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Il 2020 è il peggior anno di sempre? Lo conferma l’edonometro

Un algoritmo dell’università del Vermont analizza ogni giorno, dal 2008, 50 milioni di tweet: il 2020 è stato in effetti l’anno più buio per l’umore globale, a causa del Covid ma anche delle violenze della polizia negli Usa – E c’è una sorpresa: non è il lunedì il “giorno peggiore” della settimana…

Il 2020 è il peggior anno di sempre? Lo conferma l’edonometro

Edoné in greco significa piacere, dunque per misurare la felicità si potrebbe pensare di usare uno strumento chiamato ad esempio edonometro. Ecco, l’edonometro esiste davvero: lo ha creato l’università del Vermont utilizzando un algoritmo che possa misurare in tempo reale e in tutto il mondo l’umore dell’opinione pubblica. E come si misura la felicità, che è uno stato d’animo soggettivo, attraverso l’algida oggettività di un computer? Facile: analizzando ciò che le persone esternano su Twitter, uno dei social network più utilizzati al mondo, con quasi un miliardo di utenti, di cui circa 200 milioni attivi quotidianamente.

“Il Regno Unito e Twitter non sono la stessa cosa”, disse l’ex premier britannico David Cameron dopo aver vinto le elezioni contro il più quotato – quantomeno sui social – Ed Miliband. Ma è pur vero che l’edonometro dell’università del Vermont scandaglia circa 50 milioni di tweet al giorno, e qualcosa di vero dovrà pur venir fuori. Ad esempio, è venuto fuori che il 2020, per colpa della pandemia Covid, è di gran lunga l’anno peggiore dal 2008, cioè da quando sono raccolti i primi dati. Proprio a marzo infatti, quando è iniziata l’emergenza (nel mondo occidentale), è stato raggiunto un primo picco di “infelicità”, anche se va detto che il record assoluto è stato toccato a maggio, quando oltre a tutte le preoccupazioni che ci dà il virus si sono aggiunti l’omicidio di George Floyd e le conseguenti proteste del Black Lives Matter.

Quest’ultimo dato in particolare rende l’idea di quanto l’edonometro sia leggermente “occidente-centrico”, anche se non privo di basi scientifiche. E’ stato l’informatico dell’università americana Chris Danforth ad insegnare a una macchina a capire le emozioni dietro i tweet analizzati (nessun essere umano potrebbe mai leggerli tutti): questo processo, chiamato analisi del sentimento, ha fatto grandi progressi negli ultimi anni, trovando molteplici applicazioni. “Nelle scienze sociali tendiamo a misurare elementi semplici, come il prodotto interno lordo. La felicità è un elemento importante che tuttavia è molto difficile da misurare”, ammette Danforth.

Ma come funziona in concreto l’edonometro? La comprensione del linguaggio è infatti uno dei problemi più complessi nel campo dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, all’interno di un testo scritto, esistono segnali emotivi abbondanti che i computer possono riconoscere anche senza capire il significato delle parole. Intanto, contando il numero di parole positive e sottraendo il numero di parole negative. Una misura migliore può essere ottenuta soppesando le parole: il termine “eccellente”, per esempio, veicola un sentimento più intenso rispetto a “buono”. Il peso delle parole è solitamente stabilito da esperti in carne e ossa, e ha un ruolo nella creazione dei dizionari lexicon, quelli che traducono le parole in emoticon (e viceversa) e sono molto usati nell’analisi dei sentimenti.

Eppure le parole possono trarre in inganno e talvolta la mera somma algebrica degli aggettivi può non cogliere il significato di una frase complessa, magari detta per scherzo o ironicamente. Ma oggi, giurano gli esperti, gli algoritmi sono così sofisticati da poter cogliere pure i significati nascosti e da riuscire a collegare correttamente fra loro le parole. La nuova frontiera dell’analisi del sentimento tramite algoritmo non è più solo la misura dell’umore, ma anche la prevenzione di potenziali disturbi depressivi, anticipati da ciò che le persone scrivono sui social. Accade già con Facebook, che utilizza un algoritmo capace di identificare gli utenti che sembrano a rischio di suicidio. Una squadra esamina poi i casi segnalati e decide se invitare gli utenti a rivolgersi all’assistenza specializzata.

Comunque che il 2020 fosse finora un anno nefasto forse non c’era bisogno che ce lo confermasse Twitter. Così come è abbastanza scontato che la gente sia meno entusiasta quando piove, eppure analizzando nel 2016 due miliardi di interventi su Facebook e un miliardo di tweet, è venuto fuori che tre centimetri di pioggia provocavano una riduzione dell’1% nella felicità espressa dagli utenti, una percentuale che raddoppiava in caso di temperature sotto zero. Ma già che c’erano, gli informatici del Vermont hanno messo alla prova anche la reputazione del lunedì come giorno più triste della settimana. E qui invece c’è stato il colpo di scena, perché gli utenti dei social sono più “negativi” di martedì. Venerdì e sabato, invece, sono risultati i giorni più felici.

E per la cronaca, il secondo anno più “infelice” a livello globale, stando all’edonometro, è risultato essere il 2017, mentre il periodo “migliore” per l’umore generale è stato a cavallo tra il 2015 e il 2016.

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