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La Borsa chiude l’anno col segno più

Nell’ultima seduta dell’anno Piazza Affari guadagna lo 0,16% sulla scia di Unipol, Mediaset, Ferragamo e Saipem – Prese di beneficio su Fineco, Terna, Buzzi e Azimut – Moderatamente positivi anche gli altri listini europei.

La Borsa chiude l’anno col segno più

L’ultima giornata di Borsa del 2016 si chiude a “zero virgola” per quasi tutti i listini europei, senza grandi slanci, né grandi scossoni. Il Ftse Mib segna +0,16%, fanno meglio Londra +0,32% e Francoforte, +0,26% che si concedono anche qualche ora di vacanza in più e chiudono in anticipo rispetto ai colleghi latini. Il Ftse 100, fra l’altro, archivia il 2016 a 7.143 punti, sui massimi storici. Parigi segna +0,27% e Madrid +0,04%.

Anche Wall Street apre svogliata e dopo qualche ora i listini si assestano un zona rossa, col Nasdaq più marcatamente negativo. L’euro continua la sua rivincita sul dollaro e viene scambiato a 1,055 (+0,62%). Brent in frazionale calo (-0,47). I prezzi del greggio però si apprestano a chiudere l’anno con il maggior rialzo dal 2009, in seguito all’ottimismo generato dall’accordo sul taglio dell’output da parte dei paesi produttori. 

Lo spread fra decennale italiano e tedesco oggi c’impone di non brindare: +5,33%; 171.90 punti base; rendimento +1,93%. Sulla piazza di Milano il titolo più vivace, in chiusura, risulta Unipol +2,09%; bene Ferragamo +0,76%, con l’accordo preventivo sul Patent Box. Ben impostata Saipem +1,04%. Tonica Mediaset +0,98% e in scia, fuori dal perimetro delle blu chip, Mondadori +2,42%%. Enel +0,72%; A2a +0,9%.  

Le banche viaggiano in ordine sparso. Manca Mps, che chiude l’anno da grande assente. Oggi Bankitalia conferma, in una nota, che l’intervento dello Stato nella ricapitalizzazione precauzionale comporterà una prima iniezione di liquidità da 4,6 miliardi e poi un esborso di 2 miliardi circa per risarcire gli obbligazioni subordinati retail. La banca centrale precisa che la differenza tra l’aumento di capitale previsto in base alla soluzione di mercato (5 miliardi) e quello con lo Stato (8,8 miliardi), dipende dai diversi presupposti e obiettivi delle due misure, che implicano metodi di calcolo differenti e determinano risultati differenti.

Tornando ai presenti: Unicredit -0,07% e Intesa San Paolo +0,58%, risultano i titoli più scambiati dell’anno e replicano il primato 2015. Intesa, per controvalore, con un totale di 78 miliardi di euro; Unicredit per contratti, pari a 5,8 milioni. Ultima giornata da single per Bpm, -0,72% e Bp, -0,43%, che domenica si fondono e lunedì torneranno in contrattazione nella nuova veste di Banco Bpm. Sulla famiglia però già pende l’incognita dell’attività ispettiva della Banca centrale europea, che deve comunicare gli esiti dello Srep alla nuova banca e il rapporto finale delle ispezioni che si sono concluse di recente. Positiva Ubi, +0,54%. Prese di beneficio su Buzzi -1,44% e Terna -0,68%.

Fuori dal paniere principale, infine, prosegue il buon momento di Brembo (+1,66%) che rientrerà nel Ftse Mib a partire da gennaio. Il titolo in mattinata ha toccato un nuovo record storico a 58,3 euro.

Chiudiamo con qualche nota di bilancio annuale. Sul podio siede Londra, che domina la scena finanziaria dall’alto delle sue multinazionali e nell’anno della Brexit, ma anche della svalutazione della sterlina, porta a casa una crescita del 14,4% per il Ftse 100.

Di tutt’altro segno Piazza Affari: -9,68% il Ftse Mib su 12 mesi (al 23 dicembre). In calo anche la capitalizzazione complessiva delle società quotate: 524,9 miliardi di euro, pari al 31,8% del pil, a fronte dei 567,6 miliardi di fine 2015 (34,8% del pil) nonostante la raccolta di 6,1 miliardi da parte di società già quotate o di nuova ammissione.

Sull’altra sponda dell’Oceano infine questa sera si stappa lo spumante: il Dow Jones si appresta a chiudere con un guadagno annuale del 14% circa (il maggiore dal 2013), mentre lo S&P 500 e il Nasdaq si accontentano rispettivamente del +10% e +9%.

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