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ICO, il boom è alle porte: 1 miliardo per Telegram

La raccolta di capitali in moneta matematica attraverso le ICO (Initial Coin Offer), un mezzo finanziario a metà strada tra IPO e crowfubnding, sta crescendo a vista d’occhio – Per Telegram un miliardo in soli 4 mesi – Ma i regolatori temono casi di fraudolenza e lesività verso gli investitori -Solo la Svizzera non teme le ICO

ICO, il boom è alle porte: 1 miliardo per Telegram

Facebook ha impiegato sette anni prima di raccogliere il primo miliardo di dollari. Lo stesso tempo è occorso a Twitter. Uber ne ha, invece, impiegati cinque. Telegram, il servizio di messaggistica istantanea fondata nel 2013 dai fratelli Nikolai e Pavel Durov, potrebbe impiegare appena 4 mesi. Mentre il capitale raccolto da Facebook, Twitter e Uber era in moneta fiat, il miliardo di Telegram sarà raccolto in moneta matematica tramite una ICO (Initial Coin Offer).

Una pratica quest’ultima sempre più in auge, tant’è che il valore delle ICO nel 2017 ha superato i 5,5 miliardi di dollari e nel solo mese di dicembre sono stati raccolti 1,2 miliardi. Nel grafico fa impressione l’accelerazione da zero a oltre un miliardo in dodici mesi di questo nuovissimo mezzo finanziario che è qualcosa che sta a metà strada tra una classica IPO e un’attività di crowdfunding. Sono in molti a credere che nel 2017 non si è ancora visto niente. Già nel 2018 inizieranno i fuochi d’artificio. Perché ci saranno i fuochi d’artificio? Perché le ICO son un nuovissimo efficace ed economico modo di trovare soldi per nuovi business.

Il dilemma dei regolatori

Che ci sia, però, qualcosa di artificioso ed eccessivo nelle ICO cresciute spontaneamente nella foresta della new economy è presto immaginabile. Telegram, che si avvia a raccogliere il fatidico miliardo, non ha neppure un prototipo, raccoglie su una promessa, su un programma, chiede di acquistare su progetto. È anche per questa ragione che i regolatori guardano con crescente preoccupazione a questo metodo di raccogliere capitali da parte delle start-up e dei creatori di business. Vi intravedono un alto potenziale di fraudolenza e di lesività nei confronti degli investitori. Cina e Corea del Sud hanno infatti vietato le ICO. La cyber unit della SEC, pur riconoscendo il valore dello strumento, ha emesso un cospicuo numero di citazioni e richieste di informazioni congelando anche delle operazioni come nel caso della canadese PlexCorps.

L’unico paese che non intende contrastare le ICO, ma desidera invece assecondarle, mettendovi ordine e addomesticandole, è la Svizzera. Non è un segreto che la Svizzera aspiri a diventare un hub della cripto-finanza e delle ICO in particolare. Un piccolo paese della Svizzera, Zug, dove ha sede anche Ethereum, sta in effetti diventando la capitale globale della moneta matematica. Johann Schneider-Ammann, ministro dell’economia della Confederazione, ha dichiarato che la Svizzera vuole diventare la “cripto-nazione”.

La Svizzera e le IPO

La Finma (Financial Market Supervisory Authority) ha infatti varato una serie di linee-guida per facilitare un sviluppo ordinato, regolato e condiviso del mercato delle ICO. Non dovrebbe essere una cosa impossibile per la semplice ragione che la sottostante tecnologia della blockchain, per sua stessa natura, favorisce l’eliminazione di ogni potenziale azione fraudolenta. Infatti ogni unità di valore della blockchain è verificata crittograficamente in modo tale che è impossibile scambiare un valore di cui non si ha il legittimo e verificato possesso. Con la blockchain non vi è alcun rischio per la controparte, non scatta alcuna compensazione per la transazione e nessun intermediario è lì a lucrarvi. L’operazione comporta poche frizioni, una grande trasparenza e un abbattimento drastico dei costi. È perfetta come tecnologia antifrode. È la sua applicazione che comporta rischi. Ed è proprio su questa che si sono concentrati gli svizzeri.

Il sistema concepito dagli svizzeri colloca le ICO in tre differenti categorie: pagamenti, patrimoni e utility. Nella prima categoria i token (i titoli di valore) sono considerati mezzi di pagamento trasferibili e come tali sottoposti ai regolamenti sul riciclaggio del denaro. Nella seconda, quella degli asset, i token, promettendo rendimenti come dividendi, interessi e plusvalenze, sono regolati come dei veri e propri titoli. Nella categoria utility i token, invece, sono scambiabili con un servizio o un’applicazione specifica disponibile al momento dell’emissione, così da mantenere una chiara distinzione tra asset e utility. Un token viene quindi equiparato in tutto e per tutto a una moneta fiat o a titolo e come tale viene regolato.

Il mercato ha risposto positivamente al passo degli svizzeri. Delle 10 più importanti ICO, quattro hanno avuto luogo in Svizzera e la Fima ha già ricevuto ben 100 richieste di emissione.

I fratelli Durov

I fratelli Nikolai e Pavel Durov hanno senz’altro le credenziali per lanciare una ICO da un miliardo di dollari. Nikolai (37 anni) è una delle maggiori teste d’uovo delle nuove tecnologie. Sviluppatore e matematico ha vinto per tre anni consecutivi le olimpiadi della matematica e per quattro anni di seguito quelle dell’informatica. Ha due lauree, una dell’Università di San Pietroburgo, la sua città natale, e l’altra dall’università di Boon dove ha avuto come supervisore Gerd Faltings, una star della matematica che ha ricevuto nel 1986 il Fields Medal, il più alto riconoscimento nel campo degli studi matematici. Nel 2017 Nikolai ha scritto e firmato il white paper “Telegram Open Network”, il documento sulla quale si basa la ICO di Telegram.

Pavel Durow (34 anni) ha invece un talento straordinario come imprenditore. Laureato in filologia nel 2006, sulle orme del padre professore di questa disciplina, ha trascorso, a seguito del genitore studioso di Roma antica, 13 anni a Torino dove ha frequentato la scuola dell’obbligo e imparato l’italiano alla perfezione. Oltre al russo e all’italiano parla correttamente altre quattro lingue: inglese, francese, tedesco e spagnolo. Anarco-libertario, vegetariano e taoista ha molti punti in condivisione con La weltanschauung di Steve Jobs, primo fra tutti la sacralità della privacy. A differenza del co-fondatore della Apple, però, non disdegna l’impegno politico, attività piuttosto tossica in Russia. Ha pubblicato vari manifesti anarco-capitalisti che alla lunga lo hanno messo in conflitto con il dominante putinismo della Russia di oggi.

Nel 2006 Insieme al fratello ha fondato VKontakte (divenuto VK nel 2012), in pochissimo tempo divenuto il social network più popolare in Russia e nei paesi slavi e uno dei primi cinque nel mondo. A seguito di contrasti con le autorità russe, dopo le controverse elezioni presidenziali del 2013, Pavel, insieme al fratello, ha deciso di abbandonare la Russia e ed è stato costretto a disfarsi della partecipazione in VK ceduta a mail.ru sotto il controllo dell’oligarca Igor Sechin, capo di Rosneft e il più importante collaboratore di Putin.

Di fatto apolidi Pavel e Nikolai sono diventati due imprenditori nomadi che, senza fissa dimora, si dividono tra Dubai, l’Europa e gli Stati Uniti. Viaggiano con un passaporto di Saint Kitts e Nevis, uno stato insulare nei Caraibi. Il team di sviluppo di Telegram (la società è incorporata in USA e UK) negli ultimi cinque anni si è mosso tra San Francisco, New York, Londra, Parigi, Berlino, la Finlandia e Dubai. L’ossessione del controllo da parte di Pavel è maniacale.

Nella rubrica “Lunch with the FT”, del dorso domenicale “Life& Arts” del “Financial Times”, John Thornhill ha pubblicato un lungo reportage della sua conversazione con Pavel Durov davanti a un piatto di spaghetti al ristorante italiano Quattro Passi a Mayfair a Londra. Vale la pena di leggerlo.

Il Telegram Open Network (TON)

Nel 2013 Nikolai e Pavel Durov hanno fondato Telegram, un servizio di messaggistica istantanea cloud-based con 200 milioni di utilizzatori. La caratteristica principale di Telegram, le cui API lato client sono di pubblico dominio, è quella di poter stabilire delle conversazioni criptate punto-punto salvate sul dispositivo e quindi assolutamente private e come tali a prova di ficcanaso. Senz’altro un tributo all’eroe personale di Pavel, Edward Snowden, al quale Pavel ha offerto anche un posto di lavoro. Il protocollo di Telegram, MTProto, è stato ideato e scritto da Nikolai.

Un’evoluzione di questo protocollo è il Telegram Open Network, un progetto basato sulla tecnologia della blockchain alla quale i due fratelli hanno apportato delle varianti tali da poter dire di aver costruito un nuovo modello di blockchain. Ecco come Nikolai descrive il TON nel citato documento:

Il Telegram Open Network (TON) è un network basato su architettura blockchain aperto, scalabile e capace si gestire milioni di transazioni per secondo in un ambiente user-friendly e service provider-friendly. Il suo scopo è quello di fare da host alle applicazioni e ai servizi. TON si può definire come un enorme supercomputer distribuito inteso a ospitare e fornire una infinita varietà di servizi.

TON sarà inoltre una piattaforma di micro-pagamenti per trasferire valori monetari e per pagare servizi forniti attraverso la piattaforma. Sarà inoltre possibile integrare la piattaforma TON con servizi di messaggistica di terze parti e con social network terzi così da rendere disponibile e accessibile la tecnologia blockchain agli utenti comuni invece che a un pugno di pionieri della criptovaluta. Tutta la tecnologia è stata posta nell’ambito del pubblico dominio.

Nathaniel Popper, che copre finanza e tecnologia da San Francisco per il “New York Times” ed è autore del libro Digital Gold: Bitcoin and the Inside Story of the Misfits and Millionaires Trying to Reinvent Money, sul quotidiano di New York spiega in dettaglio l’operazione.

Ecco la sostanza del progetto: portare la blockchain alle masse, fuori dal controllo governativo. Un progetto con una valenza politica e sociale oltre che finanziaria. Riusciranno nel loro intento i flying brothers? Nonostante che il Financial Times abbia definito il white paper di Telegram come un documento in cui c’è “un gergo più astruso che nei manuali di Scientology”, e più drasticamente Charles Noyes, di Pantera Capital, l’abbia bollato come “600 milioni di tonnellate di merda”, per il momento il mercato sembra credere al progetto. Infatti tre giganti del venture capital della Silicon Valley come Kleiner Perkins Caufield & Byers, Benchmark e Sequoia Capital hanno già annunciato di investire nella ICO di Telegram. Una scelta che ha fatto sollevare le sopracciglia a molti osservatori. Ma in genere questi operatori del denaro di rischio ci azzecc

E allora che venga il miliardo di dollari matematici per i senza dimora fratelli Durov.

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