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Kpmg, nuovi modelli per l’export italiano

Una finanza in grado di gestire portafogli globali e maggiori investimenti nelle nuove tecnologie: queste le sfide per le imprese del Made in Italy che devono prepararsi a un’era i cui protagonisti saranno i Paesi emergenti. La società mondiale di consulenza Kpmg ha eleborato il modello di business adatto per portare a termine questi obiettivi.

Kpmg, nuovi modelli per l’export italiano

Nei prossimi anni la geografia delle relazioni globali verrà riscritta. Nel 2016 il Pil dei paesi emergenti (non solo i Brics ma anche gli stati africani, latinoamericani e asiatici) rappresenterà oltre il 41% del reddito mondiale e saranno loro alla guida della crescita globale con tassi di sviluppo medi del 6,7%. Per le imprese italiane sarà dunque fondamentale riuscire a innovare le proprie strategie per rendere più efficiente una gestione, sempre più internazionale, delle risorse.

Nei prossimi cinque anni il potere di spesa aumenterà del 6,7% nei paesi emergenti e del 3,4% nelle economie avanzate. Entro il 2020 la Cina dovrebbe diventare il primo mercato globale del lusso. Allo stesso tempo in Brasile oltre 45 milioni di persone saranno entrate a far parte della classe media.

Lo zoccolo duro dell’industria italiana è l’export: l’Italia rimane l’ottavo paese esportatore al mondo e i prodotti del Made in Italy sono il principale canale di riconoscimento dei nostri beni all’estero. E nonostante i paesi emergenti non costituiscano oggi il principale mercato di sbocco per le esportazioni italiane, sono quelli in cui nei prossimi dieci anni i tassi di crescita dell’export del Belpaese saranno i più elevati (+10% in Cina, Brasile e Turchia).

Ma la domanda nei paesi emergenti non è paragonabile a quella delle economie avanzate – i nostri principali partner finora. Le esigenze sono diverse, le regolamentazioni sono diverse ed è quindi necessario che le nostre imprese inizino il prima possibile a cambiare strategie per adeguarsi a questa nuova internazionalizzazione.

Kpgm fa un analisi approfondita del modello di business a cui le pmi italiane dovrebbero fare riferimento. Tra i diversi punti esaminati, i due nodi fondamentali su cui le aziende nazionali dovranno investire sono la finanza e le nuove tecnologie.

L’internazionalizzazione delle operations richiede una nuova dimensione finanziaria in grado di garantire liquidità alle imprese su scala globale. Per questo è necessario uno studio delle regolamentazioni bancarie, delle normative legali, delle tassazioni, delle infrastrutture e di tutti quegli aspetti che regolano le attività economiche nei Paesi con cui si hanno relazioni commerciali.

Anche per facilitare queste operazioni, bisogna aumentare gli investimenti nelle nuove tecnologie Ict. Che non devono essere viste come minacce per le imprese bensì come strumenti in grado di risolvere molti problemi. E l’Italia è ancora troppo provinciale su questo fronte. Basta guardare ai dati di diffusione di internet sul territorio: nel nostro Paese solo il 53% della popolazione utilizza internet quando negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Germania la stessa percentuale supera l’80%.

Dunque il Made in Italy non deve temere la concorrenza straniera a livello di qualità e diffusione ma per continuare a crescere è necessario che le imprese italiane inizino a cambiare i loro modelli di business e si lancino nel mondo delle nuove tecnologie, che non sono fantascienza ma utili strumenti alla portata di tutti.


Allegati: Going-Global_Paper KPMG.pdf

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