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Imprese: la crisi Lehman peggio del Covid-19

L’ultimo rapporto dell’Area Studi di Mediobanca mette a confronto le tre grandi crisi degli ultimi 50 e sostiene che, grazie a una maggior solidità patrimoniale, l’impatto della crisi innescata dal Covid-19 sull’industria italiana potrebbe essere inferiore a quello vissuto nel periodo Lehman – Positive le stime sul 2021

Imprese: la crisi Lehman peggio del Covid-19


La crisi economica innescata dalla pandemia di Covid-19 potrebbe essere meno grave rispetto a quella vissuta nel 2008/2009 dopo il crack di Lehman Brothers. A sostenerlo è il rapporto sui «Dati cumulativi di 2120 società italiane» realizzato dall’Area studi Mediobanca sulla base dei risultati di imprese con più di 500 dipendenti che rappresentano circa metà del fatturato industriale e manifatturiero italiano.

Lo studio mette a confronto le tre grandi crisi economiche degli ultimi cinquant’anni – la crisi Covid-19 appunto, la crisi dei subprime e la crisi petrolifera del 1974/75 – arrivando alla conclusione che, rispetto alle recessioni vissute nel passato, stavolta le imprese italiane hanno potuto affrontare le difficoltà che si sono palesate in una condizione di relativo vantaggio sotto il profilo patrimoniale, potendo contare su una maggiore liquidità e su un livello debitorio inferiore. Queste caratteristiche hanno consentito agli esperti di Mediobanca di prevedere effetti pesanti, ma inferiori alle attese per il 2020, ma soprattutto una forte crescita per l’anno prossimo. 

LE TRE GRANDI CRISI DEGLI ULTIMI 50 ANNI

Il confronto tre le tre grandi crisi prende in considerazione tre dati fondamentali: il fatturato, il valore aggiunto e il consumo d’energia. Nel 1975 i ricavi delle grandi imprese scesero del 2,1%, il valore aggiunto registrò un calo del 3.3%, il consumo di energia segnò -4,4%. 

Ventiquattro anni dopo, quando il crack di Lehman Brothers sconvolse la finanza e l’economia mondiali, il fatturato delle grandi aziende italiane mostrò un calo a doppia cifra (-14,7%), mentre il valore aggiunto e il consumo d’energia calarono rispettivamente del 6,1% e del 5,7%. 

Cosa sta succedendo oggi? Le stime di Mediobanca prevedono per il 2020 un calo del fatturato pari al 13,1%, con un andamento migliore per la manifattura (ribasso compreso tra -10% e -9%) sorretta dalle buone performance del comparto farmaceutico (+4%) e dell’alimentare (+2%). “Si tratta – si legge nel report – di una prospettiva lontana dalle attese di calo in doppia cifra (attorno al 20%) diffuse nella fase acuta della pandemia, anche se gli effetti negativi saranno superiori per le PMI rispetto alle maggiori imprese qui esaminate”. 

Come andranno gli altri comparti industriali? Il tracollo peggiore, secondo le attese) colpirà l’edilizia (-20%) l’immobiliare (-22%) e i trasporti (-19%). Male anche il petrolifero (-13%), la fornitura di energia e gas (-12%), e tutto il comparto del commercio non food con flessioni tra il 20% e il 30%. Stabile il commercio alimentare. 

Per quanto riguarda gli altri parametri, nel 2020 il valore aggiunto potrebbe contrarsi del 5%, così come i consumi dell’energia.

PATRIMONIO PIÙ SOLIDO

Alla base di questi dati c’è, come detto, la maggiore solidità patrimoniale su cui le imprese hanno potuto contare per affrontare la nuova crisi. Nel ’75 i debiti finanziari ammontavano al 293,1% del capitale netto, nel 2008 erano al 90%; a fine 2019 erano scesi all’80%. Le disponibilità liquide erano a zero prima della crisi petrolifera, a 38,7 miliardi di euro nominali alla vigilia di Lehman, a 72,2 miliardi a fine 2019. “Al rafforzamento patrimoniale degli ultimi anni – spiega Mediobanca – ha concorso anche la caduta del tax rate, passato dal 27,4% del 2015 al 19,4% del 2019. Appare invece indebolito, soprattutto nel confronto con gli anni ’70, il sostegno proveniente dagli investimenti”. 

LE PREVISIONI PER IL 2021

Buone notizie per il prossimo futuro, con alcuni indicatori congiunturali che mostrano una rapida ripresa dell’attività economica. A luglio 2020 il consumo interno lordo di gas ha segnato -4% sullo stesso mese del 2019, la minor flessione del 2020, la richiesta di energia elettrica ha registrato un calo del 7% sul 2019 (era -17,2% ad aprile), il traffico autostradale ha perso il 6,1%, la produzione industriale ha segnato una flessione del 3,6% su dicembre 2019 e del 7,6% su luglio. “Nell’insieme, non si tratta di distanze incolmabili”, commenta Mediobanca che quindi considera legittime “stime più ottimiste rispetto alle attese”. 

In particolare, nel 2021, il fatturato del settore manifatturiero potrebbe registrare un rimbalzo del 5,9%, mentre i ricavi dell’industria potrebbero salire del 7,5%. 

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