Condividi

Intelligenza Artificiale: per competere bisogna rendere scattante il cervello. Il neuropsicologo Iannoccari spiega come

Intervista a Giuseppe Alfredo Iannoccari, neuropsicologo, docente di Scienze umane all’Università Statale di Milano e presidente di Assomensana – Le aziende, quando sono alla ricerca di personale, guardano ora a nuove skills, tra le quali primeggiano abilità mentali come l’abilità di ragionamento, la flessibilità mentale, la velocità di elaborazione che stanno alla base del problem solving e del decision making,. Come avere un cervello pronto e tenere la mente in efficienza? Ecco alcuni esercizi da provare

Intelligenza Artificiale: per competere bisogna rendere scattante il cervello. Il neuropsicologo Iannoccari spiega come

Quale azienda utilizzerebbe oggi un computer 486 di 20 anni fa? Gli strumenti cognitivi delle persone sono da considerare al pari di una qualsiasi tecnologia utilizzata dall’azienda. Avere una mente efficiente sotto il profilo delle abilità mentali è come avere degli strumenti aggiornati e potenti. Soprattutto ora che l’Intelligenza Artificiale è diventata il nostro vero competitor. E come per un pc, anche per le abilità mentali si possono fare gli upgrade, se si utilizzano gli strumenti adatti.

Lo dice Giuseppe Alfredo Iannoccari Neuropsicologo, docente di Scienze Umane all’Università Statale di Milano e Presidente dell’associazione Assomensana che spiega quali sono le abilità mentali di cui hanno bisogno le aziende e come si possono tenere al top.

Come è cambiato il tipo di ricerca di personale da parte delle aziende?

Le aziende sono alla ricerca di curricula con alcuni aspetti cognitivi che sono diventati fondamentali: servono alle aziende per fare quel salto in avanti che le può posizionare in un nuovo mercato, per dar loro un vantaggio competitivo rispetto alle altre realtà

Quali sono le funzioni cognitive più cercate dalle aziende?

In azienda le persone sono chiamate a dare riscontro alle richieste sia dall’ambiente interno, sia dall’esterno: si ha a che fare con i fornitori, con i clienti oppure con il mercato più in generale. Servono concentrazione, abilità di ragionamento, velocità di elaborazione, che poi è alla base del problem solving e del decision making. Per esempio si dà importanza a come le persone sanno raccogliere e gestire le informazioni sia in termini consuntivi che previsionali: occorre essere rapidi e ben organizzati. Poi ci sono le funzioni esecutive, tra le forze più importanti che abbiamo, quelle che ci consentono di organizzare, pianificare ed eseguire le procedure delle attività. A partire dalle più semplici: anche organizzare una semplice call implica una pianificazione che riguarda la gestione delle agende, delle persone, degli orari e delle attività da svolgere prima e dopo di essa. Oppure quelle funzioni devono essere ben attive quando bisogna adattarsi a una nuova procedura informatica e apprendere un nuovo gestionale.

E poi c’è la flessibilità mentale

Si, una capacità che normalmente è ritenuta una soft skill, ma invece è composta da diverse funzioni cognitive. Questa è importante per sapersi adattare alla riorganizzazione in azienda, oppure per modificare gli schemi ai quali prima si era abituati. Un’espressione come “Ma si è sempre fatto così”, oggi è fallimentare. Se una cosa non può funzionare, le persone devono avere quella capacità di modificarsi, di riadattarsi oppure di cambiare rapidamente schema.

Si parla molto oggi della contaminazione tra il mondo delle arti e quello dell’economia. Come si può affrontare?

C’è una skill importante a questo proposito, che spesso viene relegata solo in certi ambiti: è la creatività che sembra non abbia dignità di albergare in azienda se non nei ruoli di ricerca e innovazione. In realtà è molto importante anche nei ruoli più hard o quelli più normativi. Perché comunque la creatività consente di uscire dagli schemi e risolvere dei problemi che razionalmente non sempre trovano una soluzione oppure di avere nuove intuizioni per collegare elementi che prima non erano collegati.

Che cosa possiamo dire del linguaggio e della fluidità verbale? Molti si inceppano nel parlare…

In un’azienda il linguaggio può essere decisivo in certe situazioni, sia all’interno, sia all’esterno, e più ancora la fluidità verbale: quegli intercalari come eh, coso, cosa, sono impensabili. Occorre lavorare sulla velocità del linguaggio, su una presa scattante delle parole, sul loro arricchimento: devi essere efficiente perché la preparazione, dipende anche dal modo in cui ti esprimi. Anche il lessico è un punto molto richiesto, soprattutto per chi ha a che fare con il pubblico o per i venditori. Le aziende hanno proprio necessità di avere persone che sappiano anche scegliere la parola giusta al momento giusto, invece che raccontare tutto a memoria: devono sapersi adattare in modo flessibile.

E la memoria? Lei spesso parla di diversi tipi di memoria

Noi tutti abbiamo cinque strategie di memoria, forniteci dalla natura alla nascita. Quello che si può fare è allenarle e stimolarle in modo che quando la nostra memoria ci serve, è lì pronta. Non occorre inventarsi tecniche di memoria da mnemonisti: chiedono apprendimento e fatica e spesso non le si usa.

Quanto incidono queste nuove capacità incidono nel passaggio generazionale?

Col passare del tempo la differenza intergenerazionale nell’uso dei computer si è fatta più significativa, perché le persone che sono più avanti con gli anni potrebbero avere minore efficienza da questo punto di vista e fare più fatica ad apprendere e pianificare nuove procedure. Alle persone viene richiesto di avere capacità intellettuali diverse, più efficaci, più efficienti. È un elemento di valutazione quando si devono fare i prepensionamenti per esempio. Cioè perché mandare via una persona di 60 anni che ha un bagaglio culturale aziendale importante? Il motivo può essere di tipo cognitivo, o meglio di rigidità cognitiva: quando cioè una persona non si adatta facilmente alle nuove linee aziendali, fatica ad usare le proprie capacità con elasticità. Ma se fosse più performante, il bagaglio d’esperienza vincerebbe su tutto. E’ anche vero che il giovane può costare meno, ma se l’azienda riesce a capitalizzare l’esperienza del senior, il costo in più è giustificato.

Quali altri ambiti delle neuroscienze state perlustrando in azienda?

Ora stiamo mettendo a punto un progetto sulla sicurezza sul posto di lavoro visto che continuano ad accadere incidenti nonostante le normative. Si chiamerà SicuraMente e affrontiamo la sicurezza dal punto di vista delle neuroscienze. Chi va al lavoro sa benissimo che deve portarsi a casa la pelle, eppure succedono gli infortuni. Il problema non è la normativa. Il problema è come la persona usa la testa quando è al lavoro. Se ha la percezione del pericolo. E perchè arriva ad accettare il rischio del pericolo, come quando non mette il caschetto quando sale sull’impalcatura. Occorre avere la mente presente, vigile e anche cauta, perché anche la velocità di esecuzione dei compiti che mal si abbina con la precisione è causa di incidenti.

Da anni vi state occupando del miglioramento e potenziamento cognitivo. Che cosa si può fare e quali sono gli strumenti più adatti?

La prima cosa da considerare è che il cervello, con tutte le sue attività, è un muscolo, tanto quanto un bicipite. E che se non lo si stimola, perde di tonicità. Ci sono esercizi semplici. Ma altri complessi e specifici per stimolare dieci diverse funzioni mentali. I nostri sono esercizi, culture free, neurocognitivi con una metodologia scientifica alle spalle. Alle aziende abbiamo messo a disposizione alcune metodiche con test iniziali e finali, così che ciascuno conoscesse il proprio profilo su cosa si doveva lavorare per migliorare.

Proviamo a dare ai lettori di FIRSTonline un esempio di questi esercizi, così che possano iniziare ad auto-testarsi?

Va bene. Vi propongo allora esercizi che stimolano più domini. Di tre livelli progressivi. Eccoli.
Teniamo in ogni livello come riferimento l’alfabeto italiano, che deve essere seguito nel suo ordine. Primo livello: per ciascuna lettera occorre indicare un parola e poi bisogna ripeterle a memoria. Secondo livello: il catenaccio semantico, si sceglie una parola per ciascuna lettera dell’alfabeto, ma ognuna deve essere legata semanticamente alla precedente, e poi si ripete tutto a memoria. Alziamo ancora l’asticella: con il terzo livello bisogna invece formare un’intera frase formata con una parola per ciascuna lettera dell’alfabeto, sempre rispettando l’ordine e poi ripetere a memoria. Con questi esercizi abbiamo usato diverse funzioni mentali tra cui fluidità verbale semantica, le funzioni esecutive perché va pianificato e ovviamente la memoria. Buon lavoro!

Commenta