Il mercato italiano dell’Intelligenza Artificiale chiude il 2022 da record. A differenza della solita retorica che vede l’Italia fanalino di coda rispetto agli altri paesi occidentali, nell’ambito dell’intelligenza artificiale il nostro paese è in pari dal punto di vista della ricerca, ma la strada è ancora lunga per quanto riguarda l’attuazione delle innovazioni nell’ambito industriale.
È quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano.
“Per l’Intelligenza Artificiale, anche in Italia, siamo entrati ormai con convinzione nell’era dell’implementazione – ha commentato Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence –. Per quanto riguarda la crescita del mercato, si tratta del valore più alto da quando l’Osservatorio ha avviato la stima (2018), per di più senza il traino di obblighi o incentivi pubblici e in un periodo di grande incertezza economica e geopolitica. L’intelligenza artificiale sta entrando prepotentemente nel pensiero strategico e nella pratica operativa di imprese pubbliche e private, con impatti sulle prestazioni, la struttura di costo, ma anche il ruolo delle persone”.
Intelligenza artificiale, un comparto senza freni
Secondo l’indagine, nel 2022 il mercato italiano dell’intelligenza artificiale ha toccato i 500 milioni di euro, registrando una crescita del 32% rispetto al 2021, di cui il 73% commissionato da imprese italiane (365 milioni di euro) e il 27% rappresentato da export di progetti (135 milioni di euro).
Dalla presentazione dei risultati della ricerca emerge che il peso maggiore del mercato è dato dalle grandi imprese: ben il 61% delle società ha già avviato almeno un progetto di AI, 10 punti percentuali in più rispetto a 5 anni fa. E tra queste, il 42% ne ha più di uno operativo. Per quanto riguarda le pmi, invece, il 15% ha almeno un progetto di AI avviato (nel 2021 era il 6%), quasi sempre uno solo, ma una su tre ha in programma di avviarne di nuovi nei prossimi due anni.
Secondo i risultati, anche ChatGPT ha contribuito a mostrare al mondo le potenzialità dell’intelligenza artificiale.
Il mercato italiano dell’Intelligenza Artificiale
La quota più significativa del mercato dell’Intelligenza Artificiale italiano (34%) è legata a soluzioni per analizzare ed estrarre informazioni dai dati (Intelligent Data Processing), soprattutto per realizzare previsioni in ambiti come la pianificazione aziendale, la gestione degli investimenti e le attività di budgeting. Ma è importante anche l’area di interpretazione del linguaggio, scritto o parlato, la cosiddetta Language AI (28%) a cui afferiscono le classi di soluzioni NLP e Chatbot. In quest’area vi sono, ad esempio, le applicazioni di Generative AI come ChatGPT o DALL-E2, che consentono di estrarre ed elaborare automaticamente informazioni anche da documenti come atti giudiziari, contratti o polizze, o per analizzare le comunicazioni interne o esterne (es. mail, social network, web).
Al 19% si segnala poi l’area degli algoritmi che suggeriscono ai clienti contenuti in linea con le singole preferenze (Recommendation System). Infine, il 10% del mercato va alle iniziative di Computer Vision, che analizzano il contenuto di un’immagine in contesti come la sorveglianza in luoghi pubblici o il monitoraggio di una linea di produzione, e il 9% alle soluzioni con cui l’AI automatizza alcune attività di un progetto e ne governa le varie fasi (Intelligent Robotic Process Automation).
Gli ostacoli del mercato italiano
In Italia scontiamo alcuni ritardi riguardanti non solo l’Intelligenza Artificiale ma tutta l’innovazione digitale. Tra questi, la disponibilità di un patrimonio informativo ben organizzato, un ritardo nel processo di digitalizzazione delle aziende e difficoltà nel reperire personale con competenze tecniche.
Questi però sono le difficoltà affrontate dalle grandi aziende, mentre per le pmi il problema è anche “economico”. Oltre a un livello di digitalizzazione ancora molto basso, la difficoltà maggiore riguarda la capacità di reperire budget per queste iniziative.
Quattro italiani su 10 usano l’AI nel lavoro
Il 93% degli italiani ha già sentito parlare di “Intelligenza Artificiale”, il 55% afferma che l’AI è molto presente nella quotidianità e circa 4 su 10 (37%) nella vita lavorativa. Tuttavia, ci sono diverse perplessità. Ben il 73% degli intervistati nutre timori sugli impatti che l’AI potrebbe avere sul lavoro e sulle relazioni: il 19% della popolazione è contrario all’ingresso dell’Intelligenza Artificiale nelle attività professionali.
Ad ogni modo, i ricercatori evidenziano che la gran parte degli utenti deve ancora sperimentarne le reali potenzialità. L’esperienza quotidiana degli italiani si concentra sugli assistenti virtuali e sui sistemi di Recommendation. In particolare, i chatbot – già utilizzati dall’81% – sono ormai diffusi quasi come gli assistenti vocali (83%). Cresce l’interesse verso le raccomandazioni ricevute da motori di AI per l’e-commerce e un utente su quattro ha realizzato un nuovo acquisto online dopo averli utilizzati. In conclusione, il consumatore si sta adeguando sempre di più all’AI e ne vede i benefici dal suo utilizzo.