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Indagine Mediobanca R&S sui maggiori gruppi italiani: come sarebbe l’industria senza Chrysler?

INDAGINE MEDIOBANCA R&S SUI MAGGIORI GRUPPI italiani quotati – Fatturato, margini e profitti risentono della crisi e sono in calo – Il panorama industriale italiano terremotato dalla conquista di Chrysler da parte della Fiat – Il ruolo delle acquisizioni all’estero che rendono affervescenti i fatturati

Indagine Mediobanca R&S sui maggiori gruppi italiani: come sarebbe l’industria senza Chrysler?

Nel 2012 il 67% del fatturato della grande industria italiana è arrivato dall’estero, contro il 53% del 2008. I ricavi oltreconfine hanno registrato una crescita del 19,7%, mentre il fatturato domestico è aumentato solo dell’1,6%. Il mercato italiano, inoltre, è ormai residuale per la grande manifattura privata, che fattura all’estero quasi il 90%. I dati sono contenuti nel rapporto annuale di R&S Mediobanca sui principali gruppi italiani quotati. 

I campioni di vendite estere dell’anno scorso sono Luxottica (97,4% del totale), Danieli e Pirelli (93%) ed Exor (91,3%), grazie al pieno consolidamento di Chrysler. I mercati di riferimento cambiano: le Americhe (Nord e Sud) valgono oggi il 50,2% delle vendite di tutta la manifattura (quota più che raddoppiata dal 23,7% del 2008), l’Europa (Italia compresa) rappresenta il 36,6% (oltre il 40% in meno dal 62,9% del 2008), il resto del mondo (compresa l’Asia) non si è mosso molto, ma conta pur sempre nel 2012 più dell’Italia (13,3% contro 10,9%). L’industria pubblica guarda invece meno ai mercati lontani: il grosso delle vendite (74,5% del totale) si fa ancora in Europa e per più della sua metà in Italia (39,9%).

In generale, le vendite della grande industria italiano hanno registrato un aumento del 13%, con progressi tanto dei gruppi pubblici (+12,2%) quanto dei privati (+13,9%), anche se i secondi sono stati trainati dall’effetto Chrysler, senza cui avrebbe segnato un modesto +0,8% sul 2011. I campioni di crescita nel 2012 sono stati Exor (+31,2%), Iren (+23,2%), Parmalat (+16,4%), Eni (+16,1%), Luxottica (+13,9%) e Cofide (+11,9%).

L’effetto Chrysler è stato imponente sulle dinamiche esaminate dal rapporto: senza l’aggregazione con la casa di Detroit, il progresso delle vendite dell’industria privata rispetto al 2008 si sarebbe ridimensionato dal 33% a un misero 4,3% e anche l’ultimo anno avrebbe ristagnato su un modesto +0,8% invece dell’attuale +13,9%.

PARTECIPATE STATALI, IN 4 ANNI 11 MILIARDI I DIVIDENDI ALLE CASSE PUBBLICHE

Lo Stato Italiano ha incassato tra il 2008 e 2012 dividendi per 5,9 miliardi da Eni e 3,7 miliardi da Enel. Complessivamente le maggiori partecipazioni pubbliche hanno fruttato all’azionista statale (Tesoro e Cdp) 11 miliardi di dividendi. Tra i privati, la holding della famiglia Rocca (tramite Tenaris) ha ricevuto tra 2008 e 2012 oltre un miliardo di euro, circa 870 milioni sono affluiti alla Delfin di Leonardo Del Vecchio, oltre 500 milioni alle holding della famiglia Berlusconi, 239 milioni a Diego Della Valle, 200 milioni ai Benetton, 185 alla Sapa degli Agnelli e 143 alla famiglia Recordati.

BANCHE: CREDITI DUBBI A 114 MILIARDI, MPS E BANCO POPOLARE IN CODA

Si attenua il peso degli avviamenti per le principali banche italiane, passato dal 49,5% al 25,8% del patrimonio netto, ma resta il nodo dei crediti dubbi. Nel primo trimestre 2013 hanno toccato quota 114 miliardi, con un aumento del 4% sulle consistenze del dicembre 2012 e pari all’80,2% dei mezzi propri (erano il 30,6% nel 2008). Le situazioni più critiche riguardano Mps (297,8%) e Banco Popolare (137,9%). 

Il tasso di copertura è calato dal 48,4% del 2008 al 40,6% di marzo e mentre i crediti dubbi lordi sono passati dal 6,4% al 14,4% degli affidamenti (+125%), quelli netti sono cresciuti dal 3,4% al 9,3% (+174%) anche per effetto della minore copertura. Banco Popolare ed Ubi Banca mostrano tassi di copertura inferiori alla media (26,1% e 25,7% rispettivamente a marzo 2013), una caratteristica dei due istituti sin dal 2008.


Allegati: RS 2013.pdf

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