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Intesa Sanpaolo: per le Pmi, oltre al credito, innovazione e export

La banca ha presentato a Milano dati e progetti sulla propria strategia di sostegno alle piccole e medie imprese: “L’obiettivo è di aiutare lo sviluppo e l’internazionalizzazione, anche attraverso consulenza e formazione”, spiega il responsabile della Banca dei Territorio Stefano Barrese.

Intesa Sanpaolo: per le Pmi, oltre al credito, innovazione e export

Le banche non sostengono l’economia reale? Non sembra essere il caso di Intesa Sanpaolo, che si definisce “banca delle Pmi” e a Milano ha presentato lo stato dell’arte del suo sostegno alle piccole e medie imprese italiane, quelle con meno di 250 addetti “ma che valgono la metà dell’export e sono la spina dorsale del sistema produttivo italiano, anche attraverso le filiere”, ha ricordato il chief economist Gregorio De Felice. I dati dicono che sono un milione le aziende clienti della Banca dei Territori, di cui 200.000 Pmi strutturate, e sono 2.500 le startup sostenute. Solo in operazioni di finanza strutturata (acquisizioni, fusioni, etc), Intesa Sanpaolo ha erogato nel 2018 ben 1,6 miliardi (su oltre 100 operazioni totali). A questi vanno aggiunti 1,3 miliardi di finanziamenti legati al piano Industria 4.0 con oltre 4.800 richieste evase, e ad esempio – attraverso lo strumento Nova+ – oltre 1,8 miliardi a sostegno di 1.600 progetti di investimenti in ricerca e innovazione, di cui il 40% a vantaggio di Pmi. Ci sono poi i plafond, come quello da 5 miliardi che Intesa Sanpaolo Innovation Center dedica alla circular economy, o i 100 milioni di sostegno all’internazionalizzazione delle aziende stanziati da Mediocredito in collaborazione con Sace. Mediocredito collabora anche con la Bei (Banca europea per gli investimenti) per 1,5 miliardi destinati a progetti speciali in ambito agroindustriale, agroalimentare e di efficientamento energetico.

“Ma adesso vogliamo andare oltre il credito – ha spiegato in conferenza Stefano Barrese, responsabile della Banca dei Territori -: ora è importante fare un passo in più in particolare verso le imprese che sono la struttura portante del nostro Paese, offrendo soluzioni di sviluppo che vadano oltre il finanziamento che pure fa parte del ruolo di una grande banca”. Il percorso di Intesa Sanpaolo in questa direzione si articola su quattro principali punti: internazionalizzazione, capitalizzazione, innovazione e sviluppo. E passa attraverso un nuovo modello di filiale, che sia vicina alle imprese del territorio, per servirle: “Oggi abbiamo 200 punti sul territorio, con 2.000 gestori che si occupano direttamente delle Pmi”, spiega ancora Barrese. Una delle prime missioni è quella di aiutare le imprese a presenziare i mercati esteri: non solo erogando credito, come detto, ma ad esempio sfruttando la presenza di Intesa Sanpaolo in 85 Paesi di tutto il mondo: “A breve apriremo dei desk a New York, Londra e Shanghai, dedicati interamente ad assistere le imprese italiane anche attraverso la consulenza”.

A questo scopo è stata istituita Intesa Sanpaolo Forvalue, specializzata nella consulenza non finanziaria, che aiuta le imprese ad intraprendere la strada del cambiamento, delle nuove competenze e dei nuovi mercati. A questo network hanno già aderito circa 1.500 aziende. Analogamente, la controllata Intesa Sanpaolo Formazione ha lanciato il programma Skill4Business, che ha già coinvolto circa 3.200 aziende con oltre 46.000 ore di formazione alle persone, sui temi dell’internazionalizzazione ma anche delle digitalizzazione. “L’obiettivo di Intesa Sanpaolo – racconta Barrese – è oltre il credito, di rafforzare il legame con le imprese del territorio costruendo percorsi di partnership e valorizzando l’iniziativa imprenditoriale grazie a una consulenza mirata e qualificata”. Per questo ci sono persino dei percorsi di affiancamento dal punto di vista prettamente industriale, come Dialogo Industriale o anche il Programma Filiere, che consente di premiare la capacità delle imprese di fare rete sul territorio, che secondo le analisi del chief economist De Felice è la caratteristica distintiva delle eccellenze produttive italiane.

“Siamo il quinto Paese al mondo per avanzo commerciale, al netto del fatto che importiamo quasi tutta l’energia – ha spiegato De Felice -. Nel 2010 il nostro avanzo commerciale, grazie anche e soprattutto alle Pmi, era di 31 miliardi di euro, nel 2020 secondo le nostre previsioni rasenterà i 100 miliardi. Siamo inoltre il primo Paese al mondo per diversificazione dei prodotti esportati, con grande vantaggio su tutti gli altri competitor”.

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