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Invecchiamento: la ricetta della longevità, lectio magistralis del neurologo Claudio Franceschi

FONDAZIONE GOLINELLI – “Mangiare bene, correre bene ed essere felici” è la ricetta della longevità illustrata da Claudio Franceschi, uno dei massimi esperti mondiali di scienze neurologiche e docente emerito all’Università di Bologna, nella sua Lectio magistralis all’Opificio Golinelli su “Vivere l’invecchiamento” – In Italia ci sono oggi 19mila centenari.

Invecchiamento: la ricetta della longevità, lectio magistralis del neurologo Claudio Franceschi

“Mangiare bene, correre bene ed essere felici”.È la ricetta della longevità di Claudio Franceschi, uno dei grandi esperti mondiali di questo tema, docente emerito di Scienze neurologiche a Bologna,autore di una Lectio Magistralis all’Opificio Golinelli, in occasione del convegno “Vivere l’invecchiamento, una riflessione multidisciplinare”.

Da secoli l’uomo cerca l’elisir di lunga vita, mai come in quest’epoca però la meta è sembrata vicina e “cent’anni da leone” potrebbe diventare il motto del nuovo millennio. In primo luogo perché l’età media in un secolo è più che raddoppiata, in secondo luogo perché la mole di studi, mezzi e interessi sull’eterna giovinezza ormai è diventata enorme. Oggi in Italia i centenari hanno superato i 19mila, 872 sono le persone che hanno 105 o più anni, 27 hanno già compiuto 110 anni. Un piccolo esercito di grandi vecchi, per la maggior parte destinati a lasciare questa terra in pochi giorni,senza passare il calvario delle malattie invalidanti. Il loro curriculum è invidiabile: i più hanno avi centenari; la loro età biologica è minore rispetto a quella anagrafica; sono riusciti a posporre di 20-30 anni le patologie associate all’età. Una fortuna in gran parte scritta nel Dna, ma ciò non basta, ci vuole anche uno stile di vita adeguato. Franceschi e i suoi collaboratori studiano i centenari a livello planetario non solo per carpire i segreti del loro genoma, ma anche per offrire prospettive di vitae di cura anche a chi non è altrettanto fortunato.

In questo cammino hanno stabilito dei punti fermi molto importanti, in particolare il fatto che gli anziani fanno più fatica dei giovani a smaltire la “spazzatura” del loro organismo e questa, alla lunga, favorisce uno stato di infiammazione cronica latente, tratto comune a tutte grandi patologie invalidanti dell’età, come il Parkinson, l’Alzheimer, il cancro o i problemi cardiovascolari. In una sorta di corto circuito interno la malattia riverbera la sua sinistra eco all’interno dell’organismo inducendolo ad accelerare l’invecchiamento.

“Tutte le malattie croniche età associate – spiega lo scienziato -condividono gli stessi meccanismi fondamentali”. Questo significa che un giorno le malattie potranno essere combattute nel loro insieme e non una sola alla volta. Una rivoluzione. “Non è un caso – osserva Franceschi – che alcune medicine, indicate per una certa patologia, in realtà funzionino anche per altre. Ben presto ci renderemo conto che i 160 specialisti di oggi dovranno anche loro fare i conti con questa realtà biologica che richiede una visione integrata e unitaria, o meglio di medicina sistemica”.

Il sogno nel cassetto dunque non è solo quello di una vita lunga, ma anche quello di una vita lunga, sana e attiva. Ciò che facciamo e ciò che mangiamo possono aiutarci: “Una fettina di prosciutto o una grigliata ogni tanto non compromettono il nostro futuro – sostiene lo studioso – è importante invece avere un approccio equilibrato verso ogni cosa. I centenari in genere non hanno avuto nel corso della loro vita un’alimentazione particolarmente ricca, ma nemmeno troppo povera, perché la malnutrizione è il peggior presupposto di chi aspira alla longevità. Allo stesso tempo bisogna accettare l’idea che ognuno di noi è una singolarità. Ci sono indicazioni generalmente valide, ma anche queste vanno calibrate su ogni individuo. Alcuni dei nostri centenari, sulla base del loro genoma,dovevano diventare grandi obesi, invece hanno evitato questa deriva grazie al loro stile di vita. Insomma non ci sono principi generali che, calati nel particolare, non possano essere corretti”.

Concludendo anche se non abbiamo genitori centenari possiamo cercare di tenerci in forma e non dobbiamo arrenderci a quanto è scritto nel nostro DNA,perché se la strada è tracciata siamo comunque noi a percorrerla, ad accelerare o a rallentare il passo, a fare soste e deviazioni. Coltivandola speranza, perché no, che la scienza un giorno ci garantisca di non invecchiare o addirittura di non morire più. È un miraggio senza riscontri in natura? “Meno di quanto si pensi – conclude Franceschi – la medusa Turritopsis Nutricula, infatti non invecchia e la sua vita sarebbe eterna se qualche volta non finisse nelle reti di qualche pescatore”. Occhio alle trappole allora e guardiamo al futuro e alla scienza con ottimismo e fiducia.

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