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Inflazione torna a correre: +6,9% al top dal 1986. L’Istat rivede al rialzo le stime per il Pil: +0,1%

L’Istat aveva previsto una diminuzione del Pil italiano dello 0,2% rispetto al trimestre precedente – All’inizio, Milano tiene grazie al dato sul Pil ma cade con quelli sull’inflazione di maggio

Inflazione torna a correre: +6,9% al top dal 1986. L’Istat rivede al rialzo le stime per il Pil: +0,1%

In Italia cresce il Pil ma anche l’inflazione. Se in un primo momento i dati dell’economia italiana rivisti al rialzo dall’Istat avevano riacceso le speranze, l’impennata dell’inflazione ha spento ogni entusiasmo. Dopo il rallentamento di aprile, i prezzi riprendono la loro corsa nel mese di maggio portandosi ad un livello del 6,9% che non si registrava da marzo 1986 (quanto era al 7%). Un dato che si confronta con il 6% del mese di aprile e risulta superiore alle attese del mercato che indicavano un 6,2%. 

Per quanto riguarda l’economia italiana, l’Istat ha sensibilmente rivisto le stime preliminari comunicate il mese scorso e nel primo quarto dell’anno indica una crescita dello 0,1% su base congiunturale e del 6,2% nei confronti del primo trimestre del 2021, spiegando che “si tratta di stime al rialzo rispetto alla stima preliminare dello scorso 29 aprile, quando il rilascio mostrava una diminuzione congiunturale dello 0,2% e un aumento tendenziale del 5,8%”. La revisione congiunturale di 0,3 punti percentuali, benché di rilievo – sottolinea l’istituto di statistica – non rappresenta una eccezione assoluta in questo periodo ancora influenzato dalla pandemia, visto che nel primo trimestre del 2021 la revisione al rialzo era stata di 0,5 punti”. Intanto, la notizia aveva dato un pò di ossigeno a Piazza Affari rispetto all’avvio in calo (da -0,32% passato a -0,24% alle ore 10.00), ma i dati dell’inflazione sono tornati a frenare i listini europei, e con essi anche Milano (-0,78% alle 12.15).

Inflazione a +6,9% annuo: al top da marzo 1986

Secondo le stime preliminari dell’Istat, questo mese l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività – al lordo dei tabacchi – registra un incremento dello 0,9% su base mensile e del 6,9% su base annua (da +6% del mese precedente). Un livello che non si registrava da marzo 1986 (+7%).

Ad innescare questa spirale inflazionistica concorrono ancora gli elevati aumenti dei prezzi dei beni energetici (da +39,5% di aprile a +42,2% di maggio) e in particolare degli energetici non regolamentati (da +29,8% a +32,4), che secondo l’Istituto statistico ha conseguenze su tutti gli altri comparti merceologici, i cui sempre più alti costi di produzione impattano sulla fase finale della commercializzazione. 

Accelerano anche i prezzi al consumo di quasi tutte le altre tipologie di prodotto, con gli alimentari lavorati (da +5,0% a +6,8%) che fanno salire di un punto la crescita dei prezzi del carrello della spesa che si porta a +6,7% dal 5,8% (come non accadeva dal marzo 1986 quando fu +7,2%). In accelerazione anche i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +2,4% a +4,4%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +5,1% a +6,0%).

Pertanto, su base annua accelerano sia i prezzi dei beni (da +8,7% a +9,7%) sia quelli dei servizi (da +2,1% a +3,1%). Infine, l’istituto evidenza che l’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +5,7% per l’indice generale e a +2,5% per la componente di fondo.

Pil italiano: ripresa trainata dalla domanda interna

“La ripresa è stata determinata soprattutto alla domanda interna e in particolare agli investimenti a fronte di un contributo negativo della domanda estera”, spiega l’Istituto di statistica, aggiungendo che “sul piano interno, l’apporto dei consumi privati è stato negativo mentre è risultato nullo sia quello delle amministrazioni pubbliche, sia quello della variazione delle scorte. In buona ripresa anche ore lavorate e unità di lavoro, a fronte di una crescita più lieve dei redditi pro capite e di una stazionarietà delle posizioni lavorative”.

Crescita acquisita per il 2022 al +2,6%

Per quanto riguarda il 2022, la crescita acquisita (cioè il dato che si raggiungerebbe in caso di variazione congiunturale nulla nei restani trimestri dell’anno), è pari al 2,6%. Nel primo trimestre dell’anno la spesa delle famiglie sul territorio economico ha registrato un calo in termini congiunturali dello 0,9%. In particolare gli acquisti di beni durevoli sono cresciuti del 2,7% e quelli dei beni semidurevoli del 2,4%. Per contro, i consumi in beni non durevoli sono diminuiti dell’1% e quelli di servizi del 2%.

Inoltre, l’istituto di statistica sottolinea che il primo trimestre del 2022 ha avuto una giornata lavorativa in meno del trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al primo trimestre del 2021.

Rispetto al trimestre precedente, e per i principali aggregati della domanda interna, si rileva una diminuzione dello 0,6% dei consumi finali nazionali, a fronte di un aumento del 3,9% degli investimenti fissi lordi. Mentre, le importazioni e le esportazioni sono cresciute rispettivamente del 4,3% e del 3,5%.

Francia: Pil rivisto al ribasso (-0,2%) in primo trimestre

Rispetto a quella italiana, frena l’economia francese nel primo trimestre che segna un -0,2%, facendo peggio della stima preliminare. Non meglio il tendenziale che segna un +4,5% rispetto al 5,3% indicato nella prima lettura e al 4,9% del trimestre precedente. E’ quanto comunica l’Insee.

Il rallentamento dell’economia francese è da attribuire al rallentamento delle spese dei consumatori, che hanno riportato un calo dell’1,5% dopo l’incremento dello 0,3% del trimestre precedente. Mentre la domanda interna ha sostenuto la nostra economia, quella francese ha avuto un impatto negativo (-0,6%). Al contrario la domanda estera ha inciso positivamente per un +0,2%.

Svizzera in ripresa: il Pil cresce dello 0,5% nel primo trimestre

Buone notizie anche per l’economia elvetica che si conferma in ripresa (+0,5%) nel primo trimestre rispetto al trimestre precedente, grazie all’industria. Su base annua la variazione è del +4,4%. Nel 2020 il Pil era calato del -2,4%, per poi rimbalzare del +3,8% nel 2021. Lo ha reso noto la Segreteria di stato dell’economia (Seco).

A trainare la crescita del pil svizzero il settore manifatturiero (+1,7%), soprattutto grazie all’export industriale. L’evoluzione positiva dell’industria ha coinvolto anche in parte il settore dei servizi, favorendo così l’andamento del commercio all’ingrosso e impedendo un calo più robusto del commercio (-0,1%). Anche il ramo dei trasporti e delle comunicazioni (+0,2%) hanno beneficiato dei maggiori trasbordi di merci, mentre la mobilità ridotta a causa dell’ultima ondata del Coronavirus ha rallentato in modo significativo il settore alberghiero e della ristorazione (-2,2%).

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