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Imu, come funziona per le case affittate

Per le locazioni a canone controllato le amministrazioni locali potranno prevedere agevolazioni senza dover girare nulla all’Erario – Sul canone libero, invece, i comuni potranno scendere con l’aliquota fino allo 0,4%, ma è facile prevedere che nessuno lo farà, perché lo 0,38% andrà comunque allo Stato.

Imu, come funziona per le case affittate

Per sapere quali saranno le nuove aliquote bisognerà aspettare fino a settembre. Ancora qualche anno, invece, per la rivalutazione completa delle rendite catastali. Sotto molti aspetti l’Imu rimane un mistero, ma intorno ai meccanismi generali la nebbia comincia a diradarsi. Le zone d’incertezza però non mancano, in particolare per quanto riguarda i margini di discrezionalità lasciati alle amministrazioni locali. 

Sotto questo profilo, un caso esemplare è quello che riguarda le abitazioni affittate. Per sapere come si pagherà l’Imu su questi immobili è necessario distinguere fra i due tipi fondamentali di contratto: le locazioni a canone libero (in cui proprietario e inquilino stabiliscono liberamente il costo dell’affitto) e quelle a canone controllato (in cui il prezzo è stabilito dagli accordi territoriali stipulati tra le organizzazioni degli inquilini e quelle dei proprietari).

Nel secondo caso, le amministrazioni locali potranno prevedere agevolazioni senza essere obbligate a girare nulla a RomaPer il canone libero, invece, la questione è più complessa. Su queste case i comuni potranno scendere con l’aliquota fino allo 0,4% (la standard è allo 0,76%, la massima è all’1,06%), come quella di base stabilita nel decreto Salva-Italia per le cosiddette “abitazioni principali” (quelle in cui i contribuenti hanno la residenza fiscale e risiedono abitualmente). Purtroppo però è facile prevedere che nessuna amministrazione si spingerà così in basso, semplicemente perché così facendo non incasserebbe praticamente nulla. 

I comuni potranno incamerare per intero i fondi derivanti dall’Imu sulla prima casa, ma su tutte le altre abitazioni – comprese quelle affittate – si vedranno sfilare dallo Stato la metà delle aliquote standard previste per le seconde case. Oggi questa soglia è fissata allo 0,76%, di cui lo 0,38% andrebbe quindi all’Erario. In ogni caso. Non si vede quindi per quale ragione i comuni dovrebbero decidere di applicare l’aliquota allo 0,4%, che lascerebbe alle loro casse un misero 0,02%.

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