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Imu nel caos: mancano le aliquote

Allarme dai Caf: solo il 6% dei comuni ha deliberato sulle nuove aliquote, ma la scadenza per il pagamento della prima rata è fissata al 16 giugno – La soluzione potrebbe arrivare con l’emendamento al decreto fiscale: probabile il pagamento con il vecchio schema, ma eventuali maggiorazioni andrebbero poi ad appesantire la rata di dicembre.

Imu nel caos: mancano le aliquote

Allarme sulle aliquote Imu. Il termine per il pagamento della prima rata è fissato per il 16 giugno, ma ad oggi solo il 6% dei comuni italiani ha stabilito quanto dovranno pagare i cittadini. La Consulta nazionale dei Caf (i Centri di assistenza fiscale) ha inviato una lettera al ministero dell’Economia in cui si parla di “crescente preoccupazione” e “grande disagio” per la mancanza di indicazioni. 

Per risolvere l’emergenza, i Caf propongono che “la prima rata dell’Imu possa essere calcolata applicando le aliquote e le detrazioni di base”, oppure di rinviare la scadenza per il pagamento, “qualora le procedure per attuare i correttivi proposti lo richiedessero”.

La soluzione potrebbe arrivare con l’emendamento al decreto fiscale messo a punto giovedì scorso dai relatori Mario Baldassarri e Antonio Azzollini. Il testo, domani al voto delle commissioni  Bilancio e Finanze del Senato, già prevede di prorogare dal 30 giugno al 30 settembre la data entro la quale i comuni dovranno deliberare sulle aliquote. La strada più probabile per sbrogliare definitivamente la matassa sembra quella di consentire a giugno pagamenti sulla base delle aliquote standard fissate a livello nazionale. Eventuali maggiorazioni andrebbero poi ad appesantire la rata di dicembre.

Intanto prosegue il pressing delle categorie per ottenere nuove correzioni che introducano ulteriori sconti: le richieste principali puntano ad ottenere riduzioni d’imposta per le case affittate a per i terreni agricoli

L’Imu è stata introdotta dal governo-Monti con il decreto salva-Italia e inizialmente prevedeva un gettito complessivo di 21,8 miliardi di euro, stima poi ridotta di 400 milioni per la nuova detrazione di 50 euro sui figli a carico. La cifra potrebbe tuttavia ridursi ulteriormente: l’emendamento dei relatori prevede anche he lo Stato rinunci alla sua quota sugli immobili dei Comuni e degli ex istituti di case popolari. Un taglio che costerebbe alle casse pubbliche altri 366,9 milioni.

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