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Iran, ancora proteste. Rouhani apre dopo il pugno di ferro

Dopo la dura repressione con 200 arresti e 2 morti accertati ufficialmente, il presidente iraniano in un discorso alla nazione usa il guanto di velluto. Ma intanto ha bloccato Instagram e Telegram. Trump twitta scatenato

Iran, ancora proteste. Rouhani apre dopo il pugno di ferro

“Il popolo iraniano è libero di manifestare”. Il presidente dell’Iran Hassan Rouhani nel primo discorso alla nazione da quando sono iniziate le proteste in tutto il paese quattro giorni sceglie il guanto di velluto dopo avere usato il pugno di ferro per reprimere la rivolta diffusa nel paese per reagire non solo alla crisi economica ma anche per reagire alla corruzione e  alla scarsa trasparenza del governo. Rouhani ha attaccato Donald Trump per le sue “dichiarazioni che interferiscono con l’attività delle autorità dell’Iran”. Nel dare il suo sostegno alle manifestazioni di questi giorni, ha attaccato, il presidente americano si è dimenticato di quando “definiva gli iraniani terroristi”.

Resta il fatto che il bilancio della protesta è grave: due persone sono state uccise in Iran nella notte tra sabato e domenica durante le proteste a Doroud, nel Lorestan: lo ha reso noto all’agenzia stampa semiufficiale Mehr il vice capo della sicurezza del governatore della provincia Habibollah Khojastepour. Rimane tuttavia ancora incerto il bilancio e altre fonti parlano di sei morti.

Pesante il numero degli arresti. Circa 200 dimostranti sono stati arrestati ieri a Teheran “per aver distrutto proprietà pubbliche e per gli scontri” ha detto il vicegovernatore della capitale iraniana, Nasser Bakht, aggiungendo che altre persone sono invece state rilasciate, compreso un gruppo di studenti. Bakht ha aggiunto che sono stati arrestati anche circa 40 leader delle “manifestazioni illegali”. In questo modo ha confermano la mano dura del regime sui protestanti. Dura censura anche sui social: Instagram e Telegram sono stati bloccati in Iran ‘per mantenere la pace’ durante le proteste: ha annunciato la tv di stato iraniana, dopo che amministratore delegato di Telegram, Pavel Durov aveva denunciato via twitter il blocco dell’app.

Khojastepour non ha spiegato le cause della morte dei due dimostranti, ma ha sottolineato che “nessun proiettile è stato sparato dalla polizia e dalle forze di sicurezza sulla folla”. L’agenzia Mehr scrive che la protesta di Doroud – una città circa 325 chilometri a sudovest di Teheran – non era stata autorizzata. “Il raduno doveva finire in modo pacifico – ha commentato Khojastepour – ma sfortunatamente questo e’ successo a causa della presenza di agitatori”. In alcuni video pubblicati ieri notte sui social media si vede un dimostrante con una ferita da arma da fuoco e manifestanti a terra mentre in sottofondo si sente il rumore di spari. Questa mattina l’agenzia stampa semiufficiale Ilna scrive che le autorità hanno arrestato una ottantina di dimostranti ad Arak, circa 280 chilometri a sud di Teheran.

Trump, soldi gente sperperati per terrorismo – “Grandi proteste in Iran. La gente finalmente ha capito che i loro soldi e il loro benessere viene sperperato per il terrorismo”. Così il presidente americano Donald Trump ha commentato su Twitter le manifestazioni in Iran. “Sembra che gli iraniani non ne possano più. Gli Usa vigilano su eventuali violazioni dei diritti umani”, ha aggiunto.

‘Il mondo vi sta guardando’ – “Il governo iraniano dovrebbe rispettare i diritti del suo popolo, incluso quello di espressione. Il mondo sta guardando”. Lo scrive in tweet la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, in merito alle manifestazioni degli ultimi giorni in Iran. Tweet poi ripostato dal presidente Donald Trump. Ci sono notizie di “proteste pacifiche dei cittadini iraniani stufi della corruzione del regime e dello sperpero di ricchezze nazionali per finanziare il terrorismo all’estero”, aggiunge la portavoce.

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