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Intervista a Karine Berger: “I mercati non temono Hollande”

INTERVISTA all’economista che gestisce per il candidato socialista i rapporti con il mondo della finanza – Berger assicura che Hollande non è “il classico socialista” – La novità nel programma è l’attenzione verso le piccole e medie imprese – Sulla riforma bancaria: “Vuole separare le attività speculative da quelle di credito” – Allarmismi? “Solo propaganda”

Intervista a Karine Berger: “I mercati non temono Hollande”

Ma se François Hollande vince, cosa succederà lunedì alla Borsa di Parigi? E sulle altre piazze finanziarie europee? Nelle ultime settimane sono circolate voci allarmanti a questo riguardo. «Sono state messe in giro dalla destra – assicura l’economista Karine Berger -. Non esistono dichiarazioni di gestori di hedge funds o indicazioni in arrivo dai Cds sui bond francesi che possano giustificare per il momento tali timori. Neanche l’andamento dello spread dei nostri titoli rispetto ai Bund ha avuto di recente sussulti particolari rispetto agli ultimi mesi. E giovedì, quando i sondaggi davano ancora il candidato socialista come superfavorito, subito dopo il dibattito in diretta alla televisione, il nostro Paese ha collocato 7,4 miliardi di bond, il massimo previsto da quell’asta. E con i rendimenti in calo. Nessun problema. Gli allarmismi? Solo propaganda».

Facciamo subito le presentazioni. Classe 1973, Karine Berger, economista brillante, è stata a lungo direttore del centro studi di Euler Hermes Sfac. L’anno scorso ha pubblicato un libro che in Francia ha avuto un grosso successo, «Les Trente Glorieuses sont devant nous», come dire il miracolo economico (i trenta gloriosi anni di crescita ininterrotta che il Paese ha avuto fino al 1973, un mito nell’immaginario dei francesi) sono dinanzi a noi. Sì, un saggio finalmente improntato all’ottimismo, in un Paese che da tempo ama molto piangersi addosso. Ebbene, in politica la Berger la sua scelta l’ha fatta.

Ha optato per Hollande. Fa parte della sua ristretta cerchia di collaboratori. Ma soprattutto è la persona mandata in avanscoperta presso gli investitori. «Sono almeno quattro mesi che giro l’Europa – racconta -. Ancora ieri ero a Londra. Incontro i rappresentanti di grosse banche, di hedge fund, di importanti gruppi assicurativi. Vogliono conoscere meglio il programma economico di Hollande. Soprattutto come intende tagliare la spesa pubblica, come rinegoziare il fiscal compact e come riformare le pensioni. Sono riunioni molto discrete: niente pubblicità, niente giornalisti».

Secondo la Berger, le reazioni da lei raccolte non sono state preoccupate: «Spiego che Hollande vuole arrivare a un deficit pubblico pari al 3% del Pil nel 2013 e al pareggio nel 2017. Speigo anche che, rispetto al patto europeo, vuole solo aggiungere delle misure per la crescita, non rimettere in discussione il trattato. A un certo punto, durante una di queste riunioni, un investore di una grossa banca americana mi ha avvicinato. E mi ha detto nell’orecchio: ma voi in realtà siete dei conservatori».

Per l’economista, Hollande «è un socialista attento all’offerta. E’ persuaso che in Francia quello che manca è la capacità produttiva, la ricerca che può creare nuove aziende che sostituiscano quelle chiuse, troppo numerose negli ultimi quindici anni. E poi sa che il nostro Paese necessita di imprenditori che prendano finalmente dei rischi. Insomma, Hollande non è il socialista classico, interessato solo alla domanda». Polemicamente (siamo pur sempre in campagna elettorale…), la Berger aggiunge che «Hollande è un economista di formazione. E’ a suo agio con le cifre. Mica come Sarkozy…». Uno degli elementi portanti del programma del candidato socialista è un’attenzione (nuova per la Francia) per le piccole e medie imprese. Vuole introdurre sgravi fiscali per le aziende di piccole dimensioni (un’imposta sulle società del 15% per quelle con meno di 20 dipendenti, del 30% fino,a 250 e del 35% sopra quella soglia). L’altro progetto importante di Hollande in campo economico è la riforma bancaria «che non sarà né come la legge Volcker negli Stati Uniti, né come la Vickers nel Regno Unito – continua la Berger -. Se sarà eletto, vuole separare le attività speculative da quelle di credito all’interno di un istituto, probabilmente mediante la creazione di filiali ad hoc, dove concentrare gli interventi come banca d’investimento».

Per Karine Berger, la superottimista, comunque, «il mio Paese ha soprattutto bisogno di fiducia. E credo che in questo, al di là dei progetti concreti, Hollande possa riuscire. Ridare fiducia ai francesi».

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