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Industria italiana: fatturato +3,7% nei primi mesi 2023 ma l’attività rallenta. Analisi di Intesa-Prometeia

Il fatturato del manifatturiero si mantiene su livelli record grazie ai prezzi in crescita ma rallentano l’attività e gli investimenti. Export stabile. E per il futuro tutto dipenderà dal rientro dall’inflazione

Industria italiana: fatturato +3,7% nei primi mesi 2023 ma l’attività rallenta. Analisi di Intesa-Prometeia

Il manifatturiero italiano continua a mostrare segni di resilienza e crescita, mantenendo livelli record nel giro d’affari. Nel periodo gennaio-aprile 2023, il fatturato dell’industria italiana è aumentato del 3,7% rispetto all’anno precedente, dopo un importante crescita del 40% nel biennio 2021-2022. Questo successo è stato guidato sia dalla componente interna (+3,3%) che da quella estera (+4,5%). La spinta dei prezzi ha svolto un ruolo significativo in questo risultato, con un aumento del 6% rispetto al 2022.

È quanto emerge dall’ultima analisi dei settori industriali a cura di Prometeia e Intesa San Paolo.

I settori più a valle della filiera manifatturiera sono quelli che trainano la crescita, mentre i prezzi dei produttori di beni intermedi sono in contrazione, riflettendo la diminuzione delle quotazioni internazionali delle materie prime. Fanno eccezione i Prodotti e materiali da costruzione, con prezzi ancora in significativa crescita sia in Italia sia negli altri paesi competitor europei.

Rallenta l’attività manifatturiera

Nonostante il periodo di crescita dopo l’inizio del conflitto russo-ucraino, l’attività manifatturiera ha iniziato a rallentare nella seconda metà del 2022 e anche all’inizio del 2023, a causa dell’aumento dell’inflazione e dell’incertezza a livello internazionale.

Il fatturato deflazionato ha registrato una flessione del 2,9% nei primi quattro mesi del 2023. La produzione industriale è diminuita del 3,2% nel periodo gennaio-maggio, in contrasto con la crescita dei principali competitor europei. Alla fine del 2022, l’Italia era l’unica tra le principali manifatture europee a essere riuscita a colmare il gap produttivo rispetto al 2019 (-0,2%), mentre Francia e Germania presentavano divari consistenti (-4,6% e -5%) e Spagna un divario più modesto (-0,8%). Anche questi tre paesi stanno ora affrontando un rallentamento, indicando che le imprese stanno facendo i conti con una diminuzione globale della domanda.

Diminuisce il sostegno alla domanda interna per i consumi

L’indebolimento dei consumi sta incidendo negativamente sull’industria italiana in questa fase, anche se è in parte fisiologico dopo i picchi di crescita degli anni passati. Solo i consumi di beni durevoli hanno mostrato una crescita significativa, trainati dalle immatricolazioni auto. Al contrario, le altre tipologie di beni hanno registrato dinamiche piatte o negative.

L’indice sulle vendite al dettaglio conferma questa tendenza, evidenziando un peggioramento negli acquisti di beni da parte delle famiglie italiane, con un calo del 2,9% nel volume di acquisti nel periodo gennaio-maggio 2023, nonostante una spesa ancora in aumento (+4,2%). Questo trend è particolarmente evidente nel settore dei beni alimentari, dove si registra una contrazione dei volumi di circa il 5%, mentre la spesa aumenta del 7%. Tra le principali economie dell’Eurozona, solo in Germania si osserva una diminuzione più intensa dei volumi (-5,1% nell’indice totale, -6,7% per i beni alimentari).

Rallentano anche gli investimenti

Anche gli investimenti, che avevano sostenuto la ripresa della domanda interna, hanno mostrato segni di rallentamento nel primo trimestre del 2023.

Nel primo trimestre del 2023, gli investimenti sia nel settore delle costruzioni (che rimangono comunque al 35% sopra i livelli del 2019) che in macchinari e mezzi di trasporto hanno registrato una crescita più contenuta.

Export in crescita nonostante una frenata del commercio internazionale

Il commercio internazionale continua a rallentare: le importazioni di beni manufatti hanno registrato una contrazione del 2% nel periodo gennaio-aprile 2023, con le economie avanzate particolarmente colpite, mentre quelle emergenti hanno mostrato maggiore resistenza. Questo calo ha frenato l’espansione delle esportazioni italiane, che si sono stabilizzate a livelli elevati nei primi quattro mesi dell’anno precedente, misurati a prezzi costanti. Nonostante ciò, il valore delle vendite estere continua a crescere in modo significativo (+6,2% nei primi quattro mesi dell’anno), e in combinazione con un aumento più modesto delle importazioni (+1,1%, sempre a valori correnti), sta contribuendo a migliorare il saldo commerciale.

A livello geografico, le esportazioni nei mercati extra-UE sono risultate più brillanti, specialmente in Asia, mentre sono diminuite nelle vendite dirette in Europa Occidentale e nell’area NAFTA, influenzate dal rallentamento degli Stati Uniti.

Fatturato deflazionato cresce in vari settori

Il settore degli Autoveicoli e moto (+15,2% tendenziale nel gennaio-aprile 2023) è in testa al ranking del fatturato deflazionato, beneficiando del recupero delle strozzature lungo le catene di fornitura. Anche la Farmaceutica (+8,5%) registra una forte crescita, trainata dalle esportazioni e dalla vivacità delle specialità medicinali, grazie alla ripresa della produzione di vaccini antinfluenzali.

Tra i settori produttori di beni di investimento, spicca l’Elettronica (+5,4%), seguita da Elettrotecnica e Meccanica con una crescita rispettivamente del +1,4% e +0,9%. Questi settori sono favoriti dagli effetti della transizione digitale ed energetica, sostenuta dal Pnrr sul mercato interno, e dallo sblocco di commesse rimaste inevase.

Nel comparto dei beni di consumo non durevoli, il settore del Largo Consumo registra una performance vivace (+7,2% tendenziale nel gennaio-aprile), sostenuto dalla ripresa delle esportazioni di cosmesi. Anche i settori Alimentare e bevande e Sistema Moda hanno avuto una buona crescita delle esportazioni, compensando in parte una domanda interna limitata dai vincoli di reddito delle famiglie.

Nella parte bassa della classifica si collocano i settori produttori di beni intermedi, i quali subiscono in anticipo e con maggiore intensità gli effetti del rallentamento della domanda durante le fasi di decelerazione ciclica. La dinamica cedente dei prezzi delle commodity e l’incertezza sul ciclo economico hanno portato a un atteggiamento cauto nella gestione dei magazzini dei settori posizionati più a valle nella filiera manifatturiera, a discapito delle imprese operanti nelle fasi a monte o intermedie. Tra i settori intermedi, i Prodotti in metallo hanno registrato una contrazione del -5,8%, gli Intermedi chimici del -21,1%, la Metallurgia del -7,5% e gli Altri intermedi del -12,8%.

Infine, nel settore legato al ciclo dell’edilizia, i Prodotti e materiali da costruzione hanno subito il maggior calo (-10,6% nel gennaio-aprile), seguiti dai produttori di beni durevoli per la casa come i Mobili (-7,8%) e gli Elettrodomestici (-6,7%), che hanno sperimentato una performance negativa anche sui mercati esteri.

Per il futuro tutto dipenderà dal calo dell’inflazione

Gli indicatori anticipatori mostrano un quadro ancora incerto, con una fiducia delle imprese in deterioramento in tutti i principali comparti dell’economia italiana, tranne nel settore delle costruzioni. La velocità con cui l’inflazione si ridurrà sarà determinante per l’evoluzione della domanda nei prossimi mesi. La speranza è che una diminuzione delle pressioni sulla domanda finale possa stimolare ulteriormente gli investimenti, sostenendo la ripresa dell’industria italiana.

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