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Imprese 4.0, il Sud accelera: il 35% investirà in digitale entro il 2027

Secondo l’indagine Unioncamere–Tagliacarne, il 35% delle imprese del Mezzogiorno investirà in tecnologie 4.0 entro il 2027, superando la media nazionale. Manifattura, robotica e cybersecurity i settori chiave, ma restano barriere di competenze e risorse

Imprese 4.0, il Sud accelera: il 35% investirà in digitale entro il 2027

Il Mezzogiorno non resta più indietro, anzi accelera. Secondo l’ultima indagine Unioncamere–Centro Studi Tagliacarne, il 35% delle imprese del Sud investirà in tecnologie 4.0 entro il 2027, superando la media nazionale del 32,8%. Una rincorsa che segnala vitalità e voglia di colmare il gap storico con il resto d’Italia, spinto anche dall’effetto Pnrr e dalle nuove politiche di incentivo.

A rimanere indietro sono invece le imprese femminili con solo il 30% che ha in programma investimenti digitali, segnale che la questione di genere resta un nodo da sciogliere nella modernizzazione del tessuto produttivo.

Tecnologie e motivazioni

Il cuore dell’ondata digitale batte soprattutto nelle imprese manifatturiere (40,6%) e nelle aziende più strutturate, dove il 67,6% prevede di adottare strumenti 4.0. Gli obiettivi sono tagliare i costi, aumentare l’efficienza e migliorare la qualità della produzione. Gli investimenti si concentrano principalmente su tre fronti: simulazione fra macchine connesse (29,4%), robotica (24,8%) e cybersecurity (22,8%). Una direzione che risponde alla crescente necessità di processi produttivi flessibili, sicuri e competitivi sui mercati globali.

Non mancano però le spinte esterne. Il 12,3% delle imprese sceglie di innovare soprattutto per sfruttare gli incentivi pubblici, quota che sale al 14,3% tra le piccole realtà.

Le barriere da superare

La corsa, però, resta ad ostacoli. Il 27,7% delle imprese denuncia una carenza di competenze interne come principale freno alla digitalizzazione. A questo si aggiunge la scarsità di risorse finanziarie (25,9%), particolarmente pesante per le Pmi (28,2%), e il costo ancora elevato delle nuove tecnologie (18,4%). È la fotografia di un sistema produttivo che rischia di spingere sull’acceleratore senza piloti adeguatamente formati: il tema della formazione e dell’aggiornamento professionale diventa cruciale, così come il rafforzamento dei legami tra università, centri di ricerca e imprese.

L’impatto atteso

La trasformazione digitale non è solo questione di software e macchinari, ma di modelli organizzativi. Due imprese su tre (66,6%) si attendono un impatto diretto sull’innovazione interna e quasi la metà (48%) prevede un radicale cambiamento dei processi produttivi. Più contenute le aspettative su marketing e vendite (23,5%) e sulla relazione con fornitori e clienti (19,3%).

“Le imprese del nostro Paese devono recuperare un gap sul fronte dell’innovazione e del digitale. In questo quadro i segnali di recupero provengono dal Mezzogiorno e sono molto importanti e certamente di buon auspicio per il futuro”, sottolinea il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli. “L’impegno delle Camere di commercio si concentra nel raccogliere le esigenze di innovazione delle imprese e nel fare da collegamento tra Centri di ricerca e sistemi produttivi per fornire risposte adeguate ai bisogni delle aziende”.

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