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La formazione della classe dirigente: la grande dimenticanza della politica

Generare classe dirigente è da tutti riconosciuto indispensabile ma arrivati al dunque la politica latita. Il nuovo libro di Pietro Fiorentino e le proposte concrete per invertire la rotta

La formazione della classe dirigente: la grande dimenticanza della politica

Il tema della formazione, che ha prodotto nel corso degli anni una copiosa e spesso “inutile” letteratura, avrebbe in questo momento storico ancora più valore strategico del passato per le sfide epocali che la pandemia ha accentuato e reso non più procrastinabili, senza parlare dell’ormai diffusa rivoluzione tecnologica e della transizione ecologica.

La formazione della classe dirigente: indispensabile oggi più che mai

Mai come ora sarebbe essenziale dare concreta attuazione e sostanza su questo tema al Piano nazionale di ripresa e resilienza, il noto Pnrr. Un impegno che richiede altresì una classe dirigente all’altezza dei numerosi e complessi obiettivi da raggiungere; una classe dirigente anch’essa opportunamente formata, in possesso di competenze manageriali, amministrative e gestionali, che sia capace di rispondere alla storica opportunità offerta al nostro Paese per una concreta e sostenibile ricostruzione economica, sociale e ambientale.

L’assenza di una classe di tale livello è un tema che viene anch’esso accolto nei vari dibattiti giornalistici e televisivi, per essere poi riposto nel cassetto e ripreso di tanto in tanto come già avvenne anni fa, dopo la crisi economica del 2008. 

Quando, di fronte a quella grave crisi, decidemmo con la Luiss di occuparci di questo problema con un Rapporto annuale dal titolo: “Generare classe dirigente”, partimmo con grande entusiasmo e slancio, tanto da raggiungere nei primi tre, quattro anni il migliaio di partecipanti all’Auditorium di Roma alle presentazioni dei primi Rapporti. Con l’allontanarsi della crisi si allontanò anche l’interesse verso questa grande necessità di promuovere una nuova e più competente classe dirigente, tant’è che dopo 9 anni trascorsi tra alti e bassi chiudemmo quell’esperienza prima di sviluppare un adeguato programma formativo.

Un programma che avrebbe dovuto essere mirato soprattutto alle funzioni di responsabilità dei futuri leader, coerente con i numerosi risultati da raggiungere, ed allargata poi a tutto quel capitale umano che fa dell’Italia una vera e propria “Fabbrica delle competenze”, per parafrasare il titolo del mio precedente libro (Luiss University Press 2020) già significativamente sottotitolato “Come cultura ed esperienza possono far ripartire la crescita”, scritto durante la pandemia nel tentativo di rinnovare un po’ di interesse intorno all’annoso problema dell’assenza di una vera classe dirigente.

La formazione della classe dirigente: perché un nuovo libro

In questi ultimi anni, con la prolificazione di un vasto populismo, non solo nel nostro Paese ed una nuova più grave crisi, è di nuovo emersa ed aumentata la carenza di classe dirigente ed anche se, a dire il vero, non c’è oggi talk show o dibattito televisivo che non affronti questo tema, non vengono mai approfondite le diverse problematiche e i contenuti della formazione, senza darle il giusto rilievo e considerando la competenza un vero valore.

La copertina del nuovo libro di Pietro Fiorentino

Per questo, dopo una vita professionale nel pubblico e nel privato dedicata alla formazione, anche del management, ho deciso di scrivere “Le transenne di Piazza del Parlamento. Cultura, valori e competenze della classe dirigente di domani (Luiss University Press 2022)” che, sulla base della mia lunga esperienza gestionale, oltre che di elaborazione dottrinaria, potesse affrontare ancora, seppure in modo nuovo più semplice e scorrevole, il tema delle competenze e della generazione di nuova classe dirigente, con un’interconnessione tra teoria e pratica, tra sapere ed esperienza, tra giovani e anziani.

Il titolo del libro nasce dalla manifesta incapacità dell’attuale classe dirigente politica di garantire anche il minimo decoro delle Istituzioni, e di assumersi responsabilità.

Come la responsabilità della funzione, che richiede l’integrazione delle capacità professionali con indispensabili valori morali; il rispetto degli altri, che implica la continua attuazione del principio di correttezza e solidarietà nella politica, nella società, sul lavoro; il valore della semplificazione, che comporta capacità di sintesi, comunicazione e rapidità decisionali; la cultura delle alleanze, che racchiude in sé intelligenza organizzativa, attrattiva e attenzione ai risultati.

La formazione resta relegata a un ruolo di comprimario

Purtroppo, però, anche in una fase di profonda crisi del mercato del lavoro come quella che stiamo vivendo, la formazione resta relegata a un ruolo “comprimario”, un’esigenza evocata e mai formalmente e concretamente imposta se non nella rigidità sia dei vincoli a cui è sottoposto il suo utilizzo, sia dei controlli. 

Dopo l’uno vale uno, la pandemia e la più recente crisi della politica non si vedono molte vie di uscita. Il deperimento del capitale umano continua, inesorabile, e non mi sembra di vedere grande interesse per il tema che sto trattando ancora una volta nel tentativo di sollecitare qualche valido interlocutore che, credendo davvero nel valore dell’investimento in formazione, non ne faccia solo oggetto di una non meglio identificata “trasversalità” che rischia di perdere la sua fondamentale importanza e ogni sua precisa finalità.

Serve una classe dirigente impegnata seriamente su questa materia che, attraverso un’alleanza tra pubblico e privato (scegliendo i migliori e più entusiasti esperti nel mondo del lavoro, delle imprese e soprattutto nelle università), possa accompagnare ognuna delle opere previste nel Pnrr con opportuni interventi formativi.

Generare classe dirigente: ecco alcune proposte

La tragica crisi provocata dal Covid ci ha dimostrato che non vi dovrà essere più spazio per l’improvvisazione e la mancanza di professionalità né a livello politico, né in ambito sanitario, né in nessun altro ambito, perché il sacrificio, l’impegno, lo studio, l’esperienza sul campo, la competenza sono le uniche armi che abbiamo per esprimere il nostro valore. E per far crescere il nostro paese sia nel prestigio, che in termini economici. Ma occorre possedere delle moderne competenze, frutto di un necessario mix tra sapere teorico ed esperienza pratica, tra quanto appreso sui libri e quanto acquisito on the job.

Il nostro Paese, da sempre in grado di “fabbricare” competenze ineguagliabili, paradossalmente non riesce più a generare risorse umane all’altezza della sua storia e delle sfide che ci attendono. Una grave mancanza, che rischia di complicare i precari equilibri del presente e indebolire ulteriormente le prospettive della vita sociale ed economica di domani.

Siamo tutti d’accordo che occorra “Generare classe dirigente”. Pragmaticamente si potrebbe partire dalle proposte contenute nel libro, che riflette sulle cause della diffusa assenza di merito che oggi imperversa nel nostro paese, analizza le caratteristiche che dovrà possedere una futura classe dirigente e ne individua gli elementi base dei quali dovrebbe comporsi e caratterizzarsi e da cui è impossibile prescindere. Si tratta di un tentativo di avvicinare alla riflessione su questi temi così complessi anche quei giovani che saranno le nuove classi dirigenti, in modo che possano prepararsi e formarsi per costruire l’Italia del futuro con competenza, capacità, determinazione, impegno e tanta passione. La responsabilità di noi adulti è invece quella di creare le condizioni perché i giovani abbiano pieno accesso all’istruzione e a un’alta formazione di qualità sia teorica che pratica, una formazione completa che sappia connettere conoscenze e competenze, generando possibilità di sviluppo e crescita per gli individui e i sistemi nei quali agiscono, in una sorta di patto generazionale con un sano ricambio fondato su merito e competenze che possano mettere fine alla povertà educativa finora troppo spesso riscontrata e accettata.

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