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Internet e la tutela della persona, un libro di Astrid

Il diritto all’oblio, come possibilità di cancellare per sempre dalla rete i riferimenti che ci riguardano e che vorremmo non fossero più conoscibili, è oggi tra i più discussi dall’opinione pubblica. Il nuovo libro della Fondazione Astrid “Internet e la tutela della persona. Il caso del motore di ricerca” spiega perché il diritto all’oblio non esiste.

Internet e la tutela della persona, un libro di Astrid

“Internet e la tutela della persona – Il caso del motore di ricerca” a cura di Franco Pizzetti è un libro della Fondazione Astrid, edito da Passigli Editori. 

Il diritto all’oblio, come possibilità di cancellare per sempre dalla rete i riferimenti che ci riguardano e che vorremmo non fossero più conoscibili, è oggi tra i più discussi. Un sogno da tutti sognato, ma per tutti irraggiungibile. Esso ha assunto una dimensione così importante nella società di oggi a causa dei motori di ricerca. Sono questi che, consentendo il facile accesso ai dati di ognuno, rendono più pesante, per chi volesse cancellare i dati che lo riguardano, la condanna alla memoria eterna della rete. Poiché sempre meno la realtà digitale è separata e distinta da quella reale, di fatto essi hanno un’enorme incidenza sulla nostra immagine pubblica e privata.

La sentenza Google Spain ha per qualche tempo fatto credere, agli osservatori meno attenti, che il diritto all’oblio potesse esistere davvero. Questo libro spiega perché non è così.

Possono esservi però altri modi per proteggere la propria immagine e identità, persino se si è persone pubbliche. I saggi qui raccolti cercano nuove strade per tutelare la persona in rete.

Il filo rosso che le unisce è la rinuncia all’impossibile speranza di cancellare quello che cancellabile non è, in cambio del diritto di “dire la propria verità”, con le stesse modalità e la stessa conoscibilità delle “menzogne” o delle “verità sbagliate” che vorremmo cancellare.

Una via che invece di cercare di rimuovere la memoria della rete tende ad aumentarla; e dà a tutti il diritto non “di non conoscere”, ma “di conoscere di più” intorno alla persona sulla quale si vogliono informazioni.

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