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La guerra della Vespa non fa (troppa) paura ai mercati

Le Borse sono deluse per i ritardi delle riforme Trump, ma non si preoccupano troppo della presunta guerra dei dazi – Il Pil Usa viene rivisto al rialzo, mentre il Nasdaq segna un nuovo record – Il greggio sostiene i petroliferi – Axa: Generali non ci interessa

La guerra della Vespa non fa (troppa) paura ai mercati

La confusione regna sovrana nella politica Usa. Il presidente Donald Trump minaccia la destra del suo partito, rea di aver affossato la riforma sanitaria. Si susseguono rivelazioni sul fronte del Russiagate, cioè i rapporti dello staff di Trump con i collaboratori di Putin. La sensazione, commenta l’ex segretario al Tesoro Lawrence Summers (democratico) , è che i propositi battaglieri del presidente non riescano a tradursi in atti concreti. Vale per il muro con il Messico (mancano i soldi), il bando sull’immigrazione (bloccato dai magistrati) e per la stessa riforma fiscale, ridimensionata per le esigenze di bilancio.

In questa cornice s’inquadra la “guerra alla Vespa”, ovvero la minaccia di dazi sui prodotti Piaggio, sul roquefort e su altri prodotti simbolo del made in Europe. L’amministrazione, in realtà, si è limitata a tirar fuori dal cassetto misure già decise in passato come ritorsione per lo stop alla carne americana nel Vecchio Continente. Più un gesto dimostrativo, l’ennesimo, che non l’avvio di una guerra commerciale velleitaria.

I mercati, scontata la delusione per il ritardo delle riforme più gradite (fisco e grandi opere) si stanno adattando alla nuova situazione, quella di un Trump normale, non dotato di superpoteri. Dopo l’iniziale delusione, la Borsa ha ripreso così a salire, ma non a correre, in linea con l’economia e le materie prime. E la Fed, attenta a evitare che la locomotiva, alimentata dai consumi, si surriscaldi, ha messo a punto una strategia di rialzi graduali senza prezzare la “rivoluzione” solo sulla carta annunciata dalla Casa Bianca. Cala anche la pressione su Mario Draghi: l’inflazione torna a scendere, a vantaggio della politica espansiva della Bce.

“Insomma – scrive Alessandro Fugnoli – il paradigma alla base di tutta l’azione di mercato degli ultimi mesi va rimesso in discussione e non è detto che questo abbia conseguenze negative per i mercati. Anzi”.

IL PIL USA RIVISTO IN RIALZO, CORRONO I CONSUMI

A confermare la buona intonazione dei mercati ci ha pensato ieri il rialzo del Nasdaq: +0,28%, ad un nuovo record assoluto a 5914,34 punti. Il listino tecnologico è ormai a un passo dalla barriera dei 6 mila punti. Avanzano anche il Dow Jones (+0,33%) e l’indice S&P 500 (+0,29%).

Il Pil Usa del quarto trimestre è stato rivisto al rialzo e segna una crescita del 2,1% dal +1,9% della rilevazione precedente. Gli economisti in media prevedevano una revisione a +2%. L’accelerazione dell’economia americana nel quarto trimestre è legata ai consumi, saliti del 3,5%, più del 3% inizialmente stimato. I profitti delle aziende sono balzati del 9,3%, l’aumento maggiore dal 2012. 

IL PETROLIO SOSTIENE IL TORO: TENARIS +3,5%, CONOCO +8,9%

A sostenere i mercati azionari sia in America che in Europa ci hanno pensato i titoli energetici, trainati dal rialzo del petrolio. Il Wti ha superato quota 50 dollari (50,35, al top da tre settimane) , nella prospettiva di un rinnovo dell’accordo Opec sui tagli alla produzione che, secondo il ministro kuwaitiano del petrolio, potrebbe essere siglato già alla riunione di maggio a Vienna. Il Brent è cresciuto invece di 47 centesimi, a 52,389 dollari al barile.

Il superamento della soglia dei 50 dollari ha coinciso con la vendita da parte di Conoco Philips (+8,9%) di alcune attività nelle sabbie bituminose in Canada e nel gas naturale. I giacimenti canadesi, terzi al mondo per dimensioni, raggiungono il pareggio solo a un prezzo di 50 dollari al barile.

Il deal conferma l’analisi di Paolo Rocca, ceo di Tenaris , ieri il titolo più effervescente di Piazza Affari con un rialzo del 3,5% . Il manager ha corretto al rialzo le previsioni di crescita della domanda globale di tubi per l’industria petrolifera nel 2017.

Sale anche Saipem (+1,3%): la società ha collocato martedì con successo un’emissione obbligazionaria da 500 milioni di euro con scadenza cinque anni. Il bond a tasso fisso e non convertibile staccherà una cedola annua di 2,75%, identica al rendimento. 

In ascesa pure Eni (+1,3%). L’ad Claudio Descalzi ha detto che la compagnia petrolifera ha ricevuto molte manifestazioni di interesse per la sua divisione Retail del Gas & Power, in particolare da fondi e aziende internazionali. Una decisione sulla vendita o meno sarà presa entro l’anno.

ASIA POSITIVA, CROLLA IL RAND SUDAFRICANO

Positivi stamane i listini asiatici. Avanza Tokyo (+0,6%), confortata dall’aumento dell’inflazione: +0,2%, l’aumento più alto degli ultimi due anni.

Sale anche Shanghai (+0,3%). Gli indici Pmi segnalano ripresa sia sul fronte manifatturiero che dei servizi. Intanto il presidente Xi Jinping si prepara per il primo incontro con Trump previsto nel resort di Mar-e-Lago in Florida. Ieri lo stesso Trump ha twittato: “Sarà un incontro molto duro. Gli Usa non sono più disposti a tollerare la perdita di posti di lavoro per il deficit con la Cina”.

Da segnalare il crollo del rand del Sud Africa: -0,9% sul dollaro (-8% in settimana) dopo la decisione del presidente Zuma di licenziare il ministro delle Finanze, Previn Gordhan.

PIAZZA AFFARI +0,4%. RALLENTA L’INFLAZIONE IN EUROPA

Le buone notizie dagli Usa su Pil e consumi hanno dato la spinta ai mercati europei. Piazza Affari ha chiuso la seduta in maniera positiva, più o meno in linea con l’andamento delle Borse europee. L’indice Ftse Mib ha continuato a consolidare la propria posizione sopra quota 20mila, con un +0,45%, a quota 20.367 punti.

In terreno positivo anche gli altri listini dell’Eurozona: Francoforte +0,44%, Parigi +0,4%, Madrid +0,36%. In terreno negativo invece Londra (-0,06%). Frena di nuovo l’inflazione in Europa. In Spagna l’indice dei prezzi rallenta a +2,3% (da 2,6%). Ma il dato più importante arriva dalla Germania. Gli analisti prevedevano +1.9%, in linea con l’obiettivo della Bce. Al contrario, l’aumento si è fermato all’1,5% tendenziale, dopo aver segnato a febbraio il massimo da quattro anni e mezzo (2,2%).

La discesa del carovita, combinata con i segnali in arrivo dalla Bce, hanno indotto gli investitori a maggiore cautela nei confronti di un riposizionamento rapido della Banca centrale europea su una linea meno espansiva.

BTP, DOPO L’ASTA CALANO I RENDIMENTI

Sui Btp ha pesato comunque l’ampia offerta all’asta di ieri. Il Tesoro ha collocato 9 miliardi di euro, il massimo dell’importo messo a disposizione, in titoli a medio lungo termine, tra cui la prima riapertura del Btp a 50 anni dal lancio via sindacato dello scorso ottobre. Il tasso sul decennale italiano si è attestato al 2,30%, dopo un picco al 2,34% nel post asta. Lo spread con l’analoga scadenza tedesca ha terminato la seduta a 198 punti base da 195 punti della chiusura di ieri. Il rendimento del Bund decennale è sceso fino a 0,32%, minimo da tre settimane.

Con il collocamento sul medio-lungo il Tesoro ha coperto circa il 32% delle esigenze di rifinanziamento di quest’anno.

LA BCE: I TASSI NON SALIRANNO

Si alza intanto il dibattito sulla durata del Qe (in calo questo mese a 60 miliardi) all’interno della Bce. L’austriaco Ewald Nowotny ha innescato ieri il calo dell’euro sul dollaro a 1,072 affermando che la Banca centrale non intende per ora alzare i tassi. L’olandese, Klaas Knot, in un’intervista al Wall Street Journal, ha al contrario detto che la Bce potrebbe abbandonare gradualmente la sua politica monetaria accomodante e procedere in parallelo a un rialzo dei tassi. Il capo economista della Bce, Peter Praet, ha ribadito che “non siamo ancora sufficientemente fiduciosi che l’inflazione convergerà a livelli coerenti con il nostro obiettivo: le dinamiche dei prezzi al consumo restano ancora dipendenti dall’ accomodamento monetario”.

PIAGGIO RESISTE AI DAZI, FINCANTIERI RITROVA L’UTILE

Riflettori accesi ieri su Piaggio, coinvolta nella guerra dei dazi. Il titolo ha chiuso la giornata in Borsa in calo dello 0,5% dopo aver avviato la seduta in calo dell’1,5% per poi allungare le perdite fino al 3 per cento. La notizia “non è positiva – hanno commentato gli analisti Mediobanca – ma restiamo cauti”. Il report ricorda che “le vendite di Piaggio negli Usa ammontano a circa il 5% del giro di affari annuale” e che sono “tutte rappresentate da importazioni, in quanto la società non ha fabbriche negli Stati Uniti”. Gli analisti di Banca Akros ritengono la notizia “potenzialmente negativa”, ma ricordano che “non è la prima volta che circolano rumors analoghi”.

Giornata di gloria invece per Fincantieri (+3,05%). I dai a fine 2016 segnalano un aumento dei ricavi (+5,3%) ed un forte miglioramento del margine operativo lordo, passato da un rosso di 26 milioni ad un risultato positivo per 267 milioni.

Tra gli altri industriali, Leonardo +1,2%. La consociata Usa del gruppo realizzerà un nuovo stabilimento in Alabama per la produzione di T-100 se il velivolo verrà scelto da Us Air Force. Fiat Chrysler -0,5%, Prysmian +1%.

AXA: “GENERALI NON CI INTERESSA” 

Sale Telecom Italia +0,4%: la società si prepara al lancio di Kena, il suo marchio low cost per la telefonia mobile. A detta di Barclays (equalweight, Tp 0,9 euro) la società presenta una valutazione più interessante dopo che da inizio anno ha sottoperformato i concorrenti. Il presidente Giuseppe Recchi entrerà nel Cda della controllata Inwit.

Generali -0,2%. Axa non è interessata a una scalata su Generali o Zurich Insurance. Lo ha ribadito il Ceo della compagnia francese Thomas Buberl in un’intervista a magazine svizzero Bilanz. “Siamo grandi abbastanza. Non ho bisogno di Zurich. Non ho bisogno di Generali. Molti gruppi sono grandi giusto in due o tre mercati. Noi apparteniamo alla categoria dei top player in 8-10 mercati”, ha detto il manager.

Deboli le banche: Unicredit -0,1%, Intesa +0,2%, Banco Bpm +0,8%.

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