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L’addio di Letta e il toto-ministri per il governo Renzi

Letta alle 16 al Quirinale per rassegnare le dimissioni – Il Presidente della Repubblica dovrebbe avviare immediatamente le consultazioni, in modo che il nuovo esecutivo a guida Renzi possa giurare già all’inizio della settimana prossima – Molti nomi in gioco per il risiko delle poltrone: la casella più infuocata è quella del Tesoro.

L’addio di Letta e il toto-ministri per il governo Renzi

E’ arrivato il giorno della svolta per il Governo italiano. Alle 16, dopo un breve Consiglio dei ministri, il premier Enrico Letta salirà al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Una decisione annunciata ieri, dopo la direzione del Pd durante la quale il segretario Matteo Renzi ha chiesto ufficialmente di guidare un nuovo Esecutivo che abbia come orizzonte la fine della legislatura, nel 2018. 

Il Presidente della Repubblica dovrebbe avviare immediatamente le consultazioni, ricevendo le delegazioni dei partiti già a partire da oggi pomeriggio. Il governo Renzi, che potrà contare sulla stessa maggioranza dell’attuale Esecutivo (anche se non è escluso l’appoggio di alcuni transfughi dal Movimento 5 Stelle e da Sel), potrebbe essere convocato per il giuramento al Quirinale già all’inizio della settimana prossima.  

I tempi stretti portano al proliferare le indiscrezioni sui componenti della nuova squadra di Governo. Secondo le  ultime voci, Angelino Alfano dovrebbe perdere la carica di ministro degli Interni, ma essere confermato come vicepremier. Per la carica di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, invece, sono in corsa il portavoce del partito Lorenzo Guerini e l’attuale ministro per gli Affari regionali e lo Sport Graziano Delrio, che però viene dato favorito anche per sostituire Alfano agli Interni. 

La poltrona più incandescente è senz’altro quella del Tesoro. Se Letta dovesse rifiutare un’eventuale offerta di riparazione da parte di Renzi (che potrebbe convergere anche sugli esteri), per sostituire Fabrizio Saccomanni sarebbero in corsa Lorenzo Bini Smaghi (già nel board della Bce), Piercarlo Padoan (ex capo economista dell’Ocse e nuovo presidente dell’Istat), Fabrizio Barca (ministro per la Coesione territoriale nel governo Monti), Andrea Guerra (patron di Luxottica),  Lucrezia Reichlin (candidata vicegovernatrice alla Bank of England) e l’economista Tito Boeri. 

Quanto agli altri dicasteri, si parla di Guglielmo Epifani o Marianna Madia al Lavoro, mentre per la Giustizia i nomi più accreditati sono quelli di Michele Vietti (vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura) e Giovanni Maria Flick (presidente emerito della Corte costituzionale). Emma Bonino, Beatrice Lorenzin, Andrea Orlando e Maurizio Lupi potrebbero essere confermati rispettivamente agli Esteri, alla Sanità, all’Ambiente e alle Infrastrutture.

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