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Il biometano nei gasdotti italiani per la transizione verde. Norme confuse e aste deserte, report Ref

il biometano è una fonte utile per il futuro del sistema energetico italiano. Uno studio Ref accerta le difficoltà per chi vuole investire create dalla frammentazione delle norme tra comuni, regioni e livello centrale

Il biometano nei gasdotti italiani per la transizione verde. Norme confuse e aste deserte, report Ref

Non sarà un lavoro breve, né in tempi ravvicinati, ma il progetto di far passare biometano nei tuboni italiani del metano c’è. La Snam ci sta lavorando e il GSE ha chiesto stime approfindite sulla capacità di trasporto. Di fatto il biometano è tra i carburanti verdi che avranno un grande ruolo in futuro. Un alleato di eolico e fotovoltaico, che si ottiene dalla raffinazione del biogas. Una risorsa in progress, se sapremo fare bene e che consentirà all’Italia di utilizzare le grandi infrastrutture di trasporto del gas. Disponiamo di una rete di oltre 30 mila Km (tra gasdotti nazionali e regionali) che ha segnato lo sviluppo dell’economia italiana e un discreto livello di autonomia energetica, Dal punto di vista ambientale il biometano è visto come alternativa pulita al gas naturale. Di sicuro sarà utilizzato nei trasporti e nel riscaldamento in misura crescente.

Uno studio di un gruppo di lavoro (Andrea Ballabio, Donato Berardi, Roberto Bianchini, Francesca Casarico, Francesca Riccardo, Andrea Tenconi, Nicolò Valle) del laboratorio Ref Ricerche è partito dagli obiettivi di sviluppo della rinnovabili dell’Ue per capire cosa accadrà Italia. Prima di tutto ha incrociato i dati dell’European Biogas Association con altre banche dati e ha delineato scenari futuri. Lo studio ritiene che il biometano immesso direttamente nelle reti di distribuzione del gas riduca fortemente i costi di costruzione di altre infrastrutture e lo rende economicamente interessante. Peraltro i costi di produzione sono già bassi in origine. Basta paragonarli a quelli delle benzine, alle raffinerie ai cracking per avere un’idea dei risparmi. “Il biometano può essere utilizzato in loco per produrre energia elettrica o termica, oppure può essere trasportato in forma compressa o liquefatta per un uso delocalizzato”.

Ma quanto sono praticabili questi sistemi oggi in Italia? Attualmente ci sono limitazioni quantitative, ma “per riuscire a sfruttare appieno il suo potenziale, è essenziale sviluppare un sistema che incentivi l’immissione del biometano nelle reti di distribuzione e trasporto del gas naturale, permettendo flussi bidirezionali e capacità di stoccaggio maggiori.”

Biometano nella rete gas: le proposte Arera

L’Arera ha proposto soluzioni per collegare gli impianti di biometano alla rete del gas con aggregazioni efficienti. Snam Rete Gas dovrà pubblicare una mappa della capacità di trasporto e distribuzione. Intanto abbiamo saputo che gli impianti di biogas attivi sono oltre 2 mila con 85 impianti di produzione. La stragrande maggioranza è al Nord con Il Sud che vive l’ennesimo paradosso: un sistema agricolo in ripresa e pochi impianti. Il potenziale di produzione nazionale, però, è alto “grazie alla disponibilità di diverse fonti di biomasse, come i fanghi di depurazione, gli scarti agricoli e agroalimentari e i rifiuti a matrice organica. Possono essere trasformati in biogas e successivamente raffinati”.

Ottimismo per il futuro anche in virtù delle risorse del Pnrr? Noi stimiamo una producibilità pari a 572 milioni di smc all’anno nello scenario low, scrivono i ricercatori. Per incentivarne lo sviluppo, nel Pnrr ci sono 19,2 miliardi di euro. Un Decreto Ministeriale di settembre 2022 fornisce incentivi e tariffe differenziate in base al tipo di impianto e alle biomasse utilizzate: rifiuti o scarti agricoli. Gli incentivi sono assegnati attraverso procedure competitive con una graduatoria finale pubblicata dal Gse. Ma “l’esito della prima graduatoria non è stato completamente positivo, poiché solo il 44% del contingente disponibile è stato assegnato, a un numero di impianti pari a 60”, è scritto.

Biometano: le norme non aiutano gli investimenti

Perché succede questo? Perché per andare avanti, una delle principali sfide da affrontare riguarda il quadro normativo e regolatorio. Siamo alle solite, non ci sono semplificazioni né chiarezza per attrarre investimenti. La governance non è omogenea e le “normative locali, provinciali o regionali causano confusione o disallineamento rispetto alle normative statali”, si legge nello studio. Una stilettata al governo. Non secondaria è la necessità di migliorare la connettività delle reti di gas naturale, fattore necessario per agevolare l’immissione e distribuzione del biometano. Anche i ricercatori del Ref, a questo punto, non si sottraggono al mantra di fare le cose nei tempi giusti. “Per sfruttarne appieno il potenziale, occorre agire tempestivamente in ottica di affrontare le diverse sfide. Con il giusto impegno e i giusti investimenti, il biometano può diventare un carburante verde di successo, accelerando la transizione verso un futuro sostenibile e contribuendo significativamente alla riduzione delle emissioni di gas serra”, è la conclusione cui giunge il Ref.

Intanto al recente G20 Energia di Goa è nata l’Alleanza Globale per i Biocarburanti. “L’Italia è tra gli iniziatori e siamo lieti di vedere sempre più Paesi aderire progressivamente”, ha detto il viceministro all’Ambiente e Sicurezza Energetica Vannia Gava.Riteniamo che i biocarburanti sostenibili, come il biometano avanzato e l’Hvo (olio vegetale idrotrattato), siano risorse strategiche per un approccio ambizioso e pragmatico alla decarbonizzazione”. Nelle campagne si possono attivare subito iniziative locali e di cofinanziamento per superare ogni timidezza. L’esecutivo faccia tesoro di questi studi.

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