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Industria stordita dal Covid, ma nel 2009 andò molto peggio

Secondo l’analisi di Prometeia e Intesa Sanpaolo, l’industria manifatturiera italiana nel 2020 ha bruciato 132 miliardi rispetto al 2019 (-10,2%), mostrando però già segnali di ripresa nel periodo agosto-novembre.

Industria stordita dal Covid, ma nel 2009 andò molto peggio

Centotrentadue miliardi di euro. Ecco quanto è costato il Covid all’industria manifatturiera italiana nell’anno solare 2020, secondo le stime di Prometeia e Intesa Sanpaolo. In percentuale, rispetto al 2019, il fatturato manifatturiero italiano avrà perso il 10,2%: un dato enorme, anche se tuttavia meno pesante di quello del 2009, quando la contrazione fu quasi doppia in percentuale, pari al 18,8%. Il “merito” di questo calo relativamente contenuto, secondo gli analisti di Prometeia e Intesa, è del recupero nel periodo agosto-novembre, quando il fatturato si è riposizionato più o meno sui livelli pre-Covid (-0,4%).

“Il peggioramento autunnale della curva dei contagi non ha comunque intaccato in modo significativo la ripresa industriale, pur aggiungendo incertezza a uno scenario mondiale caratterizzato da una domanda ancora debole”, spiega Prometeia-Intesa nella Newsletter di analisi dei Settori Industriali di febbraio. A livello settoriale, emerge una tenuta dei livelli pre-Covid per Alimentare e bevande e Farmaceutica, e un recupero più intenso delle attese per Elettrodomestici e Mobili, trainati da consumi in risalita dai minimi primaverili. La ripresa del ciclo edilizio ha inoltre dato un forte impulso al settore Prodotti e materiali da costruzione e un parziale sostegno alla filiera dei metalli, mentre risultano in risalita persino Autoveicoli e moto, grazie agli incentivi all’acquisto di vetture ecologiche.

Quanto alle esportazioni, nei primi dieci mesi del 2020, le esportazioni italiane di beni manufatti sono risultate in calo dell’11,5% a valori correnti, a fronte di una contrazione sostanzialmente analoga dei volumi scambiati. Il contributo negativo più rilevante all’evoluzione del nostro export, sostengono gli studiosi di Prometeia e Intesa, è giunto dai partner continentali (-11.8% le vendite nell’area Ue, nel gennaio-ottobre), ma una dinamica cedente riguarda anche le vendite extra-europee (-11.1%), incluse quelle asiatiche (-14.8%), che però hanno visto un recupero intenso degli scambi con la Cina nella seconda parte dell’anno (+13% tra luglio e ottobre), trainato da Meccanica, Automotive, Alimentare e bevande e (da settembre) anche prodotti della Moda.

Che segnali ci sono in questo inizio di 2021? Gli indicatori anticipatori mostrano segnali di consolidamento dell’attività manifatturiera in avvio del 2021, con attese di rafforzamento nella seconda metà dell’anno. “Il dispiegarsi degli effetti della campagna vaccinale – sostiene lo studio – comporterà un allentamento delle restrizioni a livello mondiale, con effetti visibili anche sul commercio internazionale. La velocità di marcia del manifatturiero italiano dipenderà dalle scelte strategiche finalizzate a ricevere le risorse europee, che potranno dare impulso anche agli investimenti privati”.

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