nuove opportunità di lavoro in una vasta gamma di professioni. Tra le professioni che cresceranno di più ci sono ingegneri e fisici (+7%), analisti di mercato e psicologi del lavoro e della formazione (+3%), architetti, progettisti e pianificatori, e professionisti del marketing e delle vendite (+5%). Forte impatto anche sulle professioni manageriali, come i direttori di amministrazione e finanze e gli specialisti di organizzazione (+3%).

L’importanza della sostenibilità

Un altro cambiamento che le imprese dovranno gestire e che avrà un impatto sul mercato del lavoro è quello della sempre maggiore importanza ricoperta dalla sostenibilità e dagli obiettivi ESG – Environmental, social, governance. Un cambiamento che impatta anche sul mercato del lavoro, che sta assistendo alla crescita dei cosiddetti green jobs, cioè posizioni che richiedono competenze specifiche nel campo della sostenibilità.

Il 94% delle organizzazioni globali, infatti, riconosce di non avere tutti i professionisti necessari per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità. Di conseguenza, il 70% di queste organizzazioni si sta muovendo per assumere nuovi talenti con competenze green. Tra le figure più richieste ci sono:

  • Ingegneri di fonti di energia rinnovabili e della mobilità elettrica, che si occupano di sviluppare e implementare tecnologie sostenibili
  • Manager della sostenibilità, che guidano le strategie di sostenibilità delle imprese
  • Manager dei rischi ambientali, che si occupano di valutare e gestire i rischi ambientali associati alle attività aziendali

In Italia sono numerose le posizioni aperte per questi profili.

Cambiano le competenze richieste

Per evitare squilibri troppo ampi sul mercato del lavoro sarà anche necessario intervenire per tempo su tre quarti delle professioni. Le occupazioni con domanda in calo aumenteranno, mentre quelle con domanda in forte crescita diminuiranno. Questo significa che ci sarà un eccesso di forza lavoro in alcuni settori, e una carenza di talenti in altri.
Cambieranno anche le competenze richieste ai lavoratori. Alle professioni tecniche sarà richiesto di aumentare la varietà di competenze possedute, anche non strettamente attinenti al proprio lavoro. Alle professioni ad alta specializzazione servirà approfondire sempre di più il proprio settore di competenze. Inoltre, sarà sempre più importante avere competenze sulla sostenibilità.

ll mismatch tra domanda e offerta di lavoro

I cambiamenti in atto nel mercato del lavoro, come la crescente automazione, la digitalizzazione e la transizione verso un’economia sostenibile, stanno portando a un aumento del mismatch tra domanda e offerta di lavoro.

Già oggi, secondo i dati Istat, la quota di assunzioni giudicate difficili da realizzare dalle imprese italiane è pari al 48%. Questo significa che, per un motivo o per l’altro, le aziende non riescono a trovare i profili giusti per le posizioni aperte. Inoltre, la percentuale di posti di lavoro disponibili ma non occupati (job vacancy rate) è attorno al 2%. Questo significa che, per ogni 100 posti di lavoro disponibili, solo 98 vengono effettivamente occupati. Segno che il problema del mismatch è già presente in Italia, e che potrebbe peggiorare ulteriormente nei prossimi anni.

La formazione e l’aiuto dell’IA

Un rimedio al talent shortage e al mismatch è dato dalla formazione. L’intelligenza artificiale può giocare un ruolo importante in questo ambito, rendendo la formazione più accessibile, efficace e in linea con le esigenze del mercato del lavoro.

L’IA, infatti, può essere utilizzata per:

  • Personalizzare i percorsi di formazione in base alle esigenze degli individui e delle imprese.
  • Migliorare la qualità dell’apprendimento, rendendolo più coinvolgente e motivante.

Un altro aspetto importante sarà l’orientamento già nelle scuole secondarie, impostato in modo da consentire a studenti e famiglie di focalizzarsi sull’acquisizione di competenze e di riconoscere quali percorsi formativi e quali scelte professionali offrono maggiori opportunità di successo.

Importante sarà anche limare il mismatch in uscita dai percorsi universitari italiani. In particolare, il modello prevede che il disallineamento tra le competenze dei neolaureati italiani e i lavori di primo impiego crescerà in modo significativo nel corso del decennio, soprattutto in uscita dai percorsi STEM (tra gli altri, scienze e tecnologie agrarie, biotecnologie, scienze e tecnologie informatiche, disegno industriale) e tra i lavori di primo impiego più frequenti tra i laureati triennali (tecnici programmatori, grafici, tecnici agronomi).

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