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Il Lodo Mondadori incombe sulla manovra

Nel testo della manovra spunta il congelamento fino alla pronuncia della Cassazione degli effetti civili della sentenza ormai prossima sul lodo Mondadori – Per Berlusconi è legittima difesa, ma usando a questo fine un provvedimento sui conti pubblici sembra servirsi di un’arma impropria – Ora la parola spetta a Napolitano che deciderà se firmare il decreto

Il Lodo Mondadori incombe sulla manovra
  E’ quantomeno singolare che una norma, come il salva-Mondadori, inserito a sorpresa dalla manovra economica, preveda il congelamento, fino alla pronuncia della Cassazione, dei risarcimenti economici per effetto di una sentenza di una causa civile, attesa da un giorno all’altro. E’ poi stupefacente che ad avvantaggiarsi di una norma del genere sia un’azienda di proprietà del presidente del Consiglio in carica. Ma quello che appare ai limiti dell’assurdo è che questa norma venga inserita (per alcuni nascosta) nelle pieghe di un decreto che dovrebbe avviare una manovra di oltre 40 miliardi per risolvere il debito pubblico del nostro Paese, come ci ha chiesto l’Europa.
 Pare che nell’entourage del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si faccia notare che per l’inserimento di questa norma si sia ricorsi soltanto ad un atto di legittima difesa. Può anche essere che queste siano le intenzioni. Ma in questo caso la legittima difesa viene esercitata con un’arma impropria. Vale a dire inserendo in un decreto, che ha un obiettivo (il risanamento dei nostri conti) erga omnes, una norma che ha efficacia e vantaggi soltanto per un’azienda. Il tutto, mettendo in grave difficoltà il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che quel decreto dovrebbe firmare. Tutto lascia intendere che, come in altri casi, l’esame da parte del Quirinale sarà condotto con grande attenzione e soprattutto con scrupolo costituzionale. E questo richiederà del tempo.
 Intanto, per venire al dibattito interno al Pdl, si può constatare che questa mossa del governo, non rafforza certo la posizione di chi come il neosegretario Angelino Alfano (che come ministro della Giustizia deve essere stato a conoscenza dell’inserimento della norma salva-azienda nel decreto) si era posto l’obiettivo di guidare “il partito degli onesti”.

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