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Illusioni e realtà della spending review: una storia che va avanti dal 2006

Si parla tanto di spending rewiev adesso, ma in realtà questa formula ha origini quasi un decennio fa, per l’esattezza dal 2006 – Con risultati, sul fronte dei risparmi di spesa, tutt’altro che entusiasmanti.

Illusioni e realtà della spending review: una storia che va avanti dal 2006

Spending review: il governo proprio sulla revisione della spesa punta per recupereare le risorse necessarie a “coprire” gli interventi che intende avviare. In realtà di spending rewiev ormai si parla da quasi un decennio, per l’esattezza dal 2006. Con risultati, sul fronte dei risparmi di spesa, tutt’altro che entusiasmanti.

La spending review è stata introdotta in via sperimentale in Italia dalla legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006), la quale attribuì al Ministero dell’economia e delle finanze il compito di istituire un programma straordinario pluriennale di analisi e valutazione della spesa delle Amministrazioni centrali. Il programma è stato reso permanente dalla legge finanziaria per il 2008 (n. 244 del 2007) la quale ha altresì previsto l’obbligo per ogni Ministro di invio al Parlamento, ai fini dell’esame da parte delle Commissioni parlamentari, entro il 15 giugno di ogni anno, di una “Relazione sullo stato della spesa, sull’efficacia nell’allocazione delle risorse e sulgrado di efficienza dell’azione amministrativa”. Il processo di revisione quantitativa e qualitativa della spesa è stato ulteriormente potenziato dalla legge di contabilità e finanza pubblica (legge n. 196 del 2009).

Si arriva poi al 2011, con il decreto legislativo n. 123  che ha esteso ulteriormente l’ambito di applicazione dell’attività di analisi e valutazione della spesa, ponendo anche l’attenzione sul monitoraggio dell’efficacia e l’efficienza dell’azione amministrativa ai fini della definizione dei fabbisogni di spesa. Sulla materia sono intervenuti anche, nello stesso anno, due decreti. Uno, in particolare (il decreto n.138) poneva  l’obbligo per il Ministro dell’economia, d’intesa con i Ministri interessati, di presentare al Parlamento entro il 30 novembre 2011 un programma per la riorganizzazione della spesa pubblica. Ebbene, tale programma non ha avuto seguito, ma alcuni degli aspetti che avrebbe dovuto affrontare, quale, ad esempio, l’individuazione di eventuali criticità nella produzione ed erogazione di servizi pubblici, sono stati ripresi dal “Rapporto Giarda”. 

Eccoci al 2012: nel mese di maggio il presidente del Consiglio emana una Direttiva che disciplina il contributo delle amministrazioni centrali al raggiungimento di un obiettivo di riduzione della spesa pari a 4,2 miliardi di euro per il 2012 attraverso una riorganizzazione delle attività che miri, tra l’altro, ad una maggiore efficienza nell’erogazione dei servizi, con conseguente eliminazione degli sprechi, e alla definizione delle linee di intervento prioritarie e la conseguente eliminazione delle altre. Un nuovo ciclo di spending review è stato avviato con il decreto n. 52  recante “Disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica”. Con l’occasione veniva individuato in Enrico Bondi il commissiario straordinario che ha poi elaborato una analisi della spesa per consumi intermedi di Regioni, Province, Comuni, Università ed Enti di ricerca allo scopo di derivarne indicatori di inefficienza da utilizzare nellaformulazione di ipotesi di riduzione della spesa.

Si arriva così al 2013: gli obiettivi quantitativi di risparmio della spesa derivanti dalla revisione sono stati fissati sulla base delle disposizioni della legge di stabilità per il triennio 2014-2017. In particolare, l’obiettivo di risparmio della spesa è stato complessivamente quantificato in 32 miliardi nel triennio 2014-2016 in una conferenza stampa congiunta dell’ex ministro dell’economia e delle finanze Fabrizio Saccomanni e del Commissario straordinario Carlo Cottarelli. Ed ora eccoci qui con i nuovi conteggi e nuove ipotesi di spending rewiev.

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