Condividi

La recessione zavorra la Borsa e lo spread risale

Dopo un gennaio decisamente brillante, nella prima seduta di febbraio Piazza Affari è la peggior Borsa d’Europa a causa della risalita dello spread che spinge al ribasso le banche – Nel Ftse Mib il titolo peggiore è però quello della Juve che lascia sul campo oltre il 6% – In controtendenza Diasorin, Moncler, Cnh e la Ferrari.

La recessione zavorra la Borsa e lo spread risale

Chiusura di settimana negativa per Piazza Affari, che perde lo 0,78%, scendendo a 19.576 punti, ultima in Europa, zavorrata dalle banche e da una Juventus (-7,46%) in maglia nera. Soffre anche l’obbligazionario che, dopo aver retto ieri alla recessione tecnica segnalata dal calo del pil del IV trimestre 2018, soccombe oggi al crollo, in gennaio, dell’indice dell’attività manifatturiera, ai minimi da cinque anni. Il rendimento del decennale italiano sale al 2,73% e lo spread si gonfia a 256.30 punti base (+4,91%). La flessione si vede su tutta la curva: il tasso del Btp a 2 anni chiude a 0,43% da 0,28% di ieri sera (con un picco a 0,48% in seduta) e il benchmark a 30 anni cede quasi 2 figure con il tasso che si ferma a 3,58% da 3,48% del precedente finale di seduta. 

Contrastati gli altri listini europei, che si allontanano nel finale dai minimi di seduta grazie al buon andamento di Wall Street, dove anche il Nasdaq si porta sopra la parità, nonostante il calo di Amazon (-4%). L’indice, insieme al Dow Jones, si avvia ad archiviare la sesta settimana di fila in rialzo. Contribuiscono alle performance odierne i buoni dati macro, in particolare il rapporto sull’occupazione, con un incremento di 340mila posti di lavoro in gennaio, contro +165mila attesi. I salari orari sono aumentati in un mese dello 0,11% contro previsioni a +0,3%. Numeri che placano gli eventuali timori di un rallentamento economico anche negli Usa, salvo poi verificare gli effetti che potranno avere sulla pazienza della Fed sui tassi.

Nel resto d’Europa soffre Madrid, -0,41%, a sua volta penalizzata dai conti e dal conseguente andamento in Borsa di alcune banche come Caixabank (-7,27%). Piatta Francoforte, +0,07%, con il rallentamento della manifattura tedesca. Positiva Parigi +0,53% e ancora di più Londra +0,75%. L’euro è ben intonato contro le principali valute. Il cambio con il dollaro si muove in area 1,148. Il petrolio viaggia in rialzo, sostenuto anche dalle nuove prove di forza dell’economia Usa, dopo i dati sul lavoro. Brent +1,97%, 62,04 dollari al barile; Wti +1,76%, 54,99 dollari al barile. In leggera contrazione l’oro, in zona 1316,6 dollari l’oncia.

In Piazza Affari le banche più in sofferenza sono Ubi -4,06% e Banco Bpm -3,41% con Banca Generali -2,82% e Mediobanca -2,84%. L’ottava si chiude in rosso per il settore, in attesa che molti istituti di credito alzino il velo sui loro numeri la prossima settimana insieme ad altri importanti titoli finanziari: lunedì aprirà le danze Banco Bpm; martedì Finecobank (-1,33%) e Intesa (-1,61%). Giovedì Unicredit (-2,74%), Mps (-2,15%) e Unipol (-0,08%). L‘8 febbraio sarà la volta di Carige, ancora sospesa dalle contrattazioni. Sulla banca genovese si sono oggi registrate tensioni in commissione finanze alla Camera, sul decreto legge con le misure di sostegno. Il Movimento 5 stelle spinge per introdurre modifiche e resiste alle pressioni di segno opposto che arrivano dal ministero dell’economia, sostenuto dalla Lega.

La sponda positiva del Ftse Mib è capeggiata da Diasorin, +2,63%, a seguito della certificazione dalla Food and Drug Administation (FDA) per la vendita sul mercato Usa del test Liaison della Calprotectina. Bene Moncler +1,95%; Cnh +1,75%; Ferrari +1,66%; Prysmian +1,17%.

Commenta