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Il Petach Tikva Museum of Art (Israele) mette in mostra Trouvé

I primi concetti che vengono in mente quando si pensa all’opera di Tatiana Trouvé sono estrema delicatezza, violenza contenuta e un senso di transitorietà inconciliabile e travolgente.

Il Petach Tikva Museum of Art (Israele) mette in mostra Trouvé

Nel suo lavoro, Trouvé esplora le relazioni tra tempo e spazio costruendo ambienti enigmatici fondati su distorsioni logiche, architettoniche e materiali. Queste impostazioni si manifestano in disegni su larga scala così come su installazioni su larga scala specifiche del sito. La costante oscillazione tra i disegni e le installazioni scultoree e architettoniche suscita il senso di gocciolare da un mezzo all’altro; il sentimento che un’azione si riflette in un altro e che mondi apparentemente disparati sono ruotati insieme. I vari spazi creati nelle opere contengono il concetto di tempo in modi diversi: spazialmente, semioticamente e poeticamente, come se tentassero di mappare ciò che è svanito e non esiste più, forse persino l’oblio stesso. Sono equivalenti ai ricettacoli della memoria, per cui Trouvé cerca una presa momentanea dell’effimero, che è immanente al passare del tempo. La presenza del corpo è chiaramente visibile nelle sue opere, anche se il corpo stesso non è mai visto nello spazio.

La mostra di Trouvé al Petach Tikva Museum of Art è composta da due installazioni su larga scala, ciascuna specifica per ogni sito a suo modo. Entrando nel primo spazio, lo spettatore incontra un terreno rotto e spezzato su cui sono dispersi diversi oggetti scultorei: ripari temporanei, ripari temporanei, fusione di bronzo, alluminio e rame con fogli di cartone usati che portano le loro cronache nella loro pieghe, fratture e superfici sfregiate. Diversi oggetti sono apposti ai lati di queste strutture: diari, libri e altri elementi materiali, espressi anche dalle stesse sostanze delle strutture. Alcune di queste superfici recano l’impronta delle azioni di Trouvé sotto forma di mappe e segni, che si riferiscono a una vasta gamma di periodi e culture. Così, ad esempio, in Somewhere in the Solar System (2017), il tetto della struttura è impresso con una mappa del 1704 disegnata dall’avventuriero del XVII secolo Giovanni Francesco Gemelli Careri. La mappa traccia la traiettoria dell’immigrazione immaginaria della Maja in direzione di Città del Messico, e le rotte migratorie contemporanee sono delineate su di essa con lunghe frecce ricurve. La differenza nella segnatura del percorso riflette anche il divario ideologico rispetto al concetto stesso: da un ambito processo di scoperta del mondo a un triste risultato di uno stato politico di cose che trasforma i normali cittadini in senzatetto, rifugiati apolidi che non hanno uno status nel mondo.

Tatiana Trouvé, The Great Atlas of Disorientation

Curator: Hadas Maor

Open to 29/09/2018

museum complex
yad labanim
30 arlozorov st.
pob 1, petach tikva
49100, israel

 

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