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La Borsa rimbalza e Moncler continua a brillare

Moncler resta al centro della scena a Piazza Affari che, come tutti i listini azionari, corre sull’onda della pace sempre più vicina sui dazi – Bene anche Stm, Prysmian e Unicredit – Vendite sulla Juve.

La Borsa rimbalza e Moncler continua a brillare

Un mix di buone notizie favorisce oggi la propensione al rischio e porta il sereno sui mercati, così i listini europei chiudono positivi e Wall Street parte con il piede giusto. In sintesi si spera in una luce in fondo al tunnel sui dazi, perché la Cina ha annunciato una sospensione delle tariffe su alcuni prodotti americani, mentre Larry Kudlow, consigliere economico della Casa Bianca, dice che l’accordo commerciale è più vicino che a novembre. Bene il petrolio, dopo che l’Opec+ ha trovato l’intesa per estendere fino al 30 marzo il taglio della produzione di 500 mila barili al giorno. Infine l’economia Usa si rivela resiliente, grazie al rapporto sull’occupazione migliore del previsto.

In questo contesto Piazza Affari sale dello 0,93% a 23.182 punti, spinta da banche, con Unicredit regina listino (+2,99%), tech, industria e petroliferi, mentre sono in calo le utility. Resta in evidenza Moncler, +2,03%, dopo il rally di ieri a fronte di indiscrezioni su un interesse di Kernig. Migliora anche lo spread, nonostante il governo sia sempre ai ferri corti su qualche questione: 163 base, -1,65% rispetto alla chiusura di ieri, il differenziale di rendimento fra decennale italiano e tedesco, con il Btp a 1,34%.

Nel resto del continente Francoforte progredisce dello 0,87%, benché la produzione tedesca a ottobre sia calata dell’1,7%, dato peggiore da un decennio e contro attese di incremento. Parigi, +1,21%, con il paese  impantanato nelle proteste contro la riforma delle pensioni voluta da Macron. Londra, +1,45%; Madrid +1,53%.

Un bene rifugio come l’oro viaggia in ritirata e al momento tocca 1464,70 dollari al barile. Il petrolio di apprezza, Brent 64,28 dollari al barile (+1,4%), spinto dall’intesa raggiunta a Vienna dai paesi membri dell’Opec e da quelli non appartenenti al cartello, come la Russia che rientrano nel cosiddetto Opec+. Due terzi del taglio stabilito, ovvero 340.000 barili, ricadrà sulle spalle dei paesi Opec mentre il contributo dei paesi non-Opec sarà di 160.000 barili. Sono riduzioni che si aggiungono a quelle già esistenti e rappresentano circa l’1,7% della produzione globale. Intanto Aramco, la più grande Ipo della storia, ha optato per il prezzo massimo che si traduce in un incasso di 25,6 miliardi di dollari. Se sarà esercitata integralmente la greenshoe la raccolta potrà arrivare a 29,4 miliardi di dollari. Lo scrive la compagnia petrolifera nel comunicato sulla chiusura dell’offerta e la comunicazione del prezzo a 32 Royal, il top della forchetta.

Sul fronte valutario l’euro s’indebolisce contro il dollaro e al momento scambia intorno a 1,05. D’altra parte l’economia dell’area della moneta unica mostra segnali di debolezza, mentre quella nordamericana ruggisce come un leone. 

Il mese scorso negli Stati Uniti sono stati creati 266.000 posti di lavoro, contro 187.000 attesi dagli analisti. La disoccupazione è scesa al 3,5% dal 3,6% del mese precedente, tornando ai minimi degli ultimi 50 anni, con gli esperti che invece attendevano una conferma del 3,6%. ll dato segnala che il mercato del lavoro è resiliente nonostante il rallentamento globale e la guerra dei dazi, soprattutto grazie al settore manifatturiero, considerando che l’occupazione nel settore dei veicoli a motore è aumentata di 41 mila unità in seguito alla fine degli scioperi dei lavoratori di General Motors. Non è forse un caso che, a dicembre, gli statunitensi si siano dimostrati più ottimisti sull’economia rispetto al mese precedente, battendo anche le previsioni degli esperti nella lettura preliminare della fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan.

Tornando in Piazza Affari: Unicredit mette a segno un’ottima performance dopo il giudizio positivo pronunciato ieri da Moody’s sul piano 2020-2023 e con Equita che porta il prezzo obiettivo a 16,5 euro per azione, da 16,2. Nel settore è in evidenza anche Ubi, +1,62%. Bene Stm +2,96%; Prysmian +2,83%; Buzzi +2,58%; Tenaris +2,14%; Atlantia, +1,83%; Nexi +1,43%.

Le vendite penalizzano la Juventus -1,57% dopo una serie di sedute in rialzo; debolezza per Italgas -0,73%, Hera -0,21%, Recordati -0,19%; Snam -0,18%.

Fiat, è piatta. Reuters scrive che la cinese Dongfeng Motor probabilmente ridurrà la sua partecipazione in Psa dopo aver dato mandato alle banche per studiare le possibili opzioni, una mossa che potrebbe facilitare il piano di fusione del gruppo francese con il Lingotto. 

Fuori dal paniere principale si sgonfia un po’ la Roma, -5,19%, dopo il balzo della vigilia.

Mediaset è in denaro, +2,01%, nel giorno dell’udienza al

Tribunale di Milano sul ricorso cautelare di Vivendi e Simon Fiduciaria contro il progetto di fusione di Mediaset e Mediaset Espana nella holding olandese MediaforEurope (MFE). A pochi minuti dalla chiusura di Borsa, Radiocor scrive che il giudice Elena Riva Crugnola si è riservata di decidere “con una riserva ampia” nella controversia e perciò potrebbe ulteriormente rinviare.

Fra i minori la Consob ha sospeso temporaneamente dalle negoziazioni Chl dopo aver rilevato “gravi irregolarità” da parte dei vertici della società e che potrebbero fare emergere degli abusi di mercato”. La società è pronta a fornire ogni informazione chiarimento e, in una nota, ribadisce “la correttezza del proprio operato”.

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