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Intesa Sanpaolo: le agevolazioni per la zona franca in Campania

Intesa Sanpaolo e Banco di Napoli illustrano alle aziende italiane ed europee a vocazione import-export: dalle procedure semplificate al credito d’imposta in relazione agli investimenti effettuati. Banco di Napoli ha messo a disposizione un plafond di 1,5 miliardi per assistere le imprese assegnatarie di opere portuali

Intesa Sanpaolo: le agevolazioni per la zona franca in Campania

Le imprese italiane  a vocazione import-export che intendono investire nella ZES – Zona Economica Speciale – della Campania avranno l’opportunità di farlo sia attraverso i supporti finanziari di Intesa Sanpaolo sia tramite l’agevolato regime fiscale dovuto al credito d’imposta e alle semplificazioni amministrative e doganali della ZES. Il fenomeno delle cosiddette “zone franche” è in continua crescita  in tutti i Paesi del mondo tanto che alle 79 Zone Franche del 1975 in 25 Paesi del mondo alle attuali 4.500 Zone in 135 Paesi.

Nel corso di un workshop che si è svolto oggi a Milano, organizzato da Intesa Sanpaolo e della controllata Banco di Napoli, sono state illustrate le novità. All’incontro hanno partecipato Francesco Guido, direttore generale del Banco di Napoli e direttore regionale di Intesa Sanpaolo per Basilicata, Calabria, Campania e Puglia, Pietro Spirito, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale (ADSP) del Mar Tirreno Centrale, Teresio Testa, responsabile Direzione Sales & Marketing Imprese di Intesa Sanpaolo e Alessandro Panaro, responsabile “Maritime & Mediterranean Economy” di SRM (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno).

Durante l’incontro è stato ricordato che il Banco di Napoli e l’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centrale alla fine dell’anno scorso hanno firmato un accordo per assistere finanziariamente le imprese assegnatarie di appalti per le opere portuali mediante l’anticipazione dei crediti certificati e gli altri supporti finanziari correlati all’impianto dei cantieri. Per questi accordi il Banco di Napoli ha già messo a disposizione un plafond di 1,5 miliardi di euro.

“Le imprese che investiranno nella ZES – si legge nella nota di Intesa Sanpaolo – avranno: procedure semplificate per adempimenti burocratici e per l’accesso alle infrastrutture; credito di imposta in relazione agli investimenti effettuati fino ad un massimo di 50 milioni di euro per ogni progetto di investimento. Le aziende dovranno però mantenere l’attività nella ZES per almeno 7 anni”. Inoltre gli enti pubblici territoriali e locali contribuiranno a snellire gli adempimenti burocratici ed amministrativi per le imprese.

Le risorse finanziarie pubbliche complessivamente messe a disposizione ad ora ammontano a poco più di 200 milioni di euro.

Teresio Testa, responsabile direzione Sales & Marketing Imprese di Intesa Sanpaolo: “Le ZES rappresentano un’opportunità di investimento che consente di razionalizzare la produzione e la logistica delle aziende ponendole in condizioni di prossimità alle aree portuali e quindi ai mercati di sbocco. In altre nazioni le ZES hanno rappresentato un grande volano di sviluppo che può essere misurato sia in ottica di convenienza individuale che in prospettiva di sistema economico complessivo e l’interesse manifestato dagli operatori internazionali alle ZES italiane è una conferma dei valori potenziali sottesi. In questo senso vogliamo essere collegamento tra le imprese del Nord e del Mezzogiorno, sostenendo il business con tutti gli strumenti bancari che abbiamo a disposizione e in linea con il nostro piano di impresa. Intesa Sanpaolo, con il forte e convinto sostegno all’iniziativa, tanto finanziario quanto non finanziario, ribadisce il suo ruolo di supporto evoluto a tutte le iniziative che possono generare un salto qualitativo della crescita economica italiana”.

Citando il caso di Tanger Med in Marocco e Mersin in Turchia, Alessandro Panaro di SRM (Studi e Ricerche per il Mezzogiorno) ha documentato “un aumento dell’interscambio tramite container dell’8-9% annuo in un decennio, si pensi che in Italia solo nell’ultimo biennio questo dato è dello 0,7-0,8%. Questo vuol dire che questi strumenti se ben strutturati possono dare, nel medio-lungo termine, un contributo notevole allo sviluppo economico imprenditoriale ed infrastrutturale di un’area”.

 

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