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Industria manifatturiera: 2022 ancora forte, frena nel 2023 e in ripresa nel 2024 – Rapporto Intesa Sanpaolo-Prometeia

La maggior parte delle aziende manifatturiere italiane, forti della potente crescita del 2022, sopporteranno meglio dei competitor europei l’inevitabile rallentamento del 2023. Poi recupero nel 2024. Si manterranno sempre forti Farmaceutico, Elettronica, Elettrotecnica. Istat: cresce il fatturato industriale in agosto

Industria manifatturiera: 2022 ancora forte, frena nel 2023 e in ripresa nel 2024 – Rapporto Intesa Sanpaolo-Prometeia

La forte crescita del fatturato manifatturiero italiano dello scorso anno e nella prima parte di quest’anno – confermata da Istat con un aumento del 3,6% in agosto – servirà in parte da sostegno anche per il 2023, anno in cui invece le aziende di tutta Europa si troveranno incastrate tra un’inflazione ancora galoppante, la sua potente cura tramite il rialzo dei tassi e una domanda sottostante che però è alle corde.
L’Italia in particolare se la caverà meglio dei suoi maggiori competitor, Francia e Germania, e alcuni settori continueranno a guadagnare terreno. Per gli altri occorrerà attendere il 2024 per rivedere una crescita.
I dati emergono dal rapporto Analisi dei Settori Industriali di Intesa Sanpaolo presentato insieme a Prometeia.

Un 2022 ancora forte dopo il balzo del 2021: manifattura +2,1 pct tendenziale. Bene Sistema Moda

Si parte da una nota positiva che riguarda il 2022: l’industria manifatturiera italiana potrà chiudere con un fatturato, complessivo e diffuso nella maggior parte dei suoi settori in crescita tendenziale del 2,1 pct a prezzi costanti dopo il rimbalzo del 15,9 pct del 2021, anno in cui si usciva scoppiettanti ed euforici da un’economia a lungo bloccata dalla pandemia.
Il settore che nel 2022 ha più pigiato sull’acceleratore è quello del Sistema moda, evidenzia il Rapporto, trainato dalla ripresa della socialità e del turismo. Invece faticano gli Autoveicoli e moto, ancora alle prese con criticità dell’offerta e con una lenta ripartenza della domanda interna e alcuni produttori di intermedi, quali Metallurgia e Intermedi chimici, che scontano però il confronto con un 2021 record.
Ancor più brillante il fatturato italiano del 2022 a prezzi correnti con un +25,2 pct tendenziale, sostenuto da un rialzo dei prezzi che si nota in tutti i settori, ma con punte di maggior intensità per i produttori di intermedi.

I due fattori chiave che hanno condizionato gli ultimi mesi

Due gli avvenimenti chiave che hanno determinato la storia della manifattura. Prima di tutto la carenza di materie prime già dalla fine del 2021, causata dal combinato disposto di una forte ripresa economica mondiale post-pandemia insieme ai colli di bottiglia lungo le catene di distribuzione. Il secondo fattore è rappresentato dagli eccezionali rincari delle commodity energetiche, conseguenza del conflitto tra Russia e Ucraina, che hanno determinato un aumento dei costi operativi senza precedenti storici recenti, con riflessi di accelerazione dei prezzi lungo le filiere.

Il cambio di passo dalla fine del 2022, nel 2023 visto un -1 pct

Ma il rialzo dei prezzi a lungo andare non può più essere assorbito dalla domanda che inizia a risentire della situazione. Così, già negli ultimi mesi di quest’anno si assisterà a un forte rallentamento dell’attività, destinato a proseguire nella prima parte del 2023: il fatturato manifatturiero italiano è previsto dunque contrarsi dell’1% (nella media del 2023) a prezzi costanti con un ridimensionamento della crescita a prezzi correnti (+4,2%). Lo shock inflattivo in atto e il contesto di forte incertezza a livello mondiale impatteranno sulla capacità di spesa di famiglie e imprese con effetti negativi su consumi e investimenti, solo in parte controbilanciati dal sostegno del PNRR.
L’indice Istat che sintetizza il clima di fiducia delle imprese mostra un generale aumento delle giacenze di prodotti finiti e un contestuale ripiegamento delle componenti attese sugli ordini e sulla produzione.
Il confronto

Italia produce di più di Germania e Francia

La fase di rallentamento è già visibile nei dati di produzione industriale, che in Italia mostra comunque un andamento tendenziale (+1,1 pct nei primi otto mesi dell’anno) di gran lunga migliore rispetto alla Germania (-0,7 pct) e simile a quello della Francia (+1,4 pct). Francia e Germania hanno avuto, peraltro, una crescita della produzione nettamente inferiore a quella italiana negli ultimi due anni a mezzo: rispetto ai livelli pre-pandemici, infatti, il manifatturiero italiano segna un incremento dello 0,3% a fronte, rispettivamente, di un gap di -6% e -5,3% dei nostri maggiori competitor europei.

Nel 2023 resteranno forti i settori Farmaceutico, Elettronica ed Elettrotecnica

Nel 2023 alcuni settori manterranno un’intonazione comunque positiva, ad iniziare dalla Farmaceutica (+1,6% del fatturato, stima il Rapporto) e dai settori più attivati dalla transizione digitale ed energetica, Elettronica (+0,7%) ed Elettrotecnica (+0,6%).
Invece si vedrà una flessione inferiore alla media manifatturiera per Alimentare e bevande (-0,3%), sostenuto da una componente di spese incomprimibili e Autoveicoli e moto (-0,5%), dopo la mancata ripartenza del 2022.
I cali più consistenti riguarderanno i produttori di beni voluttuari del Sistema moda (-2,1%), sebbene in un quadro di maggiore tenuta della domanda internazionale di beni di lusso, e di durevoli per la casa, soprattutto Mobili 3 (-1,8%), che scontano però anche un calo fisiologico dopo l’exploit registrato negli anni pandemici, quando hanno beneficiato di un’impennata dei consumi determinata da una nuova percezione del vivere l’ambiente domestico. In contrazione moderata gli Elettrodomestici (-0,6%), dove alcuni segmenti di spesa continueranno a restare trainanti, in particolare elettrodomestici e apparecchi a basso consumo energetico. In difficoltà anche i produttori di intermedi, a iniziare ancora una volta da Intermedi chimici (-2,1%) e Metallurgia (-1,4%), penalizzati dalla prudenza nella ricostituzione delle scorte dei settori a valle. Tra questi c’è in particolare la Meccanica (-1,9%), che sconterà gli effetti del rallentamento del ciclo degli investimenti sui mercati internazionali e su quello interno, dove molti segmenti hanno raggiunto livelli record nel 2022, per poi tornare a beneficiare di un quadro di domanda più espansivo a partire dal 2024.
Restano nel complesso favorevoli le prospettive per i settori intermedi attivati dal ciclo delle Costruzioni (Prodotti e materiali da costruzione -0,1%, Prodotti in metallo -0,3%) che, sebbene in rallentamento, continuerà a restare trainante grazie alla presenza del pacchetto incentivante e alla spinta dei piani infrastrutturali attivati dal PNRR.

Ebitda margin visto in calo in 2022 e 2023, crescono gli utili netti 2022

Lo shock energetico si farà sentire anche sui conti delle imprese: con Ebitda margin in calo di circa 8 decimi di punto nel 2022 e di altri 9 nel 2023, quando il raffreddamento della domanda renderà più difficoltoso ritoccare al rialzo i listini di vendita.
Le riduzioni dei margini unitari agiranno tuttavia sulla base di quei livelli record toccati nel 2021, con l’Ebitda margin del manifatturiero al 10,3%, il livello più alto dal 1995. Il contesto inflattivo è inoltre atteso tradursi in un aumento significativo degli utili netti nel 2022 (+22% per il complesso del manifatturiero, circa 11 miliardi di euro aggiuntivi rispetto ai quasi 50 miliardi raggiunti nel 2021).

Il recupero atteso nel 2024, verso un +1,9%

Per il 2024, la distensione del contesto operativo interno e internazionale consentirà un recupero dell’attività manifatturiera, sia pure moderato, nell’ordine dell’1,9 pct a prezzi costanti. La crescita potrà essere più intensa per i settori ancora indietro nel percorso di ripresa post-Covid (Autoveicoli e moto e Sistema moda) e per Meccanica ed Elettrotecnica, grazie alle attese di recupero più rapido per gli investimenti in Italia e all’estero.

Intesa Sanpaolo: al via la terza edizione del Corso di per la gestione dei beni culturali

Non solo manifattura. Intesa Sanpaolo avvia la terza edizione del Corso executive in “Gestione dei patrimoni artistico-culturali e delle collezioni corporate” per favorire la crescita delle competenze dei professionisti che operano nel settore come elemento qualificante del sistema culturale italiano.

La prime due edizioni, realizzate nel 2021 e nel 2022, hanno suscitato uno straordinario interesse con quasi 1.300 domande di iscrizione e si sono concluse con 67 diplomati. Il Corso è realizzato da Intesa Sanpaolo con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e della Fondazione Cariplo, in collaborazione con Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura e Digit’Ed e ideato con il contributo scientifico della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali, l’istituto internazionale per la formazione, la ricerca e gli studi avanzati nell’ambito delle competenze del Ministero della cultura.

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