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La Russia frena sul vertice Biden-Putin sull’Ucraina e le Borse finiscono in forte ribasso

Il rinvio del vertice Biden-Putin sull’Ucraina manda in rosso le Borse: Mosca perde il 10% ma anche l’Europa chiude in rosso

La Russia frena sul vertice Biden-Putin sull’Ucraina e le Borse finiscono in forte ribasso

Le Borse europee inaugurano la settimana in rosso a causa della situazione ucraina e con l’uscita diplomatica della crisi che sembra allontanarsi. Ha contribuito ad alzare il tasso di volatilità e a ridurre i volumi l’assenza di Wall Street, chiusa per il Presidente Day.

Piazza Affari perde l’1,72%, ma conserva quota 26mila punti (26.050). Peggiora considerevolmente lo spread, con gli investitori che preferiscono il Bund, bene più sicuro. Il differenziale tra Btp e Bund di durata 10 anni sale a 171 punti base (+4,9%); il tasso del Btp cresce a +1,91% (da +1,84% di venerdì), quello del Bund scende a +0,2% (da +0,21%). 

Nel resto d’Europa: Parigi -2,04%; Amsterdam -2,04%; Francoforte -2,09%; Madrid -1,18%; Londra -0,42%. Debole Zurigo, -1,13%, con Credit Suisse (-2,78%) nuovamente sotto i riflettori, suo malgrado, a seguito dell’inchiesta di vari media internazionali su una fuga di dati di clienti, tra cui vi sarebbero criminali e governanti corrotti. La banca respinge “le insinuazioni” circa comportamenti illeciti.

Precipita Mosca, che lascia sul campo oltre il 10%. 

Sul mercato valutario è poco mosso l’indice del dollaro. L’euro tratta in lieve rialzo contro il biglietto verde, con un cambio intorno a 1,134.

Tra le materie prime torna a salire il petrolio, il Brent scambia in rialzo dell’1,8% a 95,20 dollari al barile; Il Wti si apprezza dell’1,34% circa a 91,42 dollari.

Mercati appesi al filo della crisi ucraina

Il miele che nutre l’Orso sui mercati continua a essere la crisi ucraina, che ha in realtà un sapore molto amaro. A far cambiare umore agli investitori, dopo un avvio di seduta positivo, è stata l’incertezza su un prossimo incontro tra il presidente Usa Joe Biden e quello russo Vladimir Putin, come invece annunciato dal presidente francese Emmanuel Macron. Mosca ha precisato che non esistono al momento piani concreti per un meeting, anche se un incontro o una telefonata tra Putin e Biden potrebbero essere organizzati in qualsiasi momento.

Da parte sua Washington ha detto che gli Stati Uniti sono “impegnati a perseguire la diplomazia fino al momento dell’invasione”.

A far salire la temperatura della crisi hanno contribuito poi altri scontri a fuoco al confine del Donbass e l’uccisione di cinque “sabotatori” ucraini che cercavano di varcare la frontiera, benché Kiev neghi tale sconfinamento. Il presidente Putin sta valutando il riconoscimento dell’indipendenza delle autoproclamate Repubbliche popolari di Donetsk e Luganks nel Donbass.

Bene i servizi della zona euro a febbraio

Il quadro geopolitico mette in ombra le buone notizie che arrivano, per la zona euro, dal sondaggio flash Composite Purchasing Managers’ Index a cura di Ihs Markit.

La ripresa economica dell’area risulta forte a febbraio grazie alla revoca delle restrizioni contro il coronavirus, anche se i consumatori sono alle prese con prezzi in crescita a ritmi record.

In particolare il Pmi servizi sale a 55,8 punti rispetto ai 51,1 precedenti e ai 52 punti attesi.

L’indice Pmi manifatturiero scende a 58,4 punti dai 58,7 precedenti, risultando inferiore ai 58,7 punti attesi dagli analisti, ma resta saldamente oltre 50 che è la linea di confine tra espansione e recessione. L’indice composito, visto come un barometro dello stato di salute generale dell’economia, sale ai massimi di cinque mesi a 55,8 punti, rispetto a 52,3 a gennaio.

Con la ripresa dell’economia e con le speranze di aver superato la fase peggiore della pandemia, risale anche l’ottimismo. L’indice delle aspettative per il settore dei servizi cresce a 68,7 da 67,2.

La ripresa economica sta quindi avendo luogo nonostante l’aumento complessivo dei costi per le imprese, in corsa ai ritmi più rapidi dall’inizio delle rilevazioni di IHS Markit nel 2002. L’indice composito per i prezzi alla produzione balza al 62,7 da 61,9.

Piazza Affari zavorrata dalla galassia Agnelli

Sono davvero poche oggi le blue chips positive, ma a zavorrare Milano contribuiscono in modo determinante i titoli della galassia Agnelli, a partire da Exor, -4,51%. La cassaforte del gruppo venerdì sera ha annunciato un accordo transattivo, da 746 milioni, con l’agenzia italiana delle Entrate in merito al trasferimento della sede legale in Olanda nel 2016. Di questa cifra, che Exor pagherà al fisco, 104 milioni sono di interessi. La notizia era “inattesa, anche perché si tratta di una questione sorta nel corso del 2021 e ha un impatto negativo del 3% circa sul Nav’, sottolineano gli analisti di Equita, pur ricordando che “lo sconto sul Nav resta comunque elevato” e pari a circa il 40%. Gli esperti hanno ridotto il target del 4% a 96 euro (confermato il giudizio “buy”). Anche per Intesa Sanpaolo la notizia è negativa, ma la raccomandazione resta “comprare”, visto lo sconto sul Nav ben superiore alla media storica del 25%.

In fondo al listino è anche Cnh, -3,74%, alla vigilia del Capital markets day e dopo le indicazioni fornite dalla concorrente statunitense Deere.

I ribassi sono più contenuti ma consistenti per Stellantis -2,32%; Iveco -2,61%; Ferrari -1,72%.

Tra i peggiori del listino Saipem -3,18% e Tenaris -3,14%. Telecom, che cede il 2,78%, nella giornata di oggi Tim ha reso noto che Andrea Rossini, ex manager di Vodafone, è entrato a far parte della prima linea del gruppo con la funzione di Chief Consumer, Small & Medium Market Office.
Nella parte alta del Ftse Mib si arrampicano solo Nexi +1,02% e Diasorin +0,13%.

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