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INDUSTRIA INFORMATICA – Oracle tra Big Data, Cloud e reingegnerizzazione di hardware e software

Nel recente Oracle Open World il numero uno della multinazionale informatica, Larry Ellison, ha tracciato le tre grandi direttrici dell’industria informatica dei prossimi anni: Big Data, Cloud e reingegnerizzazione dell’hardware e del software per esaltare flessibilità. economicità e sicurezza – Le opportunità che si aprono per le imprese italiane

INDUSTRIA INFORMATICA – Oracle tra Big Data, Cloud e reingegnerizzazione di hardware e software

Nei giorni immediatamente successivi alla visita del premier Renzi nella Silicon Valley, volta a suscitare nuovo interesse di questo distretto dell’eccellenza nei confronti del nostro Paese, si è tenuta a San Francisco l’evento Oracle Open World, che la grande multinazionale americana dell’informatica organizza annualmente come punto di riferimento degli sviluppi tecnologici in corso in questa fondamentale branca della società moderna. Per quattro giorni si sono susseguiti incontri, dibattiti, eventi dimostrativi, contatti tra operatori di tutto il mondo, con decine di migliaia di visitatori che hanno letteralmente invaso, oltre agli imponenti edifici del Moscone Centre, sede della manifestazione, anche le strade della capitale californiana.

Nel discorso inaugurale, Larry Ellison, storico fondatore e tutt’ora principale esponente di Oracle Corporation, ha tracciato le linee dell’informatica dei prossimi anni, con implicazioni che superano gli aspetti connessi con gli sviluppi tecnologici e di business attesi. L’intervento ha indotto infatti a elementi di riflessione su un futuro, che fa del trattamento dell’informazione il proprio assoluto centro di gravità.

Presentando le strategie di mercato di Oracle, Ellison ha messo a fuoco tre macro direttrici della industria informatica, sia come parti a se stanti sia nelle loro interdipendenze. Queste linee sono rappresentate dai fenomeni del Big Data, del Cloud e delle esigenze di “reingegnerizzazione” di hardware e software in dipendenza dell’evoluzione dei primi due profili. Ne emergono indirizzi per la costruzione di sistemi informativi universali, in cui flessibilità, economicità e sicurezza costituiscono per imprese e istituzioni obiettivi sui quali impostare programmi di investimento ad elevato contenuto innovativo.

La questione Big data riguarda la dimensione assoluta dell’informazione, che può essere estesa illimitatamente a tutti i fenomeni dell’agire umano, dalla vita economica a quella sociale, dalla cultura alle scienze, dalla comunicazione alla politica. Più ampie e analitiche informazioni di fonte esterna e interna da porre alla base di processi decisionali sempre più complessi è istanza comune a tutte le organizzazioni. Ma il fenomeno va visto secondo una prospettiva ancora più generale, in quanto può addirittura innescare nuovi processi cognitivi con il passaggio da conoscenze che oggi si inferiscono su base probabilistica da informazioni campionarie a conoscenze ottenibili da un potenziale completo di informazioni attinenti a ciascun aspetto da analizzare. 

I cosiddetti social network aprono poi prospettive ancora tutte da esplorare, fondate sulle informazioni, praticamente senza limiti, provenienti dagli individui, sia come singoli, sia come appartenenti alle varie forme di socialità. Lo spostamento continuo della frontiera secondo l’approccio dei Big Data non ha quindi soltanto valenza scientifica, ma apre, con intenti migliorativi, anche alla gestione del capitale umano, puntando sulle conoscenze ottenibili dalle stesse relazioni comunicative. 

Il Cloud è la risposta tecnologica e organizzativa alle esigenze di sfruttamento di questo enorme potenziale informativo, che richiede di essere collocato all’esterno del soggetto fruitore, presso una molteplicità di Data Center (senza che sia essenziale conoscerne da parte dell’utente la effettiva dislocazione), con maggiori capacità elaborative (grazie a macchine sempre più potenti e applicazioni più flessibili, ma anche a costi in diminuzione) e rapidità di connessione (grazie al crescente impiego della fibra ottica), secondo protocolli e linguaggi, in grado di ottimizzarne al massimo le prestazioni.

Il Cloud, in forma pubblica e privata, è destinato a diventare la nuova rete terrestre accedibile da privati e organizzazioni, dove immagazzinamento, elaborazione, rapidità di accesso, disponibilità dei dati anche in termini di specifiche esigenze di aggregazione, analisi comparative, integrazioni e interrelazioni vengono organizzati e resi disponibili secondo le modalità del servizio, cioè mediante piattaforme, infrastrutture e applicazioni gestite e vendute come servizi personalizzabili on demand. 

Con il trasferimento di questi processi verso il Cloud, gli equilibri tra gestione interna ed esterna delle informazioni sono destinati a mutare radicalmente. La terza tendenza, che Ellison ha efficacemente sintetizzato con l’espressione Applications in Silicon, attiene soprattutto alla fondamentale questione della sicurezza informatica e alle remore, finora espresse soprattutto da parte delle organizzazioni e delle imprese di maggiori dimensioni nei confronti del Cloud, circa la protezione dei dati e altre informazioni sensibili da accessi indebiti. 

Lo sviluppo di applicazioni costruite e impiantate direttamente su hardware sta in poche parole a significare che i codici non saranno più aggredibili da malware applicativo, cioè dalle forme di pirateria informatica e dalle sue continue e sempre più temibili evoluzioni. Questo sviluppo tecnologico costituisce novità di assoluta importanza, perché, secondo anche lo slogan più ricorrente della manifestazione, “Hardware and Software reingeneered to work together”.

È opportuno interrogarsi sulle possibilità che questo scenario possa concretamente indirizzare le scelte di rinnovamento tecnologico che il nostro Paese e le nostre imprese debbono ineludibilmente e rapidamente compiere. Per limitare il tema alle imprese, soprattutto a quelle di media dimensione, la questione della maggiore efficienza dei sistemi informativi non riceve ancora sufficiente attenzione da parte del management e anche il valore economico dell’informatica nello sviluppo delle attività produttive deve essere più consapevolmente acquisito.

I ritardi sono percepibili leggendo il rapporto annuale di Assinform di Confindustria, dedicato alla evoluzione digitale nel nostro Paese, che riconosce espressamente i gap da colmare nel rinnovamento degli applicativi informatici e nei temi del Big Data, del Cloud e della sicurezza informatica. Anche le politiche governative italiane hanno puntato decisamente sulla digitalizzazione per il rinnovamento della Pubblica Amministrazione.

Chi può fare da catalizzatore della impresa italiana su queste istanze, proponendo soluzioni basate su una più sistematica propensione alla innovazione, sono le aziende specializzate che offrono servizi informatici in outsourcing, delle quali il nostro Paese, con elementi di originalità nel confronto con altri, vanta una esperienza pluriennale, in specie riferita al mondo bancario tanto per la gestione delle infrastrutture che delle applicazioni.

Queste specifiche competenze e le tendenze tecnologiche in atto fanno di queste entità quasi il veicolo naturale, in grado di estendere la propria offerta anche a vantaggio delle imprese manifatturiere e delle utilities pubbliche, contribuendo alla diffusione sistematica del Big Data e del Cloud.Molte di queste realtà informatiche sono pronte ad investire, dovendo, per loro stessa natura, restare tecnologicamente allineate alle evoluzioni in corso, con la garanzia di assicurare a tutti i propri clienti a qualsiasi settore economico appartengano gli stessi livelli operativi e di assistenza, certificati secondo standard internazionali in termini di qualità e sicurezza e a costi più bassi rispetto ad una gestione in house della variabile informatica.

Oggi, cogliere queste possibilità di rinnovamento, da promuovere insieme agli outsourcers, consentirebbe alle imprese di accedere anche ai contributi finanziari dei programmi europei per l’innovazione (quello in essere è denominato Horizon 2020), benefici che, notoriamente, il nostro sistema produttivo è stato in grado di utilizzare solo in minima parte. Insomma vi sono tutti gli ingredienti (dalle opzioni tecnologiche disponibili, agli indirizzi governativi, dalle strutture informatiche specializzate per la distribuzione dei servizi, agli aiuti finanziari comunitari) per procedere rapidamente nella direzione auspicata, lasciando non certo per ultima la considerazione degli stimoli che, da questo approccio, riceverebbero sia la ricerca applicata che le competenze dei nostri laureati, in funzione dei crescenti fabbisogni informatici delle imprese. 

Si tratta di nuova frontiera da far avanzare, in cui tutto è pronto e appare destinato, nel medio termine, al successo. Purtroppo un ostacolo sembra restare sul campo, tanto rilevante da poter controbilanciare da solo gli elementi positivi avanti indicati; esso è rappresentato dalla nostra frontiera culturale, che, in altri termini, si chiama difesa assoluta delle posizioni acquisite, applicata a tutti i contesti, organizzazione dell’impresa privata compresa. La burocrazia non è infatti esclusiva prerogativa pubblica.

In ogni contesto, per rinnovarsi ci vuole più ricambio, anche nelle funzioni, meno visibili, dei responsabili delle strutture informatiche delle aziende, oltre che in una imprenditoria che deve ancora comprendere a pieno l’importanza della Information Technology nella creazione di valore per le proprie specifiche attività. Se non lo facciamo, il circolo virtuoso davanti a noi, vera opportunità da non perdere, rischia di essere soltanto una Fata Morgana, tecnologica quanto si vuole, ma che, restando confinata alle intenzioni, si diraderà presto e in via definitiva per fare posto ai nostri meno irretiti concorrenti.

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