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H-Farm, apre il Campus della Silicon Valley veneta

H-Farm, nata nel 2005 come incubatore di startup e quotata in Borsa dal 2015, ha oggi un progetto più ambizioso: formare gli innovatori del futuro e creare un ecosistema con le aziende. Martedì 8 il via alle lezioni, in lingua inglese e con piattaforme di realtà virtuale per accogliere centinaia di studenti.

H-Farm, apre il Campus della Silicon Valley veneta

Fare del Veneto e dell’Italia un ecosistema innovativo e chissà, sfornare un domani lo Zuckerberg italiano. La visione di Riccardo Donadon, che oggi ha inaugurato il nuovo Campus di H-Farm, fondato nel 2005 come incubatore di startup e ora piattaforma che mette insieme formazione, ricerca e impresa, si è per la verità già in parte avverata. Qui infatti, nella tenuta Ca’ Tron (Treviso), di proprietà di Cattolica Assicurazioni che sin dall’inizio ha creduto nel progetto, è stata incubata la prima grande startup italiana di successo, l’app di acquisto e vendita di vestiti Depop, in procinto di diventare un unicorno da 1 miliardo di fatturato. Qui oggi partecipano a questa sorta di piccola Silicon Valley all’italiana realtà internazionali importanti come Cisco, Vodafone, LG, Audi, ma anche LVMH, Adidas e Luxottica, che proprio qui firmò con Google l’accordo per i Google Glass. Il programma formativo ha ricevuto pure l’approvazione ufficiale di Apple, oltre che il sostegno della Cassa Depositi e Prestiti.

Oggi dopo un tribolato percorso iniziato nel 2016 e rallentato prima dalla burocrazia e poi dal Covid, il Campus di H-Farm è pronto ad accogliere imprenditori, professionisti e, soprattutto, più di un migliaio di studenti, per i quali la prima campanella dell’anno scolastico 2020-2021 suonerà già martedì 8 settembre, in anticipo rispetto alle scuole pubbliche italiane e in massima sicurezza, dati gli ampi spazi a disposizione. L’estensione infatti è di oltre 51 ettari, dove sorgono 10 nuove strutture dedicate in particolare alla formazione, ma anche al mondo delle startup e delle imprese, per un totale di 30.000 metri quadri di nuova superficie coperta. Uno spazio però interamente a cubatura zero, grazie al recupero dei volumi di edifici in stato di abbandono già presenti nella zona interessata e all’abbattimento di una ex base militare, e completamente autosostenibile dal punto di vista energetico, grazie allo sfruttamento delle energie rinnovabili (fotovoltaico e geotermico).

Oltre agli edifici dedicati alla formazione e in grado di accogliere fino a 2.000 studenti, il Campus ospita anche uno studentato da 244 posti letto, e un ampio centro sportivo, oltre che un’area verde da 27 ettari aperta al pubblico. Ma come intende H-Farm formare i talenti del futuro, cambiando i paradigmi del sistema scolastico con un esperimento coraggioso e totalmente inedito? Crescendoli a pane e innovazione. Qui si studia sin dalle classi elementari in lingua inglese (con l’italiano relegato a materia a parte) e i metodi sono all’avanguardia tecnologica: laboratori, dispositivi digitali, piattaforme di realtà virtuale come H-Olodeck, in grado di mettere in contatto persone attraverso ologrammi e quanto mai pertinente in questa precisa fase storica caratterizzata da smart working e e-learning. Tuttavia l’obiettivo, e la struttura è adatta per farlo, è di portare avanti l’ambizioso programma formativo dal vivo, grazie al team di 240 insegnanti, quasi tutti madrelingua inglese, che fanno parte dei 640 dipendenti totali di H-Farm.

Donadon di H-Farm

Qui c’è anche l’università e alcuni master post-universitari, in collaborazione con l’ateneo Ca’ Foscari e orientato sul digital management. Il costo di iscrizione è di 7.500 euro annui, con possibilità di borse di studio e di ricevere contributi in base al reddito, come in una università pubblica. Un po’ più elitaria la retta scolastica, che va dagli 8.000 euro dell’asilo ai 16.000 dell’ultimo biennio delle superiori. Un master post-laurea può arrivare a costare più di 21.000 euro, ma H-Farm è già molto ben posizionato nel ranking internazionale, grazie alla collaborazione con alcune realtà statunitensi.

Nasce insomma, nel cuore delle campagne venete (in provincia di Treviso ma non lontano da Venezia e dall’head quarter di Generali Italia di Mogliano Veneto) quello che Riccardo Donadon e il suo staff definiscono “un cluster che attiri più talento possibile. Un luogo dove mettere in contatto tra loro aziende, studenti, creativi, un luogo che 15 anni fa – a detta di Donadon – è stato il primo incubatore di startup del mondo e che ora costruisce il 50-60% dei suoi quasi 100 milioni di fatturato attraverso la consulenza alle aziende per la digital transformation e che punta sempre di più sull’educazione. Un luogo dove fare “massa critica” sull’innovazione, che andrà a break even nel 2023-2024, al termine del piano industriale quinquennale che punta a raggiungere i 126 milioni di euro di fatturato, con un Ebitda positivo a 12 milioni.

A sostenere finanziariamente il progetto di ampliamento del Campus è stato un fondo immobiliare chiuso, non speculativo, denominato “Ca’ Tron – H-Campus” e gestito da Finint Investments SGR (la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Finint), con un attivo di oltre 101 milioni di euro. Il fondo è stato sottoscritto per il 100% da investitori istituzionali: Cattolica Assicurazioni, che è proprietaria del terreno, detiene la quota maggioritaria (60% del patrimonio), CDP Investimenti SGR (Gruppo Cassa Depositi e Prestiti), con il fondo FIA 2 “Smart housing, smart working, Education & Innovation, il 40%.

Così Riccardo Donadon, fondatore di H-Farm, ha commentato la sua creatura: “Negli ultimi anni siamo stati testimoni di come l’accelerazione tecnologica abbia imposto la riscrittura di moltissimi modelli di business e ci abbia proiettati verso nuovi servizi, prodotti e stili di vita, impattando in modo rilevante anche sul mondo della formazione con un progressivo aumento di contenuti legati al digitale, capaci di soddisfare non solo i più giovani, ma tutti coloro che sentono la necessità di aggiornarsi e formarsi prendendo sempre più confidenza con i nuovi strumenti in continua evoluzione. Negli ultimi mesi, dopo l’emergenza sanitaria che ha colpito a livello globale, abbiamo visto come il cambiamento sia destinato ad accelerare tantissimo, cambiando non solo i contenuti ma anche i modelli e gli strumenti. La trasformazione culturale indotta dal digitale ci sta imponendo di ripensare a come dialogare con i consumatori e come riscrivere i processi interni delle imprese”.

“Allo stesso modo – ha concluso l’imprenditore veneto -, in ambito scolastico e universitario e nella formazione in genere, dobbiamo ripensare alle piattaforme software per dialogare con gli studenti e riorganizzare il personale scolastico, docenti e staff. Stiamo lavorando molto su questi temi perchè siamo convinti che il mondo della formazione stia iniziando a vivere la sua grande trasformazione e lo stia facendo molto velocemente. E ormai non è più solo un tema di strumenti o di contenuti, ma anche di luoghi. In un mondo sempre più digitale che corre e si evolve di continuo, dove i valori sono profondamente diversi, è anacronistico far nascere un luogo che pensi solo a formare, o solo a fare business, o solo a fare ricerca. Queste tre cose devono stare assieme ed ispirarsi  l’una con l’altra. Noi ne siamo convinti e il nostro Campus è la risposta a questa nuova traiettoria”.

“Quella inaugurata oggi – ha aggiunto infine Paolo Bedoni, presidente di Cattolica Assicurazioni – è una grande opera figlia delle convergenze virtuose tra persone, istituzioni e imprese e tra pubblico e privato. Cattolica ha creduto da subito nel progetto con l’impegno di riempire di contenuti i concetti di territorio e sostenibilità, creando un ponte tra tradizione e innovazione. Abbiamo colto l’entusiasmo di poter costruire un’opportunità per il futuro dei nostri giovani e abbiamo lavorato tutti insieme, contro ogni resistenza, persino contro il Covid per trasmettere un messaggio positivo a tutto il Paese. Il Veneto ha lavorato per dare un’occasione e non per chiedere qualcosa, per offrire possibilità di sviluppo. Siamo qui a inaugurare una scuola, la più innovativa delle scuole. E non va dimenticato che attorno a una scuola cresce il futuro di una comunità”.

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