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Il petrolio crolla, Borse e bond Usa affondano, corsa all’oro

Il tonfo delle Borse asiatiche è il più grave dai tempi di Lehman nel 2008 – Coronavirus e petrolio stanno mettendo in ginocchio i mercati – Panic selling e corsa ai beni rifugio – Lo spread vola

Il petrolio crolla, Borse e bond Usa affondano, corsa all’oro

La tempesta perfetta è in corso. Il petrolio precipita trascinandosi all’ingiù le obbligazioni. Crollano le borse asiatiche, le previsioni sull’apertura dei listini europei e americani anticipano cali nell’ordine del 5-7%. È questo il bollettino di guerra che attende Piazza Affari, che si appresta ad aprire i battenti nonostante l’emergenza coronavirus nell’illusione di offrire una cornice di normalità a una situazione che normale non è.

TOKYO SOTTO QUOTA 20 MILA, LA CINA FERMA IL CONTAGIO

Cadono le Borse dell’Asia: -5,5% il Nikkei di Tokyo, sotto quota 20.000. Lo yen vola a quota 103 sul dollaro, ai massimi dal 2016.

Non meno pesante la situazione degli altri listini: -3,5% l’Hang Seng di Hong Kong, 3,7% il Kospi di Seul. Tracolla Sidney: -6,3%. Il dollaro australiano ha subito un flash crash perdendo il 5% in venti minuti.

Lo Shanghai Composite segna -6,3% nonostante la riapertura oggi delle fabbriche di Wuhan. In Cina i nuovi contagi sono meno di 50 al giorno.

In Italia i casi positivi sono 7.375, i morti sono 366. In Lombardia i morti delle ultime 24 ore sono stati 113.

A scatenare la tempesta è stata la crisi tanto violenta quanto inattesa del petrolio, innescata dal fallimento del vertice Opec+.

L’ARABIA FA DUMPING: IL PREZZO DEL GREGGIO GIÙ DEL 30%

Quasi all’improvviso si è aperto un aspro confronto in sede Opec+: da una parte l’Arabia Saudita e gli altri operator del cartello, dall’altro la Russia che venerdì ha rifiutato di partecipare ai tagli di produzione (1,5 milioni di barili) chiesti da Riyad per non favorire ulteriormente i produttori americani di shale oil che, senza contribuire ai tagli, sarebbero avvantaggiati da un aumento di prezzi. Ma l’Arabia Saudita ha reagito con un forte taglio dei prezzi ed annunciando l’aumento della produzione per punire la Russia.

Il prezzo del greggio è precipitato: il Brent tratta a 31,98 dollari al barile (-29%), 27,99 dollari per il Wto (-32%) ai livelli più bassi dalla guerra del Golfo.

Sul mercato dei cambi, la corona della Norvegia tocca i minimi della sua storia, a 9,51 su dollaro, nella scia del prezzo del petrolio. Per la stessa ragione, il cross dollaro rublo è in rialzo del 6% a 72, massimo degli ultimi tre anni. Intanto il Libano si accinge a dichiarare default, annunciando di non essere in grado di far fronte ad un bond di 1,2 miliardi di dollari.

IL BOND USA SPROFONDA SOTTO LO 0,5%

Si è così innescato sui mercati obbligazionari un temibile effetto palla di neve.

Il T bond decennale è precipitato a 0,4949%, il trentennale è sotto l’1%. Si tratta in entrambi i cali di minimi storici. Non è escluso che il rendimento dei titoli Usa precipiti sotto lo zero, come già accade a Giappone ed Eurozona.

Il mercato ha già messo in conto un altro taglio di 50 punti base dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve il 18 marzo, se non prima. Altri provvedimenti espansivi, primi tra tutti quelli sulla liquidità, vengono ritenuti molto probabili, vista la situazione di stress acuto dei mercati.

Joachim Fels, uno dei responsabili di Pimco, il primo operatore mondiale sulle obbligazioni, non si fa illusioni: “Il peggio – dice – deve ancora venire” e dà per molto probabile la recessione in Europa e in Usa. “In Giappone – aggiunge – è già arrivata”.

LA BCE PENSA AI PRESTITI PER LE PMI: “TROPPO POCO”

La palla ora passa anche alla Bce, che si riunirà il giorno 12 a Francoforte sotto la guida di Christine Lagarde. L’appuntamento sarà preceduto stamane dai dati sulla bilancia commerciale e sulla produzione industriale tedesca. Seguiranno tra domani e mercoledì, i dati sull’inflazione dell’Eurozona, l’ultimo tassello prima di una riunione ad alta tensione.

La Banca centrale europea dovrebbe intervenire sul fronte dei prestiti Tltro e su altri meccanismi per garantire liquidità a breve specie alle piccole e medie imprese. Troppo poco, tuona Wolfgang Munchau dalle colonne del Financial Times che invita la Bce ed i governi ad interventi più robusti. “Ma non c’è ancora – ammette – la consapevolezza della gravità del problema: due terzi dei tedeschi ritengono, a torto, che la situazione sia sotto controllo”. La Germania finora ha stanziato lo 0,008% del Pil per contrastare la recessione.

ALLARME SPREAD, AL VIA MERCOLEDÌ LE ASTE

In questa cornice, secondo i futures, si profila un’apertura drammatica, scandita dal rialzo dell’euro, trattato stamane a 1,1495 sul dollaro ai massimi da otto mesi.

Non è esclusa, se necessario, l’adozione di interventi sui mercati, a partire dal divieto dello scoperto. Di sicuro farà caldo sul fronte dello spread all’inizio della settimana delle aste del Tesoro. Mercoledì si terrà l’offerta dei Bot a 12 mesi per 6,5 miliardi. In serata verrà reso noto l’ammontare dell’importo dell’asta a medio lungo termine di giovedì.

Rischia così di passare in secondo piano un calendario ricco. Si terranno i consigli di amministrazioni di numerose società, tra cui oggi: Banca Generali, Brembo, Molmed, Prima Industrie. Domani Ferragamo e Telecom. Mercoledì: Cucinelli Danieli Safilo. Giovedì toccherà a Generali, D’Amico De Longhi, Leonardo, Nexi, Saipem e Tod’s.

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