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Imprese al femminile: crescono di più, ma pagano di più il peso del Covid

Secondo il IV Rapporto sull’imprenditoria femminile di Unioncamere, le imprese guidate da donne sono il 22% del totale e negli ultimi 5 anni sono cresciute di più rispetto a quelle maschili, ma la pandemia di Covid ha rallentato le iscrizioni e lo sviluppo

Imprese al femminile: crescono di più, ma pagano di più il peso del Covid


Le imprese al femminile crescono più velocemente di quelle maschili, sono più innovative e situate soprattutto al Mezzogiorno, il che lascia sperare che proprio grazie alle donne si possa riuscire almeno in parte a ridurre il divario tra Nord e Sud. La crisi innescata dal Covid-19 però le sta mettendo a dura prova, determinando un rallentamento più marcato rispetto a quello registrato dalle imprese guidate da uomini. Questi i dati più eclatanti che emergono dal IV rapporto sull’imprenditoria femminile redatto da Unioncamere.

Nel dettaglio, le imprese guidate da donne in Italia hanno raggiunto quota 1 milione e 340mila, il 22% del totale. Negli ultimi 5 anni, secondo il report, hanno mostrato una crescita più intensa, e di parecchio, rispetto a quelle maschili: +2,9% contro +0,3%. 

Non solo, in valori assoluti l’aumento delle imprese femminili è stato più del triplo rispetto a quello delle imprese maschili: +38.080 contro +12.704. “In pratica, le imprese femminili hanno contribuito a ben il 75% dell’incremento complessivo di tutte le imprese in Italia, pari a +50.784 unità”, sottolinea Unioncamere. 

Dal punto di vista settoriale, le imprese guidate da donne stanno crescendo in particolar modo in settori più innovativi e con una intensità maggiore delle imprese maschili, come le 

attività professionali scientifiche e tecniche (+17,4% contro +9,3% di quelle maschili), Informatica e telecomunicazioni (+9,1%,contro il +8,9% delle maschili). 

Passando alla geografia, Lazio (+7,1%), Campania (+5,4%), Calabria (+5,3%), Trentino (+5%), Sicilia (+4,9%), Lombardia (+4%) e Sardegna (+3,8%) sono le regioni in cui le aziende al femminile aumentano oltre la media, anche se in termini di incidenza territoriale, sul totale delle imprese, al vertice della classifica piazzano tre regioni del Mezzogiorno (Molise, Basilicata e Abruzzo), seguite dall’Umbria, dalla Sicilia e dalla Val d’Aosta.

“Di fronte al Covid, però, molte aspiranti imprenditrici devono aver ritenuto opportuno fermarsi e attendere un momento più propizio”, commenta Unioncamere. Nel secondo trimestre del 2020 le iscrizioni di nuove imprese al femminile sono state 10mila in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In termini percentuali si tratta di un calo pari a -42,3%, un dato superiore rispetto a quello registrato dalle attività maschili (-35,2%). “Anche per effetto di questo rallentamento delle iscrizioni, sul quale ha inciso il lockdown, a fine giugno l’universo delle imprese femminili conta quasi 5mila unità in meno rispetto allo scorso anno”, prosegue Unioncamere. 

“L’imprenditoria femminile è uno dei settori strategici da promuovere, sia per lo sviluppo del Paese che per il raggiungimento di un pieno empowerment femminile anche nel contesto lavorativo”.  È quanto dichiara la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, che aggiunge “serve sostenere e incentivare la presenza femminile nelle PMI, settore privilegiato per il lavoro delle donne. Abbiamo quindi individuato, come Dipartimento per le pari opportunità, tre direzioni di intervento: accesso al credito e formazione finanziaria, per i quali dall’inizio della crisi sanitaria abbiamo già incrementato di 5 milioni di euro il fondo destinato al credito delle PMI femminili; un piano nazionale di formazione al digitale, con particolare attenzione ai settori e alle categorie di donne imprenditrici, che sono maggiormente escluse da tali percorsi formativi; promozione incentivata, tra le imprese femminili, e condivisione di strumenti di welfare e di conciliazione tra la vita familiare e quella lavorativa””.

“In Italia ci sono più di un milione e trecentomila imprese femminili che crescono ogni anno un po’ più delle altre”, ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli. “Durante il periodo di emergenza abbiamo visto invece un rallentamento della nascita di queste imprese, a testimonianza del fatto che il peso più rilevante in quelle fasi difficili è ricaduto e ricade sulle spalle delle donne. Anche per questo dobbiamo rafforzare gli strumenti utili per sostenere le donne a far nascere e crescere le loro imprese”. 

Tornando ai dati, la riduzione più consistente del numero di nuove imprese si registra soprattutto al Nord (-47%), mentre il Mezzogiorno si ferma a -34,1%. Un calo che non solo pregiudica la strada che porterà a colmare il gender gap italiano, ma che rischia di rallentare anche il processo di rinnovamento che si sta realizzando in questi anni nelle generazioni più giovani.

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