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La tregua su Huawei spinge le Borse, Milano su con Stm

I 90 giorni di tempo concessi dagli Usa a Huawei fanno rimbalzare i listini europei – Allarme Ocse sui conti dell’Italia, ma Piazza Affari viaggia in netto rialzo -Acquisti su Tim dopo i conti – Bene le utilities e i petroliferi, deboli i finanziari – Spread in leggero ribasso

La tregua su Huawei spinge le Borse, Milano su con Stm

Piazza Affari archivia il dividend day e viaggia in rialzo insieme alle altre Borse europee galvanizzate dalla tregua fino al 19 agosto che il Dipartimento del commercio degli Stati Uniti ha deciso di concedere a Huawei. L’azienda cinese, finita ieri nell’occhio del ciclone in seguito all’annuncio dell’arrivo di provvedimenti restrittivi da parte degli Usa, avrà 90 giorni di tempo (prorogabili) per acquistare prodotti americani, garantire il funzionamento dei network già esistenti e consentire a chi utilizza gli smartphone Huawei di effettuare gli aggiornamenti ai software necessari.

Nello stesso frangente, anche Google ha deciso di bloccare temporaneamente il piano volto a vietare al colosso asiatico l’accesso alla licenza Android, decisione che avrebbe potuto avere effetti pesantissimi su chi utilizza dispositivi Huawei. Mentre si placano le tensioni in Usa, la vicepresidente della società, Catherine Chen, rassicura gli utenti europei. “Non pensiamo che ciò possa accadere in Europa. Huawei lavora con operatori locali da 10 o 20 anni. Le nostre soluzioni per 5G e altre tecnologie sono state sviluppate in collaborazione con le compagnie europee. Credo – dice – che prenderanno decisioni in modo indipendente”.

Il clima più disteso tra Cina e Usa rasserena i listini continentali che incrementano i guadagni a metà giornata: Francoforte +1%, Parigi +0,57%, Madrid +0,3%, Londra +0,7%. Piazza Affari si allinea e sale dello 0,66% a 20.676 punti nonostante l’allarme lanciato dall’Ocse sull’economia italiana. Secondo l’Economic Outlook presentato oggi a Parigi, il Pil ristagnerà nel 2019, rimanendo a 0, mentre nel 2020 si registrerà una crescita “modesta” allo 0,6. Il rapporto stima inoltre che il rapporto deficit/Pil dell’Italia salirà ulteriormente, dal 2,4% del 2019 al 2,9% nel 2020, portando il debito pubblico al 135% del Pil.

A spingere al rialzo Milano sono soprattutto i rimbalzi di Stm e Telecom Italia. L’azienda di chip, crollata ieri del 9,7% a causa del caso Huawei, sale oggi del 3,4 a 14,63 euro galvanizzata anche dalla buona prestazione del comparto tecnologico europeo. +2,1% per Tim che ieri sera ha diffuso i conti del primo trimestre 2019 chiuso con ricavi in flessione del 4,6% a 4,47 miliardi (-2,9% a livello organico) e con un margine operativo lordo (Ebitda) a 1,8 miliardi (-2,1% a livello organico), ma in deciso miglioramento rispetto al -9,9% registrato nell’ultimo trimestre 2018 e soprattutto in rialzo rispetto alle attese del consensus.

In evidenza anche Amplifon (+2,5%) e Pirelli (+1,9%). Dall’altro lato della barricata viaggiano deboli i finanziari: Bper Banca (-3,52%), Ubi (-1%), Azimut (-1,54%), Intesa Sanpaolo (-1%), Unicredit (-0,7%). In ribasso anche la Juventus (-1,22%)

Ben comprate le utilities: Enel (+1,3%) Terna (+0,8%) A2a (+0,8%). Salgono i petroliferi: Saipem (+1,1%) beneficia di nuovi contratti nel drilling offshore in Norvegia e Medio Oriente per un totale di oltre 100 mln di dollari. Bene anche Eni (+0,9%). A spingere le quotazioni contribuisce il rialzo dell’oro nero, con il Brent a quota 72 dollari al barile e il Wti a 63,4 dollari (+0,3%) supportato dal probabile proseguimento della politica dei tagli Opec.

Sull’obbligazionario lo spread tra Btp e Bund registra un leggero miglioramento a quota 275 punti base, mentre il rendimento sul decennale si attesta al 2,679%.

Passando al valutario, il dollaro si rafforza sulla moneta unica, con il cambio EUR/USD in area 1,114 punti, in seguito alle parole del presidente della Fed, Jerome Powell, che ha rassicurato sui rischi del debito corporate, affermando che nonostante gli aumenti non c’è alcun pericolo che si verifichino le condizioni che hanno portato alla crisi del 2008.

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