Condividi

La crisi del Nasdaq accelera la corsa dei Big al Metaverso

Il blitz di Microsoft su Activision segue di poco quello di Take-Two su Zynga. E i giochi diventano la porta d’accesso al Metaverso e ai suoi strabilianti orizzonti di guadagni. Virtuali o no, è da vedere. Ma intanto i Fang avanzano nel nuovo mondo

La crisi del Nasdaq accelera la corsa dei Big al Metaverso

La crisi dei titoli tecnologici cade nella settimana delle operazioni più importanti nella storia dei giochi digital. L’acquisto di Zynga, produttore di Farmville, passato il 10 gennaio per 12,7 miliardi di dollari a Take-Two, il creatore di Grand Theft, sembrava aver segnato un record quasi imbattibile. Invece, otto giorni dopo, Microsoft si è accordata con Activision (indebolita dalle accuse ai dirigenti per molestie sessuali) per rilevare il colosso dei giochi virtuali per 69,8 miliardi di dollari “cash”, da pagare entro il 2023, quando il nuovo affare del secolo avrà superato l’esame dell’Antitrust.

Allora Satya Nadella, il numero uno indiano della società di Redmond che assomiglia sempre meno a quella fondata da Bill Gates, dove l’X Box era poco più di un giocattolo che valeva il 5-6 per cento del fatturato, potrà aver raggiunto l’obiettivo di aver creato la “Netflix dei giochi”: un solo abbonamento per entrare, via smartphone o tablet/pc, in un mondo quasi infinito di contenuti esclusivi su scala mondiale. Microsoft, che può contare per ora su 25 milioni di abbonati al suo Game Pass (in ascesa del 30 per cento annuo) potrà allora sfruttare l’immenso bacino di Activision: 400 milioni di persone nel mondo, tante quante si divertono almeno una volta al mese con “Candy Crush” o  a “World of Warcraft”, i giochini più diffusi tra i passeggeri del metrò, da Parigi a New York, Melbourne o Singapore. Nell’attesa di sfidare Tik-Tok, l’omologo di Shanghai, o i fedelissimi della Playstation di Sony, il colosso giapponese che ha perduto il 9% in Borsa alla notizia dell’offensiva di Microsoft.

Numeri da record che, però, rappresentano solo una parte, la meno rilevante, della partita che Microsoft si accinge a giocare con gli altri Big dell’economia digitale per la conquista del primato nel mondo virtuale, quel metaverso che dallo scorso ottobre, quando Mark Zuckerberg annunciò il cambio del nome del suo impero da Facebook a Meta, si va espandendo ad una velocità quasi supersonica, anche se non tutti (anzi, senz’altro la grande  maggioranza degli operatori che ruotano attorno a Piazza Affari) ha ben compreso che cosa sia. Al punto che si pensa ad una moda o ad un diversivo per coprire la crisi dei titoli tech, ormai investiti dallo sboom della bolla finanziaria. Ma le cose stanno così?

C’è probabilmente un fil rouge che lega il rallentamento delle quotazioni al Nasdaq con il cambio di passo nella sfida tecnologica sul gaming e, indirettamente, sul Metaverso. Il mondo si sta aggiustando rapidamente al nuovo scenario fatto da un denaro che costerà di più e da una pandemia che fa meno paura. In questo quadro soffrono  i titoli tecnologici, specie quelli che non possono contare su una solida posizione di cassa: tassi di interesse più elevati significano uno “sconto” maggiore per il valore attuale dei profitti futuri, un calcolo che danneggia evidentemente i titoli ad alta crescita con le valutazioni più alte.

Ma la caduta dei prezzi finisce con il favorire i protagonisti più solidi, ovvero i Fang (Facebook, Apple, Amazon, Google e Netflix), i più pronti ad approfittare degli sviluppi della tecnologia con un obiettivo preciso: la conquista di un posto al Sole nel Metaverso.

Ma che cos’è? In un tempo non troppo lontano sarà possibile incontrarsi, studiare, lavorare o giocare con dispositivi basati sulla realtà virtuale in 3D. Nel Metaverso si potrà incontrare l’avatar di un nostro amico, collega, docente, e così via. Le possibilità di incontro a distanza assumono una nuova dimensione, non più piatta come lo schermo, ma tridimensionale. Le possibilità di sviluppo del sistema, però, sono quasi infinite. Basti pensare alla possibilità di immaginare impianti industriali virtuali prima dell’investimento reale. O alla possibilità di sperimentare le reazioni del pubblico prima del lancio di un prodotti/progetto. 

Fantascienza? Nel giro di poche settimane il fenomeno ha non solo investito il mondo della moda ma una città virtuale come Decentraland hanno ormai raggiunto prezzi vicini a quelli del mondo reale con incrementi del 4-500 per cento. Il Metaverso è così diventato anche un tema di investimento da cavalcare nei prossimi anni per non lasciarsi sfuggire un potenziale supertrend che, rafforzato dai marchi garantiti dalle blockchain, può garantire enormi guadagni. 

“Sono certo – ha spiegato un operatore Usa al New York Times – che mia figlia, che oggi ha 5 anni, presto si vergognerà ad uscire con me se non indosserò scarpe garantite da un marchio nel mondo Meta”.  E così si spiega la corsa a questo oro virtuale: si può infatti investire sulle società che creano città e negozi, che sviluppano hardware per accedere al Metaverso o che rendono possibili pagamenti digitali.

Un nuovo mondo a cui si accederà in vari modi, compresi i giochi che, insegna Fortnite, già mobilitano fatturati miliardari. In attesa che si diffondano i caschi Oculus di Facebook o gli occhiali Google (realizzati da Rayban/Luxottica). E Microsoft sarà di certo uno dei protagonisti. Ora aspettiamo la replica degli altri.

Commenta