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Industriali Lazio: ecco come si può vincere la crisi

Durante l’assemblea di Unindustria Lazio sono emerse le preoccupazioni sulla tenuta dell’economia, ma anche le opportunità che si prospettano per Roma e per la Regione

Industriali Lazio: ecco come si può vincere la crisi

La preoccupazione era palpabile. All’assemblea di Unindustria Lazio, riunitasi dopo tre anni in presenza al teatro dell’Opera di Roma, si sono toccati con mano i timori e le incertezze portate dalle varie crisi degli ultimi anni e da ultimo dall’aggressione militare  della Russia all’Ucraina. E tuttavia dalla relazione del presidente Angelo Camilli è emerso con chiarezza lo spirito pragmatico e positivo degli imprenditori, abituati a fronteggiare le difficoltà cercando di superarle con coraggio, puntando sul cambiamento, l’innovazione tecnologica ed organizzativa. 

Un riconoscimento ed un sostegno al ruolo degli industriali del Lazio, ma in generale di tutta l’Italia, è venuto dalla partecipazione all’assemblea del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, lungamente applaudito da tutto l’Auditorio, e citato da tutti i relatori quale punto di riferimento dell’intera nazione in un momento di gravi difficoltà come l’attuale. 

Dopo i saluti del sindaco Gualtieri e del presidente della regione Zingaretti, che hanno cercato di illustrare le grandi opportunità che si prospettano per Roma e l’intera Regione grazie al Giubileo del 2025, all’Expo del 2030 (nel caso si vincesse la gara), ai fondi del Pnrr e a quelli ordinari dei sostegni nazionali ed europei. Si tratta di spenderli nei tempi stabiliti e di spenderli bene. La ministra Gelmini ha difeso con vigore nel suo intervento l’operato del Governo Draghi in queste difficili circostanze, spiegando che anche per i prossimi mesi l’impegno rimane quello di attuare un’agenda davvero tanto impegnativa per impostare quel radicale cambiamento dell’economia italiana auspicato da vari decenni.

La relazione del presidente Camilli parte da una realistica considerazione della crisi iniziata già prima della guerra ma poi aggravatesi con lo scoppio delle ostilità. La nostra crescita che era prevista qualche mese fa in oltre il 4%, sta rapidamente piegando verso il 2%, e se poi ci dovesse essere un embargo del gas russo, si scenderebbe velocemente verso lo zero. L’aumento dell’incertezza sta intaccando la fiducia di consumatori e imprese, riducendo gli acquisti e gli investimenti. Per sostenere la fiducia dobbiamo agire con vigore su quegli aspetti dell’economia che sono sotto il nostro controll : dobbiamo darci un piano energetico credibile (Gualtieri è stato applaudito per la scelta di dotare finalmente Roma di un termovalorizzatore), dovremo dotarci di una politica industriale capace di spingere la competitività delle imprese, dovremo varare una politica del lavoro riformando gli ammortizzatori sociali e varando finalmente una politica del lavoro che passi dall’eterna cassa integrazione ad un moderno sistema di riallocazione dei lavoratori dopo un adeguato periodo di formazione. 

Chiave di tutto è il miglioramento dello Stato e della sua burocrazia. Ci sono ancora competenze condivise e quindi paralizzanti – ha detto Camilli – tra le varie istituzioni, un regionalismo obsoleto, province riformate a metà, una pletora di comuni, un distretto di Roma Capitale che non si riesce a varare in concreto. 

A questa confusione istituzionale si somma una macchina burocratica lenta e inefficiente.  Qualche passo in avanti si è fatto: è stato varato il consorzio industriale regionale che potrà essere una leva importante per le opere capaci migliorare i servizi dei contesti produttivi. Positivi sono i progetti di rilancio dell’economia del mare e quelli riguardanti il settore dell’automotive. Il problema vero – come ha sottolineato Camilli – è la persistenza nella PA di una diffusa cultura anti-industriale che rallenta la messa a terra di progetti interessanti ed annunciati in pompa magna. 

 Il Lazio è una terra di impresa. Ma episodi come quello della Catalent di Anagni che ha dovuto rinunciare ad un investimento di 100 milioni di dollari , che avrebbe dato un lavoro ad almeno un centinaio di ricercatori, a causa di autorizzazioni che dopo due anni non erano ancora arrivate, non possono più accadere. 

Ci sono tanti problemi irrisolti. Bisogna che la politica sappia fare scelte decise. Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, intervenuto a chiusura dell’assemblea, è stato particolarmente duro con quanti nel governo frenano le riforme che dovremo fare per avere i fondi europei. Ha polemizzato in particolare con il ministro del Lavoro, Orlando, che non ha voluto affrontare nessuno dei problemi rilevanti del mercato del lavoro e che non ha spinto abbastanza per arrivare ad un effettivo taglio del cuneo fiscale al posto di un ritocco delle aliquote Irpef che,riguardando tutta la platea dei contribuenti e non quelli più svantaggiati,  ha dato poco a tutti, una cosa quasi invisibile. 

Ma tra i tanti segnali potenzialmente positivi citati da Camilli, due meritano di essere evidenziati. L’Europa ha acquistato un peso che prima non aveva. “Per avere una reazione di Bruxelles alle crisi globali, ci sono voluti quattro anni dopo la crisi del 2008, quattro settimane dopo la pandemia del 2020, quattro giorni dopo l’invasione dell’Ucraina. È uno spirito di coesione che non dobbiamo lasciar cadere, ma dobbiamo procedere verso una UE integrata dal punto di vista militare, energetico, sanitario. 

Per Roma e il Lazio sarà di grande importanza la nascita di Rome Technopole, che ha superato con successo la selezione del bando del ministero della Ricerca nell’ambito del Pnrr, e che dovrà dare vita ad un polo di alta formazione e ricerca ,oltre che di trasferimento tecnologico e promozione di start up, in settori fondamentali per il nostro futuro quali la trasformazione digitale, la transizione energetica, la bio farmaceutica e la salute. 

Roma, che come ha detto Camilli rivolgendosi al sindaco Gualtieri, sarebbe bene tornasse a chiamarsi solo Roma e non “Roma Capitale“ che tanto tutti nel mondo sanno cos’è Roma, ha una occasione di reinventarsi come metropoli industriale, turistica, dirigenziale e culturale di alto livello. Bisognerà che tutti insieme, politici, burocrazia, associazioni imprenditoriali e sindacali, lo vogliano davvero.

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