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Industriali Torino: allarme per l’energia ma nel medio termine si intravede una ripresa

Il Presidente dell’Unione Industriali di Torino, Giorgio Marsiaj, e di Confindustria, Carlo Bonomi, sollecitano il nuovo Governo ad agire rapidamente sull’emergenza energia per salvare l’industria ma il futuro non è così fosco come sembra – Messina di Intesa Sanpaolo conferma che le banche sono pronte a fare la loro parte

Industriali Torino: allarme per l’energia ma nel medio termine si intravede una ripresa

C’è forte preoccupazione per i prezzi del gas, anzi si può dire che siamo in allarme rosso e che c’è necessità da parte del nuovo Governo di agire con immediatezza. Non c’è più tempo da perdere se si vuole salvare l’industria che è la spina dorsale dell’economia italiana. Dal presidente della UI di Torino, Giorgio Marsiaj, al presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, l’invocazione e’ stata una sola: “fate presto”.

E tuttavia se si riuscirà a superare l’attuale congiuntura recessiva, le prospettive per l’Italia in generale e per Torino in modo particolare non sono così negative: se si riuscirà ad agire in sintonia tra parti sociali e partiti politici, potremo valorizzare i punti di forza del nostro paese, in primo luogo dell’industria e dei servizi ad alto valore aggiunto, e riuscire a colmare le note debolezze strutturali per raggiungere una crescita stabile e duratura. E questo sarebbe davvero un obiettivo che tutti dovrebbero avere interesse a perseguire dopo una stagnazione che dura nel nostro paese da oltre vent’anni, e le due crisi, sanitaria e dell’energia che abbiamo attraversato nell’ultimo periodo. 

Allarme energia: Intesa Sanpaolo pronta a fare la sua parte 

Su questa linea si è collocato l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, intervenuto all’assemblea degli industriali di Torino da remoto. Messina è stato chiaro: dobbiamo attraversare una grave crisi congiunturale dell’energia che probabilmente sarà superata nel corso dei prossimi tre – quattro trimestri. Ma le aziende italiane, che sono andate bene fino a un paio di mesi fa ed ancora oggi reggono botta anche rispetto a forti concorrenti come la Germania, sono solide. Le banche, a cominciare da Intesa Sanpaolo, sono pronte a mettere a disposizione delle imprese nuova finanza per aiutarle a diluire il costo dell’energia e soprattutto per evitare di interrompere gli investimenti, specie quelli in nuove tecnologie sui quali si baserà la ripresa. 

Certo, il Governo deve agire su due piani. Nell’immediato tamponare il prezzo dell’energia, e sul più lungo termine cercando di rimuovere gli ostacoli oggi esistenti per chi vuole fare impresa, investendo in formazione e riducendo il groviglio di pratiche burocratiche che scoraggiano i potenziali investitori sia italiani che esteri. 

Bonomi, Confindustria: “Se manca un’intesa europea, l’Italia deve salvare l’Industria offrendo energia a prezzi calmierati”

Per quel che riguarda il prezzo dell’energia sia per le imprese che per i cittadini più bisognosi, il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi ha fatto un passo avanti rispetto a quanto aveva affermato finora: “se non si riuscirà ad avere una politica comune europea, cosa comunque grave per il futuro dell’Unione, allora anche l’Italia deve salvaguardare il proprio apparato produttivo offrendo energia fino ad una certa soglia ad un prezzo calmierato. Questo costerà alle casse dello Stato circa 50 miliardi nel corso del prossimo anno. Denaro da trovare con una accorta politica di riduzione delle spese, e se questo non bastasse, anche (e qui sta la novità) con uno sfondamento del deficit.

Naturalmente bisogna stare attenti – ha sottolineato Carlo Messina – a non cadere nella stessa trappola in cui è caduto il Governo inglese che aveva annunciato riduzioni delle tasse in deficit, ma poi il crollo della sterlina lo ha costretto a fare marcia indietro. Per tenere buoni i mercati si tratterebbe di spiegare che in questo caso si tratta di un sostegno straordinario all’industria, e non di una riduzione permanente di imposte, tanto che tutti gli imprenditori hanno sottolineato l’impossibilità di onorare subito le promesse elettorali dei partiti di maggioranza sia per quel che riguarda le pensioni sia per la flat tax. In più, lo Stato dovrebbe vendere rapidamente parte del patrimonio pubblico, soprattutto edilizio, e ridurre la distribuzione di altri sussidi, puntando sull’ampliamento delle garanzie sui prestiti che hanno un impatto limitato sul deficit. 

Marsiaj (Industriali Torino): “Un progetto chiaro per l’Italia e per Torino”

Ma la politica di tamponamento della crisi energetica sarà tanto più efficace quanto più sarà accompagnata da un chiaro progetto a lungo termine che chiarisca a tutti i cittadini e alle parti sociali, dove si vuole andare e quali sono le priorità da affrontare.

Su questo la relazione del presidente Marsiaj è stata molto chiara è molto dettagliata. Si va dai temi più generali che riguardano l’intero paese quali la scuola e la formazione, le infrastrutture, il sistema degli incentivi che “ devono servire a produrre efficienza, non a risarcirne la mancanza”, alla riforma del reddito di cittadinanza, che confonde la giusta necessità di sostenere chi non ce la può fare con le politiche dì ricollocamento e formazione. 

Infine Torino, che non è affatto una città triste, come ha detto Montezemolo in una recente intervista, ma che se riuscirà a valorizzare le proprie eccellenze potrà restare uno dei luoghi cardine del futuro della mobilità. Questo avverrà se tutti coloro che hanno responsabilità decisionali manifesteranno una unità di intenti per sbloccare opere ferme da vent’anni che pure sono fondamentali per creare quel contesto positivo che può attrarre talenti da tutto il mondo. Si pensi al completamento della Tav o alla Città della salute. 

Ma non bastano le autorità pubbliche. Anche le imprese hanno le loro responsabilità. E questa consiste in primo luogo nel continuare ad investire, nel puntare con costanza e caparbietà sull’innovazione, perché solo così si creeranno centri di eccellenza, si diventerà capaci di progettare, oltre che di produrre le macchine del futuro. È necessario poi far crescere le dimensioni delle imprese perché le piccole non riescono a stare al passo con l’innovazione. 

Il problema principale non è la mancanza di risorse finanziarie. È mancata finora la volontà politica di agire, e di farlo in fretta. Magari oggi nel ben mezzo di una grave crisi dell’energia e quando siamo appena usciti da una devastante pandemia, si riuscirà a costituire quella comunità di intenti indispensabile per riprendere una crescita paragonabile a quella dei nostri vicini europei.

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